Recensione: Bad Magic
L’affidabilità del “motore” con lo Snaggletooth pressofuso e in bella vista alla base dei cilindri è equiparabile al mitico Evolution 1340 cc. della Harley Davidson: possente, affidabile, dal rombo unico ed inimitabile.
Come il propulsore di Milwaukee anche il combo di Ian Fraser Kilmister detto Lemmy di tanto in tanto, fra uno stuolo di vibrazioni celestiali e l’altro accusa qualche passaggio a vuoto (Iron Fist, Rock’N’Roll, Snake Bite Love), ma basta una vigorosa sgasata e un cambio alla marcia superiore (leggasi disco successivo) per rimettere le cose a posto.
Parimenti al classico bicilindrico di 45° anche la corazzata Motorhead sa regalare gioie indicibili nel momento in cui riesce ad inanellare album di rottura – Ovvio che nel caso di Lem&Co. possa suonare eufemistico parlare di rottura… – dalla portata epocale (Another Perfect Day, Orgasmatron, 1916, Bastards) accanto pietre miliari dell’Acciaio fatto musica rispondenti ai nomi di Ace of Spades e Overkill.
Se alle soglie dell’anno 2000 in quel del Wisconsin si decide di puntare sul “nuovo” Twin Cam da 1450 cc, inaugurando una serie di evolutive snaturanti che porteranno i puristi a definire il 1340 Evo come l’ultimo, “vero”, motore Harley Davidson, in casa M’head si inanellano dischi su dischi all’insegna della “continuità” – invero con qualche sussulto verso l’alto insieme con talune sfollate – per lo più atti a rafforzare la coerenza stilistica del gruppo nato quarant’anni fa in terra d’Albione.
Una sequenza ininterrotta scandita da passaggi obbligati che tendono a valorizzare ulteriormente il già potentissimo brand Motorhead nel mondo: nuovo disco – nuove T-shirt – nuovo merchandising (con inedite varianti non legate al solo perimetro di fruizione musicale) – nuovo tendone alle spalle del drummer Mikkey Dee e soprattutto nuovo tour, ossia il territorio nel quale meglio sguazzano le tre teste di motore più famose del globo terraqueo.
Da qualche anno a questa parte l’inossidabile Lemmy non se la passa proprio al meglio, in termini di salute, evidentemente è arrivato il conto di una vita dissennata da vero Rocker vecchio stampo, unico nel proprio genere, nonostante le migliaia di tentativi d’imitazione.
Ian Kilmister va per i Settanta e, parafrasando a quello che diceva il grande Lee Van Cleef in Per Qualche Dollaro in Più, un classico dei classici del western tutto: “Con i miei sistemi sono arrivato a cinquant’ anni, e non sono pochi da queste parti!”, anche Lemmy, nonostante le condizioni di salute alquanto precarie che lo affliggono, non ne vuole proprio sapere di abbandonare le assi del palco, incuneato sotto il suo microfono girato all’ingiù imbracciando il temibile basso Rickenbacker.
Da qualche giorno è uscito Bad Magic, l’ultimo album dei Motorhead, il ventiduesimo di inediti della carriera con bene impresso in copertina “XXXX” a dichiarare chiaramente al mondo intero i quarant’anni di milizia metallica – ops… Rock’N’Roll come pretende che sia detto Lemmy – all’interno del panorama musicale.
I tre adorabili fracassoni – sono gli stessi da più di un ventennio, ormai – ci forniscono come da copione l’usuale dose benefica di massacro sonoro, lungo quarantatré minuti di durata suddivisi in tredici tracce.
A Bad Magic non manca nulla per essere considerato come uno dei “classici” (obbligatorio il virgolettato) album dei Motorhead degli ultimi lustri. Da sottolineare l’onestà di fondo dei tre rock’n’roller: niente apparenti “magheggi” in studio, la tonalità della voce di Lemmy è come quella che molti fan hanno avuto modo di ascoltare dal vivo recentemente, porta cioè con sé un’ulteriore dose di arrochimento legata alle vicissitudini medico-ospedaliere alle quali il fiero nocchiero ha dovuto giocoforza sottoporsi. Per volere del trio Kilmister/Campbell/Dee il disco è stato scritto e registrato presso gli studi NRG in collaborazione con il produttore Cameron Webb, vecchio pard dei Nostri, con l’intento di catturare il più possibile un suono dalla botta “live”. Il risultato si discosta dalle tipiche produzioni tradizionali, questo sì, il fatto che poi corrisponda all’ideale sound on stage dei Motorhead sta alla sensibilità di ciascuno giudicare.
Bad Magic dispensa a piene mani bordate di heavy fucking metal rock’N’roll motorheadiano, fra il ribollire della doppia cassa facente capo a Micael Kiriakos Delaoglou detto Mikkey a Dee e i fendenti della la chitarra punkeggiante di Philip Anthony Campbell detto Wizzo, la cui veemenza è esplicitata all’inizio di Electricity: Victory or Die, Thunder and Lightning, Evil Eye, Tell me who to Kill, Teach them how to Bleed sono il manifesto 2015 della band, tutt’altro che intenzionata a issare bandiera bianca. Fisiologico che non tutti posseggano le stimmate del classico ma di “polpa” siderurgica ce n’è quanto basta.
Nei rari momenti nei quali i Nostri sollevano un poco il piede dall’acceleratore trovano spazio pezzi quali Fire Storm Hotel, When the Sky Comes Looking for You e Shoot out all of your Lights, quest’ultimo ideale per il batti e ribatti col pubblico in sede live.
Il Lemmy più cupo si regala nella fascinosa Choking on you Screams, canzone degna di presenziare, idealmente, sul grande Orgasmatron, l’unico full length di inediti della discografia dei Motorhead con la potentissima, killer line-up a quattro elementi comprendente Pete Gill dietro le pelli. Alla casella numero nove trova posto la ballata Till the End, bella anche se non clamorosa. Lem in passato ha dimostrato di saper fare meglio. Per chiudere, due le ciliegine sulla torta-Bad Magic: l’assolo di Brian May dei Queen all’interno di The Devil e una scintillante, azzeccatissima cover di Sympathy for The Devil dei Rolling Stones posta alla fine.
L’album si accompagna a un booklet di venti pagine con una foto della band nelle due centrali, i testi di tutti i brani e i numerosissimi crediti raggruppati in fondo.
Oscar Wilde diceva – in ben altro contesto – che sapeva “Resistere a tutto tranne che alle tentazioni”…
esattamente come il 90% dei metallari nei confronti della musica fornita dai Motorhead:
- dare una gasata a moto ancora spenta
- aprire il rubinetto della benzina
- mettere il selettore posto sopra il doppio serbatoio su “IGNITION”
- mettere in posizione “RUN” il tasto posto sul manubrio
- tirare l’aria
- premere “START” sui comandi posti sul manubrio
- lasciare scaldare adeguatamente, poi
VVVVVVVVVRRRRRRRRRROOOOOOOOOOOOOAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRR!!!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Un esempio del motore EVO: l’Harley Davidson Softail Custom 1340 del 1989
Motorhead (Da sinistra a destra): Mikkey Dee, Lemmy, Phil Campbell