Recensione: Battle Cries

Di Andrea Costenaro - 20 Febbraio 2008 - 0:00
Battle Cries
Band: The Brave
Etichetta:
Genere:
Anno: 1992
Nazione:
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92

Ma perchè non si pubblicano più dischi così? Ecco la domanda che mi pongo ogni volta che riascolto questo album, vero masterpiece di pompAOR cristiano, datato 1992, che fin dal primo passaggio mi fece sobbalzare dalla sedia; oggi, a distanza di 16 anni, mantiene sempre lo stesso fascino, grazie ad una produzione divina e a pezzi realmente superiori alla media dell’epoca.

Con la regia dei fratelli Elefante alla produzione, sinonimo di qualità e di melodia, i The Brave proposero con questa release una specie di “Best of” cristiano, ovvero cocktail di voci sublimi, cori spaziali, melodie potenti e mai banali, testi curati e produzione potentissima, tralasciando leggermente le scorribande tecniche per privilegiare le parti vocali, assolutamenti strepitose.

La prima traccia “All Together Now” parte stupendamente minacciosa, con la voce di James Salters che la fa da padrona nel guidare il gruppo nella propria dimostrazione di forza, manifestata in un coro che, ci possiamo scommettere, al primo accenno vi farà sussultare come da tempo non vi accade (headbangers compresi!). Nella mia personale top ten dei pezzi di sempre.
Soddisfatti o rimborsati, promesso…
“The Waiting”, traccia successiva, ha nel coro, molto simile alle migliori cose degli Stryper (penso a “Calling On You”), la perla dell’album, un mid tempo talmente pieno di enfasi da provocare brividi ogni volta che si ascolta: partenza lenta e blueseggiante per diventare un pezzo straordinariamente “pomp”. Sublime…
“It Ain’t Love” invece è molto hard rock oriented, i Winger fanno scuola con i controcori piazzati sia nel bridge sia nel ritornello. La struttura è canonica, ma si fa ascoltare piacevolmente.
“Running all my life” è il primo lentone melodrammatico dell’album, assolutamente spaziale nel raccontare il disagio di chi perde la fede e non sa come recuperarla. I testi ovviamente hanno un filo conduttore, ma non sono mai banali, e soprattutto si sposano meravigliosamente con la musica, facendo da vera e propria colonna sonora alle parole recitate dai nostri “coraggiosi”.
E’ la volta quindi di “Tears of a broken heart” brano dotato di un incedere molto simile ad “Easy Come Easy Go” dei Winger, ma nettamente superiore nel coro, del tutto vertiginoso e smaliziato. Bello poi lo stacco centrale molto “sleazy glam”.
A seguire, ”Little Love è un pezzo granitico, in cui un riff stoppato fa da preludio ad un refrain stavolta più “normale” e di routine. Forse il pezzo meno significativo dell’intero disco.
Che dire poi di “Never Live Without Your Love”: è scritta dai fratelli Elefante…può bastare? Una base di piano e più voci, costituiscono le fondamenta della seconda superballad dell’album, episodio in cui Salters dimostra tutto il proprio valore. In un platter dove i virtuosismi strumentali sono davvero pochi, stavolta compare un assolo favoloso e molto tecnico, che innalza la qualità di un pezzo di per sè molto caratteristico e particolare.
La successiva “Big World”, con quel suo ritmo sincopato è semplicemente eccezionale. Molteplici passaggi di tastiere accompagnano l’evolversi del brano, che ha nel suo saliscendi ritmico il punto di forza principale… anche qui, sarete magicamente costretti a cantare il coro, come se una forza esterna si impossessasse di voi…(e non stiamo parlando di presenze diaboliche, visto il tenore dei testi! ).
”Ride With The Rhythm” è invece una traccia spedita ed incalzante che ben si addice al resto del disco, quasi a fungere da contraltare a tutti i momenti pomposi e melodrammatici sin qui ascoltati. Questo è puro hard rock e nessuno si scandalizzi se il paragone sono i Kiss!
”Just a Man” è infine, la terza superballad che conclude l’album, manifesto intimo di un testo che è pura poesia. Chitarra, voce e sottofondo di tastiera, splendidamente combinati con un coro sublime e semplice.

L’album presenta alla fine delle versioni remixate di ”All Together Now” e ”Running All My Life” dove si nota (e si sente) la mancanza della sezione ritmica, e si accentuano l’interpretazione di Salters e la magnificienza dei cori.

Per concludere, il cd attualmente è reperibile solo su E-Bay, a prezzi talvolta non proprio acessibili.
Considerando il valore della produzione, ‘Battle Cries‘ è ancor oggi assolutamente eccezionale ed è consigliatissimo ai fans dell’AOR “bello tosto” (stile House of Lords/Winger/Stryper per intenderci), invitati a procurarsene una copia (e magari, a farsene una ulteriore copia di riserva, da veri collezionisti).
Già, perchè di dischi così belli nel settore non ne escono più da un pezzo…

Gli stessi The Brave pubblicarono un secondo platter (‘Trust‘) che, orfano dei prodigi di Salters alla voce, fu un reale abbandono delle sonorità pompose (e, ahimè, delle tastiere) in favore di un suono più oscuro, figlio di quel virus chiamato grunge che, di li a poco, avrebbe infettato la maggior parte dei gruppi hard rock melodici dell’epoca.

Line Up:

James Salters – lead vocals
Stayce Roberts – guitars vocals
Malcolm Paris – bass
Randy Roberts – drums vocals
Freddie Tierra – guitars, vocals

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92