Recensione: Be – Original Stage Production (DVD)

Di Nicola Furlan - 3 Ottobre 2006 - 0:00
Be – Original Stage Production (DVD)
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Anno: 2005
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94

Il concept Be è un album elaborato minuziosamente, da rileggere e interpretare a più livelli, un risultato innovativo, una proposta alla mercé della critica, ma soprattutto un oggetto capace di esprimere mistero e fascino e chissà cos’altro se fosse rivestito di altri panni.

È il risultato delle tessere di un puzzle, tessere che si chiamano “esistenza”, “evoluzione”, “vita”, “conoscenza”, “uomo”. È la rappresentazione di un ciclo, quel ciclo che vede Dio creatore dell’uomo a sua immagine e somiglianza solo per poter conoscere se stesso, Dio che mette al mondo l’uomo e lo abbandona non riconoscendosi in lui e diventando per lo stesso solamente una segreteria telefonica, un finto punto di riferimento per sentirsi meno solo di fronte al mistero della vita; uomo che si sente abbandonato, che non ha risposte ai suoi mille perché, che trova sicurezze in altrettante falsità, come il denaro, il successo e che perde l’innocenza, che scala ogni gerarchia fino a trovarsi re del nulla. Ed è solo a quel punto che si può rendere conto che la risposta si trova solo stando al buio, al silenzio, spogliandosi di ogni orpello e ascoltando la natura o quel qualcosa che il linguaggio non può esprimere se non con “Be”, l’essere, la vita stessa. A livello di studio album questo necessario e mistico buio non chiariva bene la sostanza dello stesso.

In questa “proposta” live invece quello stesso complesso buio muta in chiarezza materializzandosi dietro scuri tendaggi, e quando il sipario si alza troviamo dei musicisti a teatro, una particolare e centellinata orchestra a supporto ed un camaleontico Daniel Gildenlow che disegnano di luce la significativa fondamentale struttura artistica dell’opera.
Una doccia luminosa di colori intensi: blu, bianco, rosso, giallo dipinge un quadro scenico in continua evoluzione attraverso i videos, i cambi di costume, i riffing musicali più duri, i soli di piano classico, il ricamo degli archi (viola, violoncello e violini) e l’uso della strumentazione più o meno ricercata (oboe, flauto, clarinetto). L’esecuzione dell’intero platter si sviluppa senza una minima inflessione determinando una prestazione che tocca livelli eccellenti, ma soprattutto più unica che rara. Il risultato è un fluido musicale che scivola via intenso senza annoiare come a tratti poteva indurre l’ascolto da cd, bensì circonda l’ascoltatore di un alone intriso  d’energia meditativa.

Si inizia con la prima fase del ciclo evolutivo: l’”Animae Partus”, la creazione con riferimenti alla natura madre, all’alternarsi delle stagioni e alle sensazioni che esse promanano. Una densa atmosfera artistica avvolge gli esecutori ed i pochi deliziati spettatori fin dalle prime battute di “Imago” eseguita a livelli tecnici da capogiro, chirurgica e nel contempo misticamente diretta mediante i coinvolgenti richiami folkeggianti del finale che il frontman esegue alla perfezione. Altra nota di qualità è la pioggia di tiepide e struggenti note che Fred Hermansson propone al piano con delicatezza disarmante in “Pluvius Aestivus”: la pioggia da cui nacque il tutto e che successivamente si trasformerà in una caotica perdita di controllo delle nascite. Grondanti di strabiliante tocco classico ci si ritrova proiettati sull’esecuzione di “Lilium Cruentus”, colonna sonora d’una storia in cui tecnica esecutiva e melodia si fondono donando sfumature sensazionali che poi aprono la fase “Machinassiah, espressione della perdita dell’innocenza da parte dell’uomo, ormai lanciato dall’inerzia della spersonalizzazione.  Un plauso per l’esecuzione di “Dea Pucuniae” la più “ordinaria” proposta del lavoro che segue nel suo corso la proiezione di un filmato a cercar di esprimerne anche visivamente i concetti estremi indotti dal denaro. Via via la scaletta si esaurisce con le fasi “Machinageddon e “Machinauticus”, esemplificative rispettivamente dell’assenza di porti sicuri in cui rifugiarsi e della perdita di ogni speranza, tra le arpeggiate atmosfere che toccano nel profondo con “Vocari Dei”, alle pesanti e striscianti melodie di “Diffidentia” e veri capolavori di interpretazione artistica quale potrebbe esser menzionato “Martius/Nauticus II”. Ed al concludersi dell’opera, come un tramonto che segna la fine di una giornata eterna, ecco la ripresa dei toni più caldi del folk, i tribalismi della vita primitiva, sintesi del tuono e dell’acqua, un cielo incontaminato quasi a riportare indietro nel tempo la primigena inerziale speranza, chiamata ad hoc “Animae Partus II”.

Nel frattempo ha preso forma l’intrinseca sostanza vitale di “Be” e forse ora si è in grado di scorgere nella penombra l’identità sconosciuta che si poteva solamente percepire dallo studio album.

Un live che non può essere definito live, un album che non può essere definito con un genere od etichetta musicale, una interpretazione che non è solo tecnica esecutiva, ma più semplicemente una rappresentazione finemente curata ed eseguita da artisti sinergicamente orientati verso un sensibile infinito. Un’opera unica, una teatralità musicale plasmata ad arte o più sinteticamente un’ispirazione dell’essere.

Nicola Furlan

Tracklist:
Prologue – Animae Partus (“i Am”)
I Animae Partus – Deus Nova
I Animae Partus – Imago (homines Partus)
I Animae Partus – Pluvius Aestivus
Ii Machinassiah – Lilium Cruentus (deus Nova)
Ii Machinassiah – Nauticus (drifting)
Ii Machinassiah – Dea Pecuniae
Iii Machinageddon – Vocari Dei
Iii Machinageddon – Diffidentia (breaching The Core)
Iii Machinageddon – Nihil Morari
Iv Machinauticus – Latericius Vaete
Iv Machinauticus – Omni
Iv Machinauticus – Iter Impius
Iv Machinauticus – Marius/nauticus II 
Ii V Deus Nova Mobile – Animae Partus II 

The Cast and Crew:

Line up
:
Daniel Gildenlow: Lead vocals, elettric & acoustic guitars, mandola, percussion
Johan Hallgren: Elettric & acoustic guitars, vocals, percussion
Fredrik Hermansson: Grand piano, harpsichord, percussion
Kristoffer Gildenlow: Fretted & fretless basses, double bass, vocals, percussion
Johan Langell: drums, percussion

The Orchestra of Eternity: Violins, Viola, Cello, Flute & Recorder, Oboe, Clarinet, Bass clarinet, Tuba

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