Recensione: Bat Out Of Hell
Pochi lo conosceranno come Marvin Lee Aday, cantante e attore a tempo perso, visto che fin dagli inizi (1967) si chiamava Meat Loaf Soul (ma anche Popcorn Blizzard) la sua prima band. Suonò di spalla agli Who, agli Stooges e a Ted Nugent, finché Meat Loaf vinse un contest per un ruolo nel musical Hair. Nel 1971, durante una pausa a Detroit, lui e un ragazzo di nome Stoney registrarono il LP “Stoney and Meat Loaf”, ma fu solo una pausa, visto che il nostro era ben più attratto dal richiamo di Hollywood: continuavano le sue apparizioni nei musical (Rainbow, More Than You Deserve, The Rocky Horror Picture Show), finché nel 1976 registrò con Ted Nugent Free-For-All.
La premessa è doverosa, vista la produzione musicale di Meat Loaf: di lì a poco ci fu una sorta di reunion con Steinman (l’autore di More Than You Deserve), che stava preparando un concept su Peter Pan intitolato “Never Land”. Molto di quella session compositiva fu assorbito in Bat Out Of Hell, album della consacrazione di Meat Loaf, un melodramma che molto sa di rock opera, e che divenne uno degli album più venduti dei ’70.
L’album in sé è sì pomposo e barocco come un’opera deve essere, ma è anche autoironico e sbarazzino, caratteristica decisamente rock’n’roll, come il suo autore si è sempre dimostrato.
E’ decisamente difficile fare una descrizione dei singoli brani, dal momento che dovrei spendere parole molto simili per ognuno di essi e non vorrei che il senso della recensione fosse quello di un disco ripetitivo. In effetti il disco si presenta come un blocco unico, e questa soluzione rende onore alle aspirazioni lirico-operistiche di Steinman, in grado così di sintetizzare in un unico lavoro la maestosità tutta wagneriana di una composizione del livello lirico di “Bat Out Of Hell” insieme alla vena ribelle dell’indole rock’n’roll di Meat Loaf. Non mancano tuttavia episodi di spicco, come le hit “You Took The Words Right Out Of My Mouth” e “Two Out Of Three Ain’t Bad”, come pure la straclassica “Paradise By The Dashboard Light”: è quasi leggendaria l’associazione di questa song con un’adolescenziale serata in coppia… in macchina, al chiaro di luna, impegnati non certo a chiacchierare… E’ esemplare al proposito il suadente duetto tra Meat Loaf e Ellen Folley (al tempo fidanzata di Mick Jones dei The Clash).
Compaiono anche personaggi di rilievo come Bob Kulick (Balance, Bolton, WASP) e Bruce Kulick (Kiss, Union) alle chitarre, mentre l’esecuzione delle parti orchestrali è affidata alla Philadelphia Orchestra, per un risultato praticamente assicurato. Ed infatti oggi, dopo 25 anni e tredici milioni di copie vendute, “Bat Out Of Hell” esce di nuovo con due live bonus track, registrate al Nassau Coliseum (Long Island, New York) in occasione del trionfale tour americano nel 1978. Si tratta del riadattamento rock del “Bolero” di Ravel che fa da iniezione alla titletrack: è proprio il caso di usare il gergo motoristico, visto che la song è esplosiva, e fa rimpiangere a chiunque di non aver presenziato all’esibizione.
Direi la riedizione è un’ottima “scusa” per avvicinarsi a questo grande del rock, non credete? Consigliatissimo ai cultori della rock-opera.
Tracklist:
- Bat Out Of Hell
- You Took The Words Right Out Of My Mouth (Hot Summer Night)
- Heaven Can Wait
- All Revved Up With No Place To Go
- Two Out Of Three Ain’t Bad
- Paradise By The Dashboard Light
- For Crying Out Loud
- Bolero (live intro)
- Bat Out Of Hell (live)