Recensione: Bar-do Travel

Di Alberto Fittarelli - 19 Aprile 2010 - 0:00
Bar-do Travel
Band: Proghma-C
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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82

Diciamoci la verità: possiamo associare tante cose alla Polonia, ma l’ultimo termine che utilizzeremmo è “avanguardia”. Specialmente noi amanti del metal estremo, e magari del death, abbiamo un’immagine ben precisa della Polonia. Più che precisa: quadrata. Quadrati sono i vari Vader, Decapitated, Lost Soul, Hate, eccetera; sotto sotto, anche i Behemoth lo sono.

Ma con i Proghma-C ci allontaniamo completamente dagli stereotipi e da quanto di pur ottimo siamo abituati a vederci pervenire dalle lande polacche. Il gruppo nasce nel 2002 con l’intento di unire 3 influenze ed esperienze diverse, e questo lo si dice spesso; ma quello che dobbiamo riconoscere a Bar-do Travel è il suo riuscire perfettamente in questo intento, e andare persino oltre.

Per dare un’idea necessariamente veloce della musica composta da quello che oggi è un quintetto, dobbiamo inevitabilmente citare Tool e Meshuggah: già accostati spesso dalla stampa e dagli stessi musicisti che ne fanno parte, questi due gruppi forniscono l’ossatura fondamentale di quello che sono i Proghma-C oggi. I pezzi sono lunghi, ipnotici e complessi, arrangiati con gusto prog ma senza mai perdere l’anima estrema, che appare anche solo nelle soluzioni ritmiche, spesso mutuate dal drumming di Haake.
Su tutto, la voce di Piotr ‘BOB’ Gibner, il più delle volte pulita, ma spesso capace anche di urla rabbiose e di adeguarsi alla potenza dei riff. Atmosfere in costante mutamento sono del resto vere protagoniste nell’album, che non vede un solo filler venire inserito nella tracklist.

Nominiamo quindi l’interminabile opener Kana, con la sua partenza meshugghiana e la continuazione che rimanda ai vecchi/nuovi Cynic; lunghissime parti strumentali eteree, sognanti, liquide si sovrappongono al lavoro ritmico di stampo jazz del gruppo. Discorso che prosegue anche nei pezzi restanti: FO vede il singer recitare su parti di chitarra stoppatissime, per poi aprirsi un un’esplosione di violenza che culmina in un melodico break; Spitted Out propone di nuovo ritmiche tipiche della band di Umeå a fare da tappeto alle evoluzioni melodiche del gruppo; e così via.

Ovviamente non è possibile sintetizzare in poche parole un disco così complesso, ma come non troppo spesso capita, Bar-do Travel è molto più della somma delle sue parti: non un’accozzaglia di influenze unite con mestiere, ma nove pezzi (compresa la bella cover di Björk Army of Me) perfetti, di quelli che entrano nell’anima con il dovuto numero di ascolti, per poi non uscirne più. Attenzione quindi a non giudicare questo album solo dall’inevitabile elenco delle sue influenze più evidenti: se c’è un modo intelligente di innovare il metal – e sono pochissimi a farlo, oggi – questo è il partire dalle sue idee migliori e l’evolverle. Vi sfido, ad oggi, a trovare qualcuno che lo faccia meglio dei Proghma-C. Potrebbe uscirne la vera créme del metal degli anni a venire.

Alberto Fittarelli

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Tracklist:

1. Kana
2. FO
3. Spiralling TO Another
4. Spitted Out
5. Spitted Out (Out)
6. So Be-live
7. I can’t illuminate with You
8. Naan
9. Army Of me (Björk cover)
 

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