Recensione: Becoming
La storia degli Abigail Williams ebbe inizio nel 2004 in quel di Phoenix (Arizona) durante il periodo d’oro dei movimenti Metalcore e Deathcore, quando il mastermind Ken Bergeron, chitarrista, cantante e fedele accolito del Black Metal nord europeo, rimase affascinato dalle nuove tendenze della scena metal statunitense. La decisione di fondare un gruppo che unisse il fascino della nera fiamma al groove ed alla potenza del Deathcore fu presto presa ed in poco tempo nacque quel malsano ibrido che prese il nome, per l’appunto, di Abigail Wlliams.
Il moniker della band fu ispirato dal libro “The Crucible” di Arthur Miller, che narra i drammatici eventi legati al celeberrimo processo alle streghe di Salem. Una delle protagoniste dell’opera è proprio Abigail Williams, instabile ragazzina 11enne che a causa di strani comportamenti fu creduta vittima di un incantesimo. In seguito tali disturbi furono più razionalmente addebitati ad ergotismo, un avvelenamento dovuto ad un parassita fungino delle segale (che può causare allucinazioni, problemi neurologici e persino la morte), tuttavia la giovane prese parte al processo in veste di maggiore accusatrice, causando l’incarcerazione ed in alcuni casi l’esecuzione di numerose persone innocenti ritenute colpevoli di atti di stregoneria. In accordo con la passione dimostrata dai colleghi nord europei per le tradizioni e la mitologia della propria terra, la band decise di prendere spunto, oltre che per il moniker anche per i propri testi dalla storia e dalle leggende a stelle e strisce, avvalendosi sin dal principio del fascino dei recenti miti statunitensi.
Dopo numerosi avvicendamenti che hanno lasciato al solo Ken Bergeron (aka Ken Sorceron, ex Aborted; attualmente attivo anche in Bro Jovi, Death Of Desire e Slitwrist) l’onere e l’onore del titolo di membro fondatore, la band giunge con il qui presente Becoming al terzo full lenght, dove il genere ibrido degli esordi lascia il posto ad un Black Metal melodico più puro, a tratti sinfonico, con venature di raffinata psichedelia. Slavato dalle primordiali tendenze core, il sound del disco risulta maturo e consapevole, capace, nonostante l’ovvia perdita di veemenza, di coinvolgere l’ascoltatore e trasportarlo fra reami e storie ormai lontane. Quello che a tutta prima sembra un vero e proprio sputo in faccia al music businness e che, per la cronaca, ha fatto perdere alla band frotte di fan dal cappellino storto ed il ciuffo stirato, ha portato d’altro canto i nostri eroi ad esibirsi al fianco dei seminali Mayhem durante un estenuante tour americano di oltre trenta date. Noncurante delle critiche di bandwagoning ricevute, il master mind della band ha dichiarato in una recente intervista che gli Abigail Williams sono in continua evoluzione e che Becoming, come il nome stesso suggerisce, altro non è che un ulteriore passo avanti.
La virata stilistica è percepibile sin dalle prime vibrazioni dell’opener “Ascension Sickness“. Atmosfere dilatate si mescolano a taglienti aperture dostorte in un disperato alternarsi emotivo. Il brano si muove tra il funereo ed il sognante, scivolando più volte fra la malinconia assoluta ed il senso di perdizione totale tipico dei maestri del depressive. Gli inserti sinfonici, dosati con cura, garantiscono impatto e coinvolgimento, senza mai risultare eccessivi o pacchiani. Nemmeno nella successiva “Radiance” il gruppo lascia la presa, persistendo sulle medesime coordinate del brano precedente. Le reminescenze Deathcore rimangono un vago ricordo, ventilato solamente dalla voce di Bergeron che a volte sembra preferire un profondo growl al più canonico screamig Black Metal.
Il disco procede lentamente attraverso l’inizialmente doomeggiante “Elestial“, introdotta da un introspettivo arpeggio di chitarra alternato a velenose sferzate metalliche. Le atmosfere oniriche e nebbiose sembrano aver preso pieno possesso del sound degli Abigail Williams, che nonostante non si distinguano in quanto ad originalità compositiva assoluta, dimostrano altresì di possedere la materia. Virtù questa enfatizzata dalla prolissa “Infinite Fields Of Mind“, che attraverso un’atmosfera letargica ed ipnotica scivola via come una processione di spettri nella bruma.
Ma la vera e propria perla nera del disco non è lungi dal manifestarsi: introdotta dal funereo intermezzo ambient “Three Days Of Darkness” giunge infine a noi la lunghissima, splendida “Beyond The Veil“. Oltre 17 minuti di puro feeling Funeral Doom dalle tinte Depressive e dall’espressività portata allo splendore. Con un incipit da colonna sonora il brano si snoda fra i meandri della mente umana in un vibrante viaggio musicale, accompagnato da partiture classiche soavi ed incalzanti. Stacchi estatici sfociano in agonizzanti deflagrazioni distorte per rituffarsi in avvincenti virate folk, creando un incredibile turbinio di emozioni, dalla rabbia alla malinconia, dalla disperazione alla speranza, capace di ricordare a chi se lo fosse dimenticato che la funzione primaria del Black Metal, in ogni sua accezione, è proprio quella di trasmettere emozioni, a prescindere dalla tecnica o dalla qualità della registrazione. Impossibile da descrivere a parole, il brano va ascoltato e gustato nella sua interezza, poiché da solo vale l’acquisto dell’album.
Tirando le somme gli Abigail Williams con questo Becoming, stupiscono tutti cambiando nuovamente direzione e consegnando ai posteri un lavoro discreto, sorretto da almeno una manciata di brani che, nonostante l’annuncio dello scioglimento della band a fine tour 2012, siamo quasi certi non cadranno nel dimenticatoio.
Alessandro Cuoghi
Lineup
Ken Bergeron: guitars vocals
Ian Jekelis: guitars
Alan Cassidy: drums
Bryan O’ Sullivan: bass
TRACKLIST
1) Ascension Sickness
2) Radiance
3) Elestial
4) Infinite Fields Of Mind
5) Three Days Of Darkness
6) Beyond The Veil