Recensione: Be Forewarned
I Pentagram sono uno di quei gruppi che, almeno a detta di chi scrive, avrebbero meritato decisamente un successo molto maggiore, almeno all’interno del “movimento metal”, e che invece sono rimasti nell’underground per tutta la loro carriera, conosciuti solo da una ristretta cerchia di appassionati. Nel 1987 la band aveva pubblicato un capolavoro del calibro di Day Of Reckoning, che li aveva resi abbastanza noti almeno nel sotterraneo e ancora giovanissimo panorama doom; allo stesso tempo, però, tutto ciò aveva in qualche modo minato la coesione della band. Infatti, dopo due anni di grande instabilità di line-up, il cantante e leader Bobby Liebling aveva deciso di porre fine al progetto. Qualche anno dopo, però, la prestigiosa Peaceville Records, evidentemente ricordando il successo dell’album, offrì un contratto al frontman, che nel 1993 decise di riformare i Pentagram con la formazione classica: a Liebling si riaggregarono il chitarrista Victor Griffin e il bassista Martin Swaney, mentre dietro le pelli tornò Joe Hasselvander, che aveva lasciato poco prima delle registrazioni di Day Of Reckoning per unirsi all’importante act NWOBHM Raven.
Fu questa la formazione che, nel 1994, incise Be Forewarned. Gli anni (ben sette) passati dal predecessore non si sentono poi molto, visto che il disco, stilisticamente, si discosta molto poco da esso, presentando solo un sound leggermente meno cupo e più “stoner doom” (ovviamente intendendo questo termine come “doom tradizionale non appartenente al filone epic” e non con l’accezione “alternativa” che il termine stoner ha al giorno d’oggi); a parte questo il genere è rimasto quello, molto legato al suono dei primi Black Sabbath e tuttavia comunque abbastanza personale, sia come carattere che nella voce di Liebling, che dona quel pizzico di individualità in più per il quale il sottoscritto, come anche molti fan del genere, reputa gli americani come una delle migliori doom metal band mai esistite. Prendendo il disco in questione, la prima cosa che colpisce è la copertina: a prima vista non si capisce quale sia il soggetto, sembra solo un qualcosa di astratto, mentre osservando più attentamente si scopre essere una scena abbastanza morbosa, e con degli “effetti visivi” che la rendono ancora più inquietante; una premessa niente male, per le tredici tracce che certo non deludono le aspettative poste dall’artwork.
Si parte alla grande con Live Free And Burn, un veloce pezzo stoner doom, nel quale Bobby Liebling gioca ad imitare Ozzy Osbourne, nel caso, molto improbabile, che qualcuno non colga le influenze sabbathiane nel sound della band statunitense. La successiva Too Late viene fuori in crescendo, come da un abisso, con un mood iniziale tanto splendido quanto gelido, e la sensazione è rafforzata dal pianoforte di sottofondo. Il brano si svolge poi in modo abbastanza convenzionale pur mantenendo un livello piuttosto elevato, e culmina nell’ottima parte centrale; senza dubbio uno dei pezzi migliori del lotto. Si passa poi ad Ask No More, pesantissima e avvolgente per la maggior parte del tempo, ma che lascia spazio anche a momenti di alleggerimento acustici. La sei corde di Griffin, distorta al limite e dal suono quasi trascinato, introduce The World Will Love Again, un pezzo che, in contrasto con questa premessa, risulta abbastanza “allegro” (anche se sempre nei canoni del genere doom) e a tratti psichedelico, tant’è che il confronto con la seconda parte della carriera dei Cathedral viene quasi naturale, visto anche il titolo.
Vampyre Love si muove su coordinate sonore simili, anche se rispetto alla canzone precedente in questo mid-tempo si trovano maggiori influenze di una certo heavy metal classico, soprattutto nella struttura che risulta, tutto sommato, abbastanza lineare. Indubbiamente un pezzo di buona qualità, ma discreto se confrontato con i precedenti e anche con la seguente Life Blood che invece è uno dei migliori brani del presente platter. Introdotta da un riff doom pesantissimo, la canzone si sviluppa poi in una serie di potentissimi riff di chiara matrice sabbathiana, alcuni più lenti ed altri più veloci e stoner, mentre Liebling duetta con la cupissima voce di Victor Griffin. Un capolavoro, tanto da sembrare addirittura meno lungo degli oltre sette minuti effettivi. All’altezza della situazione si rivela anche la successiva Wolf’s Blood, della quale è degna di nota soprattutto la potentissima parte centrale. Arriva poi l’ora di Frustration, un pezzo con un riff intricato ma molto efficace, che si alterna con dei meravigliosi stacchi acustici. Egregio anche l’assolo che impreziosisce ancora di più questo già ottimo brano, che lascia presto spazio ad un’altra perla:Bride Of Evil è un mid-tempo dall’atmosfera morbosa con qualche tinta “allucinogena”, atmosfera sottolineata in pieno dalla voce di Liebling che, modificata da effetti ed echi in grande quantità, crea un effetto molto particolare, che rende splendida una canzone già eccellente di suo. Un breve preambolo di chitarra introduce Nightmare Gown, la canzone della tracklist più influenzata dall’heavy classico, a cui però manca forse quella personalità e quella qualità che così tanto trasuda dal resto del platter: per questo, a detta di chi scrive, è il brano peggiore del full lenght, nonostante si faccia comunque ascoltare. Si ritorna su livelli altissimi con Petrified, traccia classicamente doom con un magnifico riff graffiante e distorto. Dall’incedere lento, nel finale si rallenta ancor di più, fino a che la musica si ferma, lasciando dopo poco spazio a A Timeless Heart, una strumentale di sola chitarra acustica che può sembrare riposante o serena ad un ascolto distratto ma che invece, se seguita attentamente, trasmette abbastanza malinconia. La pietra conclusiva è la titletrack, e non potrebbe esserci finale più appropriato per un disco del genere. Be Forewarned è in realtà il primo singolo pubblicato dai Pentagram, datato addirittura 1972, quando la band aveva cambiato provvisoriamente il monicker in Macabre, per evitare facili accuse di satanismo. Se il brano originale era però stilisticamente un blues hard rock cupo, sulla falsa riga dei Blue Öyster Cult, la sua versione “nineties” è invece un brano dai riff doom dal mood nostalgico, anche se il brano passato non è certo stravolto completamente, e sue reminescenze si possono ascoltare specie nel refrain catchy e nella parte iniziale acustica.
Alla fine del disco, si sente quasi la mancanza dell’atmosfera oscura generata dalla tracklist nei suoi 58 minuti di durata, atmosfera dovuta in gran parte alla splendida produzione, sopra gli scudi in questo frangente, che migliora ancora di più un album che già di suo ha composizione e songwriting davvero di pregevole fattura. Grazie a tutto ciò, se Be Forewarned non è un capolavoro, poco ci manca. Sicuramente saprà fare la felicità di ogni doomster che riuscirà a trovarlo ed acquistarlo (cosa non troppo difficile, visto che è disponibile una ristampa in versione digipack della Peaceville datata 2005) , e non solo: sarà molto apprezzato, anche da quegli estimatori del classic metal che hanno amato lo stile irripetibile dei Black Sabbath originari. Album impedibile, insomma, assolutamente da avere nella propria collezione di dischi.
Mattia “Asperger” Loroni
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Tracklist:
1. Live Free And Burn
2. Too Late
3. Ask No More
4. The World Will Love Again
5. Vampyre Love
6. Life Blood
7. Wolf’s Blood
8. Frustration
9. Bride Of Evil
10. Nightmare Gown
11. Petrified
12. A Timeless Heart
13. Be Forewarned
Line-Up:
– Bobby Liebling – voce
– Victor Griffin – chitarra, voce su Life Blood
– Martin Swaney – basso
– Joe Hasselvander – batteria