Recensione: Balance of Terror
Nell’agosto del 2010, successivamente all’uscita dai White Skull, la cantante Elisa “Over” De Palma inizia a porre le basi per un nuovo progetto musicale. Scelto Spidkilz come moniker, ovviamente colorato di verde nella sua gradazione newyorkese, la band prende pian piano forma con l’aggiunta di nuovi elementi tanto che già a gennaio 2011 iniziano le sessioni di prova che porteranno alla registrazione dell’Ultra-Demo, pubblicato il 4 maggio 2011, contenente cinque pezzi, fatto uscire anche nella vetusta ma sempre affascinante versione in musicassetta. Dopo un paio di cambi all’interno della line-up e un’attività live nei circuiti del nord della penisola a novembre dello scorso anno terminano le registrazioni del primo full length Balance of Terror, presso gli storici studi della Dracma di Torino.
Licenziato sotto l’egida della label romana L.A. Riot Survivor il debutto del combo piemontese vede la luce in questo 2013 e consta di nove brani, fra i quali ne vengono ripescati tre dall’Ultra-Demo. Copertina sinistra a opera di Alessandra Lamonica, booklet di sedici pagine con tutti i testi e le foto dei vari componenti che, oltre a Elisa, sono: Mattia Rubino (batteria), Alessandro Pantalisse (chitarra), Michele Barillaro (basso) e Francesco Musumeci (chitarra).
Beware of the Speed parte su toni atmosferici per poi deflagrare in una cascata di metallo con tanto di doppia cassa disponibile alla bisogna, il tutto sapientemente tenuto in pugno dalla bionda singer. Elisa si accompagna a “Over” non perché sia megafan dei Testament piuttosto che degli Exodus: I will crush you, con tanto di “Fuck You” diffusi, è un tributo bell’e buono ai grandi Overkill, specificatamente quelli di inizio carriera.
Essere stata mattatrice dietro al microfono degli ‘Skulls evidentemente ha lasciato il segno, indelebilmente: In Event of Fire, quantomeno in parte, rispolvera infatti la vena epica dei vicentini. Elisa De Palma sa anche cantare, in senso biblico, quindi non solamente interpretare la parola su tonalità alte e aggressive, Protection è li per quello: lento atipico, non particolarmente enfatico né tantomeno bombastico come ci si potrebbe aspettare, ove la parte più intimista prevale su tutto il resto.
In Tears si apre calma per poi solleticare ancora una volta corde già note all’interno delle partiture di scuola White Skull, ovviamente modellate sulle coordinate degli Spidkilz. D’altronde Elisa è stata amata dalla maggioranza dei fan durante il periodo che ha poi portato a quell’ottimo album che risponde al nome di Forever Fight ed è sacrosanto che delizi ancora una volta quanti hanno sudato e inneggiato a lei e agli altri Teschi in quel momento storico.
Motorhome è puro heavy metal straclassico segnato da velocità sostenute in piena sintonia con cotanto titolo. Grande doppia cassa in Insomnia, brano che piazza il miglior refrain dell’album, di quelli che fanno scattare il tasto << in automatico, per il replay obbligatorio.
The Distance costituisce l’episodio eroico del lotto, territorio ove Elisa probabilmente riesce a dare il meglio di sé, nonostante se la cavi bene anche attraverso gli impegnativi sentieri dell’Heavy’N’Thrash. Chiude l’album la title track, una mazzata liberatoria nella quale gli Spidkilz scaricano l’intera cartuccera, con Elisa a scandire i tempi del fuoco, con tanto di pausa melodica centrale. Bridge mnemonico azzeccato.
Balance of Terror non ha la pretesa di suonare nuovo né tantomeno avventurarsi in meandri non appartenenti al Dna degli Spidkilz. E’ semplicemente un album onesto, fedele alla linea, ben suonato, figlio del costrutto di una band coesa con alla voce una delle migliori interpreti tricolori in circolazione. Tanto può bastare quanto far storcere il naso, a seconda dei punti di vista. Inutile esplicitare come la si pensa da queste parti…
Stefano “Steven Rich” Ricetti