Recensione: Batteries Are Not Included

Di Stefano Burini - 26 Gennaio 2013 - 0:00
Batteries Are Not Included
Band: WakeUpCall
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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73

Nascono nel 2009 a Roma gli italianissimi WakeUpCall (Tommy alla voce, Olly alla chitarra, Dario al basso e Giacomo alla batteria) e, dopo un demo auto-intitolato registrato nel 2011 e varie apparizioni live al fianco di artisti di rilievo come Winger, Heaven’s Basement e Pino Scotto, giungono finalmente al debutto sulla lunga distanza nell’ottobre del  2012.  

Il nuovo “Batteries Are Not Included”, autoprodotto come sempre più spesso capita in ambito hard ‘n’ heavy, si presenta bene fin dalla confezione (nonostante l’artwork un po’ truce lasci immaginare una musica ben più oscura e pesante) e una volta inserito il disco nel player la sensazione non muta. I WakeUpCall propongono con dedizione e convinzione una sorta di glam rock/metal tanto debitore agli anni ’80 di gruppi come Mötley Crüe, Tigertailz e Poison quanto a certo punk mainstream anni ’90 (Offspring, Green Day) senza, tuttavia, disdegnare qualche tocco più “moderno”.  

La voce di Tommy è sottile, acuta e viziosa come quella di Vince Neil mentre la chitarra di Olly più che al Mick Mars di trent’anni or sono pare forse guardare a certo rock moderno e contaminato nel quale confluiscono punk, glam, dark e alternative metal (qualche nome? Dj Ashba e i suoi Sixx:A.M. ma anche Rob Zombie). Infine la sezione ritmica composta da Dario e  Giacomo contribuisce a tenere in piedi la baracca con ordine e perizia senza, in ogni caso, mostrare particolari lampi di genio.  

Le canzoni oscillano tra l’hair/glam di “To Be” e “Kill Your Dreams”, il pop/punk venato di glam di “Batteries Are Not Included” e le sfuriate più moderniste di un brano come “Just Wanna Dance”, nel quale Tommy tira fuori uno screaming decisamente interessante, non troppo distante da quello di Jared Leto dei 30 Seconds To Mars in brani come “The Kill” e forse addirittura poco sfruttato. Molto ben riuscite anche le prime due ballate in lista, “Christine” e “Smile”, nel contempo decadenti e sbarazzine come riusciva solo ai  Mötley Crüe tuttavia, se “Let You Go” si distingue per il miglior solo di chitarra di tutto l’album, va altrettanto rimarcato che le successive “Asshole” e “One Day” pur risultando godibili e divertenti sono probabilmente le meno riuscite in scaletta.  

Il finale è affidato alla rombante “Not Like You”, carica, veloce ed ispirata, sia dal punto di vista del riffing che delle melodie vocali, e ad un altra ballata: “Right Here”, la più mesta delle tre ma non la migliore, con il suo finale imponente a base di archi come in certi lenti dei vecchi Bon Jovi, a far calare il sipario su di un debut album di buon livello. L’unica cosa che si può, forse, rimproverare è la volontà addirittura eccessiva di mantenersi in equilibrio tra sonorità molto differenti e tra due approcci agli antipodi, l’uno conservatore e l’altro più modernista; in certi episodi il mix funziona alla grande (“Just Wanna Dance” e “Not Like You”), in altri si sente la mancanza della zampata da KO (“Asshole” e “One Day”, leggerine e un po’ inconcludenti), ma le basi di partenza sono ottime e i margini di miglioramento per il futuro decisamente ampi e rosei. Avanti così.  

Stefano Burini  

 

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Tracklist

01. To Be
02. Kill Your Dreams
03. Christine
04. Batteries Are Not Included
05. Smile
06. Just Wanna Dance
07. Let You Go
08. Asshole
09. One Day
10. Not Like You
11. Right Here

 

Line Up

Tommy: voce
Olly: chitarra
Dario: basso
Giacomo: batteria

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