Recensione: Battlefields of Asura
Originariamente abitata dagli aborigeni, Taiwan ha una storia complessa e combattuta che si riversa a volte, anche nella musica. Nella scena metal locale band come Bloody Tyrant, Crescent Lament, Orchid Sword ed i presenti Chthonic a volte inglobano, a loro modo, elementi appartenenti a certe nazioni e culture che hanno segnato la storia dell’isola e che hanno contribuito a creare lo spirito taiwanese. In tal senso i full-lenght “Takasago Army” (2011) e “Bu-Tik” (2013) sono pervasi da un tripudio di elementi più o meno legati alla Cina (di cui fa parte Taiwan), al Giappone ed evocazioni aborigene ma non solo. Questi ingredienti si fondono con una base maggiormente death metal melodico affine agli In Flames ed agli At The Gates (specie in “Bu-Tik”) che symphonic black metal dei Cradle Of Filth e dei Dimmu Borgir tipico degli album precedenti. Il nuovo “Battlefields Of Asura” è idealmente figlio di quei due dischi, con qualche variazione.
L’ultimo lavoro del gruppo di Taipei arriva dopo una sorta di compilation in acustico (“Timeless Sentence” del 2014), la colonna sonora di un film d’azione (“Tshiong” del 2017) ed un’impegnatissima vita politica di Freddy Lim, membro dello Yuan Legislativo. Per addentrarci nel sound del disco dobbiamo leggermente introdurci in ciò che sta un po’ al suo concetto di base. Gli ideogrammi taiwanesi del titolo – 政治 – oltre al significato di “Politici” comprendono il significato di “Crudeli campi di battaglia”. Questo termine è usato nell’Asia Orientale per descrivere la battaglia degli dei ma anche come metafora per le lotte che le persone conducono nei tempi moderni. Di riflesso, quasi ogni singola canzone di “Battlefields Of Asura” rappresenta una divinità nella credenza popolare locale, raccontando storie e idee che si celano dietro di esse. L’intero album è altresì un preludio per una serie di storie intitolata “Soul Reposed” iniziata nel 2005 con “Seediq Bale”. Un personaggio importante della serie è uno psichico chiamato Tsing-guan che ha il potere di viaggiare attraverso il cielo e l’inferno e cambiare la storia. Il nuovo lavoro racconta da quali divinità egli ottiene il suo potere divino, nonché la sua nascita.
Questo incontro tra storia, mitologia, filosofia e fantasia carica le tracce di orchestrazioni pompose collegandosi per certi versi alle atmosfere eteree di “Seediq Bale” ma risultando in realtà piuttosto diverse. Se nell’album del 2005 l’aria sinfonica è più spettrale ed inquietante qui abbiamo generalmente una patriottica spiritualità, resa a seconda delle circostanze più o meno operistica. La base, un death metal melodico accompagnato da sfuriate symphonic black è in linea con Takasago Army e – soprattutto “Bu-Tik” ma il sound qui non risulta altrettanto definito, pulito.
Vari strumenti tradizionali – fra cui il trademark erhu – puntellano le tracce in un modo spesso “soffuso”, mescolato torbidamente agli altri strumenti. Anche il tocco della batteria pare spesso risucchiato dal turbinio di tastiere, grandi protagoniste dell’album insieme a virtuosi assoli di chitarra. Dopo un’intro orchestrale, la buonissima “The Silent One’s Torch” definisce chiaramente questa evoluzione mentre la terremotante ed intensa “Flames upon the Weeping Winds” fa leggermente un passo indietro. La traccia, pur stilisticamente maggiormente simile ai Dimmu Borgir ed ai Cradle Of Filth è dotata di una forte personalità. Tendenzialmente si potrebbe pensare che in “Battlefields Of Asura” la potenza sia data più che altro dagli arrangiamenti orchestrali che non dal tipico basso-chitarra-batteria.
Vi sono comunque brani meno sinfonici e più allineati alle granitiche ed esplosive sonorità dei precedenti due full-lenght. Tra queste, figura in primis “Souls Of The Revolution” brano già uscito precedentemente nella colonna sonora di “Tshiong”.” Il pezzo viaggia su convincenti sonorità cariche di groove, dinamismo e momenti virtuosi che vede Randy Blythe dei Lamb Of God affiancare Lim alla voce in una sorta di quasi gemellaggio tra i due gruppi. A “Crimson Sky’s Command” e “Millennia’s Faith Undone” possiedono su sonorità più “sfumate” della precedente ed avvincono con un fascino volteggiante. “Millennia’s Faith Undone” in particolare colpisce per il nobile e potente pathos cavalleresco donato soprattutto dall’interpretazione di Denise Ho, cantante cantopop di Hong Kong.
Ci sono poi pezzi che sono incorniciati da una produzione ed impostazione che mette in risalto adeguatamente tutti gli elementi, orchestrali e non. Questo vale in particolare per “Taste the Black Tears” brano pervaso di una carismatica e raffinata eleganza, drammatica ma grintosa. Entusiasmanti sono poi i suoi cori dall’aria operistica, elementi risaltati splendidamente nella sorprendente “Carved in Bloodstone”, il brano più atipico del disco. La canzone è infatti un trionfo di voci imperniate su un’ossatura Nightwish-iana e dotata di una marzialità solida ed ammaliante. Anche “One Thousand Eyes” presenta evidenti spunti e cori operistici ma siamo strutturalmente in territori ben più “classici” eppure a loro modo decisamente godibili. Menzione per il bucolico e Pink Floyd-iano intermezzo “Masked Faith” altrimenti i pezzi brevi (outro e intro) aggiungono solo un senso di collegamento e narrazione tra le tracce.
La ricerca della spiritualità ha portato visibilmente i nostri in un sound decisamente più melodico del solito, smorzando quel quid istintivo e battagliero presente in “Takasago Army” e “Bu-Tik”. Se vogliamo, in “Battlefields Of Asura” manca il sentire chiaramente ciascun strumento ma in realtà tale scelta stilistica è ben pensata, anche se forse non sempre è resa ottimamente in termini di produzione ed armonia tra gli strumenti. Tirando le somme abbiamo tra le mani un disco più che onesto, decisamente molto coraggioso in certi frangenti, in altri un pelino meno. Chi apprezza parecchio gli album citati poco sopra, troverà probabilmente anche nel nuovo disco dei Chthonic pane per i suoi denti, così come lo apprezzerà chi è attirato da potenti sonorità esotiche.
Elisa “SoulMysteries” Tonini