Recensione: Battered

Di Fabio Vellata - 25 Marzo 2006 - 0:00
Battered
Band: Battered
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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80

Esordio discografico per la nuova creatura di Frode Glesnes in arte “Grimar” e dei suoi compagni d’avventura Gerhard Storesund e Aksel Herløe, personaggi noti principalmente in ambienti epic – viking per essere stati l’ultima incarnazione precedente allo scioglimento (o per meglio dire “accantonamento”) dei rinomati Einherjer, i quali, reclutati un paio di buoni elementi dall’underground band norvegese Headblock (Ole Moldesæther al basso e Siggy Olaisen dietro al microfono), lasciano definitivamente alle proprie spalle le atmosfere epiche che avevano caratterizzato la loro carriera musicale sino al 2004, per lanciarsi in una nuova avventura all’insegna del thrash più tagliente, feroce e diretto.

Il cambio di rotta è radicale e completo: nessuna reminiscenza di quanto composto in tanti anni di militanza “vichinga” interviene minimamente a modificare l’incedere focoso e terremotante comune ai dieci episodi che compongono il cd, favorendo quindi la sensazione di trovarsi al cospetto di un gruppo di musicisti dallo spirito del tutto rinnovato e completamente assorbito nella propria nuova realtà, costruita sulla base di brani alquanto diretti e tematiche molto “terrene” e concrete.
A ragion veduta si può concordare con il fatto che la scelta di dedicarsi ad un progetto tutto nuovo ed alieno ai propri trascorsi sia stata ben ponderata e vincente; in effetti gli ultimi sussulti degli Einherjer erano stati quanto di più scialbo e noioso avessimo potuto ascoltare nell’ambito viking ed il riproporsi finalmente liberi dalla pesante eredità di album come “Far Far North” e “Odins Owe Ye All” sembra, alla luce del “tiro” e della veemenza assaporati in questo “Battered”, essere stato fattore di assoluto giovamento al trio nordico che appare ora galvanizzato e pronto a dar battaglia.
Le sferzate heavy thrash che cavalcano i 41 minuti del dischetto pescano a piene mani dalla tradizione, scomodando paragoni con mostri sacri quali Exodus, Death Angel, Destruction e Kreator; la voce di Olaisen è urlata ed esasperata a ricordare a volte Araya, a volte Schmier, a volte Petrozza, le chitarre di Glesnes e Herløe affettano e grattugiano con ottima perizia piazzando riffs taglienti ed assassini, mentre la corazzata sezione ritmica di Moldesæther e Storesund macina chilometri senza il minimo segno di cedimento, “sgranocchiando” ogni ostacolo come il più inarrestabile dei mezzi da guerra.
Gli episodi “tosti” e godibili sono, a mio modestissimo modo di vedere, parecchi e ben distribuiti: l’inizio ad esempio è incendiario ed ha in “Oblivion Awaits” un brano che alterna sfuriate ferocissime (quasi black in alcune parti del riffing) all’incedere caracollante tipico del thrash più incontaminato e scalciante…un autentico “schiaffone” in pieno volto!!!
Altrettanto incontenibili le successive “New Lament” (con il tipico “Go” urlato dopo un riff introduttivo a segnare l’inizio della cavalcata) e “Demagog”; thrash allo stato brado in “Not One”, pezzo che farà la gioia dei fan dei Destruction, bissato dalla successiva “The Dig” dotata di un giro di chitarra implacabile, e da “Industrial Killing” dove Olaisen gioca fare il Petrozza della situazione ben supportato dal resto della band che dispensa bordate soniche da movimento tellurico; assalto alla baionetta con “Perfect Illusion”, autentico ruggito di inaudita ferocia con tanto di break centrale che ci regala chitarroni da volume monumentale ed headbanging inconsulto.
Mid tempos spaccaossa con “Parasight” e la urlatissima “The Flagellant”, schegge impazzite di thrash ipervitaminico e martellante.
Rovente quindi il finale con la conclusiva “Derelict”, declamatoria nel suo presentarsi, quindi impetuosa e debordante, arricchita da gustosi richiami al thrash di vecchia scuola.

Insomma, per farla breve, Glesens, Storesund e Herløe mandano in pensione drakkar, destrieri ed elmi con le corna per saltare a bordo di un ben più prosaico e meno romantico mezzo corazzato, lanciandosi in furiose scorribande sonore all’insegna dell’heavy thrash più tirato e feroce.
Per alcuni la proposta potrà apparire spiazzante, ma in tutta onestà vi consiglio di dare un occasione a questi Battered: se presi per quello che sono e “depurati” dai loro legami con un passato ingombrante, si faranno apprezzare non solo dai fan dei già nominati Exodus, Destruction, Kreator e Death Angel ma in generale anche da tutti gli amanti di sonorità estreme e potenti, fugando, senza troppi problemi, gli eventuali dubbi sulla validità della loro musica.
Da provare senz’altro!

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