Recensione: Barús [EP]

Di Daniele D'Adamo - 17 Maggio 2016 - 19:36
Barús [EP]
Band: Barús
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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70

I Barús sono francesi, e fanno parte del rooster della label Les Acteurs De L’Ombre Productions, versante consorella Emanations. Creatura assai giovane, poiché nata l’anno scorso, la formazione di Grenoble mostra, al contrario, i segni di un’incipiente maturità.

Dato atto del poco tempo avuto a disposizione da K & Co. per scrivere e registrare del materiale discografico, non si può non accogliere con piacere il debut-EP omonimo, “Barús”, appunto.

Seguendo l’onda nordamericana che trasporta il flavour di un death metal fortemente contaminato dal doom, i transalpini propongono una soluzione più vicina al technical, ma comunque basata su un mood cupo, tetro, oscuro. Particolarità del doom, infatti. Tuttavia liquidare in siffatto modo la questione-Barús è a dir poco riduttivo, poiché la band ha nel proprio caricatore una potenzialità espressiva sicuramente non da poco. Prova ne è, per esempio, l’opener ‘Tarot’, ricchissima di accidenti musicali, disarmonie, scale dissonanti, accelerazioni, rallentamenti, scariche di blast-beats; il tutto condito dall’ugola sanguinante di K stesso, impegnato a viaggiare sulle proprie linee vocali con un approccio poco comune, desueto.

I numerosi break ove il ritmo cala quasi a zero, ove cioè si percepiscono maggiormente le componenti ossianiche (Disillusions’), sono ottimi istanti di sprofondamento nell’Ade della Solitudine, trasportati dalle brezze della melanconia. Specialmente l’incipit di ‘Chalice’, da allucinazione mentale a occhi spalancati. O, ancor meglio, in quello della conclusiva ‘Cherub’, orrorifico macigno che opprime lo stomaco, il respiro, i sensi. Quando, però, s’incattiviscono, i “Barús” riescono spaventare con la loro improvvisa aggressività, sostenuta da una sezione ritmica stranamente disarticolata, assai mobile e varia.

Come sempre accade per questo tipo di produzioni, una manciata di canzoni non riesce mai a fornire una percezione completa di ciò che è e ciò che potrebbe essere, l’ensemble in esame. Per quanto riguarda i “Barús”, tuttavia, s’intravede con buona chiarezza quale sia la scelta della strada da compiere. Che, così com’è stata impostata con questo EP d’esordio, appare essere potenzialmente interessante per via sia di uno stile piuttosto personale, sia di un songwriting ben bilanciato fra le parti tecniche e artistiche.

Daniele D’Adamo

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