Recensione: Baghdad Mon Amour
Non mi ha fatto fare i salti di gioia, eppure devo dire che Baghdad Mon Amour è un prodotto che merita quanto meno rispetto e considerazione. Trattasi infatti di buon crossover, cantato in italiano (salvo alcune eccezioni), senza nessuna particolare lettura originale, ma in ogni caso accattivante in più di un punto.
In apertura abbiamo “Onda Atomica”, un brano molto classico nel suo genere e portato avanti a suon di riff molto cadenzati; un classico esempio della principale peculiarità di questo gruppo, che non inventa assolutamente nulla ma fa con buona classe il proprio mestiere. Aprire con un brano simile è stato certo un piccolo azzardo, che in qualunque caso penso li premi. La successiva “Arma Scarica” è una piccola accelerazione che sicuramente gioca più su una componente “di intrattenimento”. Oltre al ritmo più mosso c’è anche un uso dei vocalizzi molto accessibile (verrebbe da dire commerciale, se volessimo ragionare per stereotipi) e un riffing più sobrio.
Non mi convince più di tanto la title-track, forse la traccia più lontana dagli standard che solitamente vengono trattate tra le pagine di Truemetal, ma non per questo specifico più motivo: semplicemente trovo che dal punto di vista musicale “Baghdad Mon Amour” sia parecchio, troppo banale, e anche noiosetta dopo qualche ascolto. Una sensazione nella quale si rischia di cadere anche in altri punti del cd, ma che non ne costituisce certo la componente principale; a scanso di ogni equivoco vorrei infatti precisare fin da subito che, pur trovandomi in un ambito ben lontano dai miei gusti, non ho assolutamente disprezzato questa fatica dei Zonalimite.
Alle quattro tracce iniziali sono state aggiunti tre remix che presumo siano di brani riguardanti la parte precedente della carriera del gruppo. Musicalmente ci troviamo su un livello molto simile al resto dell’album, forse con qualche richiamo standard in più e un cantato che mi lascia veramente perplesso. Molto carina “Entropia”, forse la traccia più particolare, nel suo insieme, del cd.
Se odiate i classici riff cadenzati e le voci al limite del rappato è inutile che consideriate minimamente l’idea di approcciare i Zonalimite; in caso contrario mi trovo a segnalarvi un nome curioso della nostra scena, che qualcosa da dire ce l’ha. Ben suonato, ben registrato, professionale… insomma, da considerare.
Matteo Bovio
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