Recensione: Banished by Sin
Un nuovo album dei Deicide rappresenta un autentico evento per l’intero universo metallico. Nel bene e nel male. Sì, perché come tutte le band che hanno segnato un’epoca, che hanno scritto pagine importanti nella storia della musica dura, ogni loro nuovo disco divide gli appassionati tra estimatori e odiatori seriali. Un lavoro del genere, insomma, diventa un accentratore di attenzioni. E il nuovo “Banished by Sin” si comporta proprio in questo modo, senza se e senza ma.
“Banished by Sin” arriva a sei anni di distanza dal precedente “Overtures of Blasphemy”, un lavoro altalenante, che aveva visto Benton e compagni concentrarsi in un approccio più melodico – per quanto il termine melodico vada preso con le pinze quando si parla di Deicide – in particolare nella ricerca di ritornelli antemici. Il nuovo “Banished by Sin” proseguirà in quella direzione o la band di Tampa ci stupirà con una nuova sterzata stilistica?
Va subito detto che i Deicide del 2024 sono diversi da quelli del 2018. In lineup, infatti, Mark English ha lasciato il posto a Taylor Nordberg, evidenziando una volta in più come dopo l’uscita di Jack Owen sia davvero complesso per i Deicide trovare una formazione stabile. L’avvicendamento alla chitarra e i due singoli fin qui pubblicati ci danno però un segnale di una sorta di discontinuità rispetto a “Overture of Blasphemy”. E “Banished by Sin” conferma quanto appena affermato. Sì, perché il nuovo album presenta una taglio più thrasheggiante, più old school, per certi aspetti. Sia chiaro: i virtuosismi chitarristici introdotti con “Stench of Redemption” sono ormai il trademark della band e sono ben presenti anche in “Banished by Sin”. Il nuovo album, però, è un assalto frontale, un estratto di pura violenza, in cui le chitarre ricoprono un ruolo fondamentale, sciorinando riff trascinanti e spacca ossa. Al resto ci pensano un basso martellante, il solito vocione di Benton – che anno dopo anno non perde un centesimo della sua potenza – e un indiavolato Asheim, che in studio riesce a dare il meglio di sé.
L’inizio di “Banished by Sin” è simile a una rasoiata: una cinquina di pezzi che definire taglienti è dire poco. Spiccano in particolare ‘Doomed to Die’, in cui compaiono echi dal lontano passato dei Deicide, ‘Faithless’, una mazzata allucinante, forse la più vicina al corso intrapreso dalla compagine di Florida dal 2006 in poi, e l’affascinante ‘Bury the Cross… with Your Christ’. Un inizio che lascia senza fiato, dettato da un incidere brutale, marziale in alcuni frangenti, in cui è impossibile non scuotere la testa e, per i più attempati, tornare sedicenni, omaggiando Benton, il signore della blasfemia in musica. Purtroppo, come spesso accade ai Deicide degli ultimi anni, la voglia di realizzare un full length prossimo ai quaranta minuti porta Benton e soci a inserire un paio di pezzi che sanno di riempitivo. Canzoni che non riescono ad avere lo stesso impatto, la stessa qualità del resto dell’album. È questo il caso di ‘Woke from God’ e ‘Ritual Defied’, composizioni interessanti se prese singolarmente ma ascoltando “Banished by Sin” dall’inizio alla fine è chiaro come queste due tracce fungano da fardello ad un disco proiettato su ben altri livelli. L’album ritorna a picchiare in maniera convincente da ‘Failures of Your Dying Lord’, uno degli assoluti highlight di “Banished by Sin”. Da questo momento ci troviamo a vivere altri cinque pezzi intensi e in your face, in piena scuola Deicide. Un finale in crescendo, per un disco che saprà regalare più di qualche gioia agli estimatori di Benton e compagni, e del death metal in generale.
“Banished by Sin”, insomma, è un disco convincente, che ci restituisce i Deicide in un formato più abrasivo rispetto al precedente “Overture of Blasphemy”. “Banished by Sin”, inoltre, presenta dei suoni più compatti e curati. Un lavoro dove voce e batteria spiccano sugli altri strumenti ma in cui le chitarre non vengono assolutamente dimenticate, anzi, riescono a piazzare in bella evidenza il proprio operato. E quindi? Dove inserire “Banished by Sin” all’interno della dimensione Deicide? Non tra i lavori più ispirati della formazione di Florida, ma sicuramente tra quelli più compatti e in your face. Un album in cui alcune canzoni, come ad esempio la conclusiva ‘The Light Defeated’, possono tranquillamente competere con qualsiasi epoca della formazione americana. Diciamo che se ci fossero stati un paio di pezzi in meno i Deicide avrebbero potuto mettere a segno un album più incisivo. Sia ben chiaro, però: se suoni death metal, “Banished by Sin” è un disco con cui ti devi confrontare, rischiando anche di pagare dazio.
Marco Donè