Recensione: Bad Moon Rising
Tutto nacque nel 1985, quando un giovane singer inglese chiamato Kal Swan, decide di formare una delle band più sottovalutate della scena inglese di quegli anni: i Tytan. Putroppo l’avventura metallica Tytan termina soltanto dopo un disco, il bellissimo Rough Justice, così il prode Kal decide che è l’ora di lasciare la terra di Albione per approdare nella sfavillante Los Angeles, dove potrà raggiungere anche il successo commerciale. Così raggiunta la città degli angeli, il nostro assolda musicisti di prim’ordine (Doug Aldritch alla chitarre, Mark Edwards alla batteria e Jerry Best al basso) per dar vita ad uno degli acts più pirotecnici di sempre: i Lion. Purtroppo anche i Lion durano poco, 1ep e 2 lp, ma l’amicizia che unisce Kal Swan e Doug Aldritch è molto salda, cosi i due, nel 1992, decidono di fondare i Bad Moon Rising, circondandosi dei migliori rockers di Los Angeles (alla batteria troviamo l’onnipresente Ken Mary, al basso la chioma fluente di Chuck Wright e Rocky Newton dei McAuley Schenker Group e ai cori Robin McAuley in persona con aggiunti Kelly Hansen e James Christian). L’omonimo debutto è un bellissimo esempio di hard’n’heavy con influenze che provengono dai Whitesnake del masterpiece 1987 ai riffs più energici dei Dio (quelli di Sacred Heart e Dream Evil), dal sound class-metal americano fino a echi del british-sound di metà anni’80.
Il disco si apre con l’inno Hands on heaven, una straordinaria canzone (che sembra proprio uscita dalla penna della coppia Coverdale-Sykes) che ci fa capire la qualità alta del disco. Al livello della terza traccia i Bad Moon Rising piazzano il colpaccio, inserendo una super ballad intitolata Without your love che grazie all’assolo pieno di feeling di Doug ci regala forti emozioni.
Ancora Snake-sound con l’ipnotica Full moon Fever (la formula è composta da riffs ipnotici-vocals perfette-ritornelli vorticosi-soli fiammeggianti) e con lo stupendo slow Old Flames (canzoni cosi adesso non vengono più composte e neanche assoli alla Sykes verrano più suonati).
La mia canzone preferita dell’album è la live-track One Night in Tokyo; una songs strepitosa, dotata di un rifferama a metà strada tra la chitarra di Jake E Lee e John Sykes, con un ritornello da cantare a squarciagola.
Ci sono pochissimi cali di tono in questo straordinario lavoro, un disco pregno di rock duro, un disco fatto apposta per gli amanti dell’hard’n’heavy melodico e metallico.
p.s. Doug Aldritch prima di fondare i Bad Moon Rising, ha fatto parte per un breve periodo negli Hurricane di Kelly Hansen (questo spiega la sua presenza alle backing-vocals).
Doug inoltre suonerà su Killing the Dragon dei Dio, e adesso fa parte della nuova formazione dei Whitesnake.
Purtroppo i Bad Moon Rising sforneranno altri 2 lavori (Blood e Opium for the Masses) ma non saranno all’altezza di questo bellissimo lavoro appena recensito.
Tracklist:
1.Hands on heaven
2.If it ain’t dirty
3.Without your love
4.Full moon fever
5.Lie down
6.Old flames
7.Built for speed
8.Darkside of Babylon
9.Sunset after midnight
10.Wayward son
11.One night in Tokyo (live)
12.Alter ego (instrumental)
Line-Up:
Kal Swan – vocals and acoustic guitars
Doug Aldritch – lead guitar
Chuck Wright & Rocky Newton – bass guitar
Ken Mary – drums
Robin McAuley & James Christian & Kelly Hanses – backing vocals