Recensione: Ballads Of a Hangman
Questo primo scorcio di inizio 2009 si apre con l’uscita di Ballads Of A Hangman, ennesimo capitolo discografico dei tedeschi Grave Digger, che dal 1993 ci hanno abituato a nuove release con cadenza pressoché implacabile.
Intro epica come ormai da copione seguita da una deflagrazione di chitarre e l’urlo beneagurante di Chris Boltendahl dà corpo alla title track, un ritorno al passato remoto dei Grave Digger, dove la componente epica – azzeccata e non fine a se stessa – si amalgama con le mazzate di HM “Produkte aus Deutschland”, ben conosciute fin dal 1984. Il riffing poco “Scavafosse” ma molto classico del nuovo innesto Thilo Herrmann colpisce in modo netto in Hell Of Disillusion, che si staglia sulla rimanenza dei pezzi proprio per questa peculiarità e in maniera minore per il coro. La quadratissima Sorrow Of The Dead offre buoni spunti melodici solamente nel bridge, Grave Of The Addicted sa troppo di già sentito ma i sussulti vengono garantiti dalla malinconica Lonely The Innocence Dies, una ballad granitica che alterna i vocalizzi alla carta vetrata del singer a inserti di voce femminile sufficientemente integrati con il resto del brano. I ‘Digger, nell’occasione, rispolverano la vecchia classe nel comporre chorus fieri, epici e potenti. Attraverso la veloce Into The War e mid tempo come The Shadows Of Your Soul si perpetua la solida tradizione dei Nostri mentre l’impennata si ha con Funeral For A Fallen Angel, sufficientemente originale grazie all’inizio acustico e all’incedere in crescendo della struttura portante del brano. Stromrider ricorda ricalca l’Ozzy di Centre of Eternity, da Bark At The Moon, 1983, nel riffing iniziale e il singolo Pray, già uscito in formato mini-Cd, conclude lo scavo: le chitarre suonano più dolci, i ritmi si fanno inconsueti per i cinque Krauten-Panzer e urla corali ariose si stagliano al cielo. Fossa pronta per la prossima buonanima.
Ballads Of A Hangman riesce a dipanare la foschia creatasi intorno al monicker Grave Digger negli ultimi anni, forieri di dischi non da urlo. Certo, la magia nel songwriting dei tempi solari di Tunes Of War è lontana, va comunque riconosciuto a Chris, Manni Schmidt & soci di non aver partorito l’ennesimo album fotocopia del precedente. La consueta mitragliata incessante di riff alla tedesca è sempre garantita, con buona pace dei numerosi cultori di certo heavy metal teutonico. Copertina molto bella e curata nei particolari, roba che se uscisse in formato Lp sarebbe da farci un quadro.
I Grave Digger fanno parte integrante dell’ortodossia metallica prussiana, la line-up attuale raccoglie elementi provenienti da alti pretoriani come Rage, Running Wild, X-Wild e Capricorn. Dal vivo spaccano oggi come e forse più di allora, grazie all’innesto del buon Thilo e durante l’imminente calata italica avranno modo di dimostrarlo ampiamente.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. The Gallows Pole
2. Ballad Of A Hangman
3. Hell Of Disillusion
4. Sorrow Of The Dead
5. Grave Of The Addicted
6. Lonely The Innocent Dies
7. Into The War
8. The Shadow Of Your Soul
9. Funeral For A Fallen Angel
10. Stormrider
11. Pray
Line-up:
Chris Boltendahl – Vocals
Manni Schmidt – Guitars
Thilo Herrmann – Guitars
Jens Becker – Bass
Stefan Arnold – Drums
Hans Peter Katzenburg – Keyboards