Recensione: Bandolier
Giunti al quinto studio album, nel 1975 i Budgie riescono a mantenere viva la loro “verve” compositiva con la pubblicazione di “Bandolier”, album che ancora oggi (a modesto parere del sottoscritto) mantiene intatte molte suggestioni del futuro sviluppo del classico cliché heavy rock.
“Bandolier” prosegue, amplia e approfondisce concetti e “visioni” dell’immaginario musicale del terzetto di hard rockers immortalando, solco dopo solco, interessanti episodi di potenza strumentale unita a brillante songwriting. La copertina di quest’album, che più classica non si può nella tradizione delle cover arts del gruppo, esprime bene infine la coerenza logica del percorso musicale del combo. Passiamo dunque alla recensione vera e propria di “Bandolier”.
Apre il disco “Breaking all the rules”, ruvida song costruita su un riffing deciso efficacemente sostenuto da una compatta sezione ritmica. Modo migliore per aprire l’album non poteva esserci e il trio regala all’ascoltatore una composizione mai sottotono e ricca di cambi d’atmosfera. Molto ben strutturate risultano essere le variazioni ritmiche che risultano decisive nel porre l’accento sui differenti risvolti melodici del brano. Dopo questa scintillante opener è la volta di “Slipaway”, dove il combo concerta l’attenzione dell’ascoltatore su passaggi armonici di grande eleganza, creando atmosfere sognanti perfettamente espresse da un tappeto acustico morbido e suadente. In questa track, di sicuro, la band dimostra notevole versatilità e capacità di approfondire brillantemente il proprio lato intimistico senza tediare l’ascoltatore. La successiva song, “Who Do You Want For Your Love?” cambia nuovamente registro melodico trovando il suo punto di forza nella sua “doppia faccia”: una più incline a armonie quasi sussurrate e senz’altro “morbide” nell’impostazione sia concettuale che tecnico strumentale, l’altra costruita su melodie di più diretto impatto dove una certa “teatralità” d’insieme trova il giusto spazio. “I can’t see my feelings” , quarta traccia del platter, porta il combo a ripercorrere il sentiero di un hard rock dalle venature quasi dark ipnotizzando l’ascoltatore con un riffing diretto ma elegante, “ruvido” ma sempre attento a non eccedere rispetto ad un songwriting d’insieme sapientemente equilibrato. Le vocals, inoltre, esprimono abbondantemente la cupa sofferenza espressa dal pezzo che viene infine impreziosito da brevi ma opportuni interventi solistici che portano a conclusione la song in un crescendo melodico coinvolgente. Di tutt’altra sostanza è costituita la successiva “I Ain’t No Mountain”, brano dove un drumming accattivante fa da base ideale per un riffing efficace e diretto dove non si fatica a intuire una certa goliardia da parte del gruppo in fase d’esecuzione. In chiusura, con “Napoleon Bona Part One/Napoleon Bona Part Two”, la band dimostra il grande talento di cui dispone costruendo un’altra song “a due faccie”: una romantico decadente dove il riffing asseconda parti vocali quasi malinconiche, l’altra decisamente più aggressiva dove prende il sopravvento un lavoro di chitarre serrato ben sostenuto da un incalzante drumming (e una nota particolare merita la parte solistica che dona ulteriore “corposità” a questa seconda fase del brano).
“Bandolier”, per concludere, si pone in perfetta continuità con i precedenti lavori dei Budgie, costruendo insieme a questi ultimi un momento qualificante della discografia del combo. E’ anche grazie all’ascolto di albums come questo, infine, che possiamo capire quanto questo storico gruppo sia stato tra gli ispiratori del successivo sviluppo dell’Heavy Metal.
Tracklist:
1. Breaking All The House Rules
2. Slipaway
3. Who Do You Want For Your Love?
4. I Can’t See My Feelings
5. I Ain’t No Mountain
6. Napoleon Bona-Part One
Napoleon Bona-Part Two
Line Up:
Tony Bourge – guitar, vocals
Burke Shelley – bass, vocals
Steve Williams – drums