Recensione: Ballistic, Sadistic
Gli Annihilator, negli ultimi anni, hanno pubblicato album discutibili e controversi, che hanno fatto ‘arricciare’ il naso (per non utilizzare termini volgari) a più di un fans, sia della prima ora che di più recente formazione. In particolare l’ultimo ‘For the Demented’ mi ha lasciato parecchio allibito, facendomi pensare che Jeff Waters, tra gli ideatori, insieme ai compagni di squadra dell’epoca, di capolavori come ‘Alice in Hell’ e ‘Never, Neverland’, fosse ormai arrivato in fondo alla carriera.
Bisogna anche dire che il chitarrista è una persona estremamente forte, incarna bene lo spirito del Rocker e non è un tipo che si arrende, come ha dimostrato in più di un’occasione, resistendo a critiche negative ed anche feroci.
Tra l’altro, negli ultimi anni, è riuscito a circondarsi di artisti che, oltre ad essere bravi, devono essere anche mooolto pazienti per riuscire a sopportarne il carattere egocentrico, che lo ha portato, in passato, al rinnovo quasi continuo dei musicisti della sua band.
Ed è, infatti, che con la stessa formazione di ‘For the Demented’ che gli Annihilator risorgono con un nuovo album: ‘Ballistic, Sadistic’, disponibile dal 24 gennaio 2020 via Silver Lining Music, una tra le più importanti label inglesi.
Risorgere è il termine giusto, perché quello che si sente è il risultato di un gruppo compatto, che ha lavorato assieme per raggiungere uno scopo e non solo dei semplici gregari assoldati per accontentare il volere di un singolo. Possiamo parlare di nuovo di un album degli Annihilator intesi come band e non di un monicker dal quale il solista Jeff Waters non vuole separarsi per questioni di marketing (anche se l’album è stato prodotto e ideato essenzialmente da lui … non cambiamo troppe cose in una volta sola!!!).
Ancora abbastanza lontano dall’esprimere il pathos dei già citati lavori degli esordi (ineguagliabili direi …), ‘Ballistic, Sadistic’ sa comunque di fresco e di voglia di riemergere e di riscattarsi. Dai solchi esce tanto buon Thrash e tanto Heavy Metal dall’elevato tasso energetico, quello che alza i valori dell’adrenalina e fa scuotere la testa.
Ci sono bei passaggi tecnici e molti cambi di tempo, sia improvvisi, con agili stop and go, sia in caduta progressiva, propri dello stile che gli Annihilator hanno proposto per primi circa trentaquattro anni fa, con enfatici giochi tra chitarre e basso suonati di cuore e di pancia.
Fabio Alessandrini, vanto tra i batteristi italiani, pesta come un fabbro rendendo il tutto solido come il granito.
Infine, gli assoli: come da manuale ricoprono un ruolo fondamentale nel songwriting (alcuni sono semplicemente fantastici) e ce n’è per tutti i gusti: corti, lunghi, nevrotici, pirotecnici, frenetici, melodici … Però, a sto giro, sono più integrati nei pezzi e, a semplice parere di chi scrive, meno accentrati sulla figura di Jeff. Avrà scritto tutto lui, ma ha fatto in modo che il risultato finale fosse opera di tutti.
Unica pecca: non c’è bisogno neanche di scriverlo, o Waters assume un cantante o si decide a prendere lezioni come si deve. Qui purtroppo l’egocentrismo rende ciechi, anzi sordi. Con un vocalist di migliore registro e di più ampia interpretazione ‘Ballistic, Sadistic’ sarebbe volato più in alto.
L’album di apre con ‘Armed to the Teeth’, che contiene la frase che da il titolo all’album. E’ un attacco veloce, potente e diretto, con tanto Metal dentro e con un interludio cadenzato esasperato e maligno. Il primo colpo di cannone è partito.
Segue subito la seconda botta: ‘The Attitude’ è un Thrash schietto, dall’inizio cupo che produce un senso di attesa prima dell’accelerazione compulsiva e nevrotica. Il refrain è feroce, con cori ridotti all’osso che lo amplificano. L’improvviso tempo medio è incalzante e le chitarre che seguono sembrano uno sciame di calabroni incazzati.
La terza traccia è molto orecchiabile: ‘Psycho Ward’ è un Rock ‘n’ Roll un po’ ruffiano, con i suoi coretti alla Motley Crue (band citata per per fare un esempio, senza nulla togliere loro). Distende un po’ i nervi ed è scritta per piacere un po’ a tutti. Potrebbe funzionare come buon singolo, anche se non rappresenta per nulla l’essenza Thrash dell’album ed è l’unica suonata con ritmiche sul leggero. E’ molto valido l’interludio dove le chitarre si inseguono in una danza melodica e spensierata.
Invece, come singolo, è stato scelto ‘I Am Warfare’, un bellicoso pestatone tecnico con la batteria suonata allo spasimo. Sinceramente non ho capito la scelta di adottarlo come brano rappresentativo, essendo il meno efficace dell’album, pur avendo una sezione centrale molto emozionante. Sarà questione di gusti!
‘Out With the Garbage’, che rimanda alla vecchia scuola, alterna sezioni aggressive ad altre melodiche, mentre lo sciame di calabroni ricomincia ad inseguirti in ‘Dressed up for Evil’, veloce, dinamica, con cori duri e determinati e con un valido, anche se breve, assolo di basso.
‘Riot’ è pestata e veloce, con una sezione ansiogena che porta all’assolo, ‘One Wrong Move’ è di nuovo un classico degli Annihilator, dove la furia è interrotta da un arpeggio romantico, accompagnato da basso e batteria, che pian piano prende corpo per trasformarsi, improvvisamente, in una sezione stoppata e moderna che riporta alla trama principale del pezzo.
Chiudono il Full-Length la coinvolgente ‘Lip Service’ e la veloce ‘The End of the Lie’.
Insomma, un album in cui, sinceramente, ci speravo senza però aspettarmelo, visti i precedenti.
Con ‘Ballistic, Sadistic’ gli Annihilator tornano a far parlare positivamente di se. Speriamo che non sia un fuoco fatuo ma il canto di una fenice. Che il Thrash di Jeff Waters e dei suoi, speriamo definitivi, compagni di squadra torni a risplendere.