Recensione: Be My Slave
Ad un anno di distanza dalla pubblicazione del discreto EP “Damnation Alley”, Brian Slagel e la sua giovane Metal Blade records concessero ai Bitch di pubblicare il loro l’album di debutto. Peccato che tanta fiducia ed entusiasmo da parte della mitica label a stelle e strisce vennero deluse dalla scadente qualità di questo controverso “Be my Slave”.
Il primo full-lenght album di Betsy e compagni infatti risulta veramente fiacco, monotono, insipido e troppo, troppo lungo per quello che realmente vorrebbe dire.
Dal punto di vista tecnico-compositivo c’è da dire che i Bitch, tra l’82 e l’83, non è che fossero migliorati chissà quanto, le vocals dell’allusiva singer addirittura persero (per scelta stilistica) quella certa incisività che fino a poco tempo prima la contraddistingueva. Onestamente però c’è da dire che, presi singolarmente, alcuni passaggi di per sè non sono niente male: tipo l’elettrizzante “Make It Real (Make it Rock)”, “Gimme a Kiss”, “LeatherBound” o la travolgente “World War III” (degna di nota per la sua articolata strutturazione e per il dinamismo -finalmente!- di tutti i musicisti).
Ma, ai fatti, “Be My Slave” rimane purtroppo un album assai mediocre. La media di qualità dell’lp viene vistosamente abbassata, volendo essere buoni, dalle rimanenti tracce (più della metà della tracklist).
Guardando agli angoli, però, è possibile intravedere già qualche spunto verso un senso più accentuato delle melodia e sonorità più hard-rockeggianti che avranno largo spazio poi sul successivo album del 1986.
Un album mediocre, insomma, più sottotono del precedente ep; se tuttavia non vi spaventa venire a contatto con un tipo di proposta musicale un po’ datata e non necessariamente sfavillante per originalità e potenziale d’assalto, allora potreste comodamente prendere la ristampa dell’ep e del primo lp dei Bitch, incisi entrambi su un unico cd (Metal Blade records Germany). Sarà ai limiti dell’impossibile che questo gruppo vi cambierà la vita, ma -cavolo- acquisire conoscenza storica sul movimento non può far altro che essere di giovamento. No?
Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli
1) Right from the Start
2) Be My Slave
3) Leatherbound
4) Riding The Thunder
5) Save You from the World
6) Heavy Metal Breakdown
7) Gimme a Kiss
8) In Heat
9) Make it Real (Make It Rock)
10) World War III