Recensione: Beer Blood and Blasphemy
E’ giusto che ogni epoca del metallo abbia la sua generazione di band atta a rivestire il ruolo, bonario, di ‘cafoni’ alcolisti e sboccati!
Confermo di leggere il tutto in chiave ovviamente positiva: ed ecco che, per questa era del metallo tricolore, la band più adatta a rivestire questo ruolo così importante arriva direttamente da Napoli. I Beerzerker confermano in pieno la loro attitudine festaiola, fiera portatrice di cattivo gusto, già dal monicker adottato.
“Beer, Blood and Blasphemy” è un EP autoprodotto di pregevole fattura già partendo dall’artowrk, ma è con la musica contenuta che, ovviamente, le cose si fan ben più serie e degne di maggiore attenzione. La proposta dell’ensemble partenopeo è una simpatica ‘caciara’ all’insegna di un death/thrash n’roll d’impatto, dall’attitudine parecchio festaiola (senza per questo scomodare testi con donnine nude, glorificazione degli atti riproduttivi umani e chissà cosa altro di ‘glammiana’ memoria) e scomoda, infarcita di pesantezze liriche infarcite a loro volta di un cattivo gusto ed una facilità alla ‘fan**lizzazione del prossimo’ che non può non stupire.
Quest’attitudine è talmente marcata da espandersi a qualsiasi aspetto del disco: dai riff di marcata scuola groove/thrash fino ai beat di batteria spezzati, essenziali e di ‘Panteriana’ memoria, senza dimenticare un basso slabbrato e mai impastato (figlio anch’esso di un certo thrash moderno) e le vocals in scream, dal piglio sempre straziato e spaccatonsille. I riff sono essenziali, pura voglia di fare casino: non si può dire infatti, che l’originalità sia un punto di forza di questo esordio, ma il tutto viene compensato come già detto da una personalità di riflesso, vale a dire l’attitudine sboccata poc’anzi citata, oltre che da un tiro decisamente assassino.
I pezzi contenuti in questo “Beer, Blood and Blasphemy” sono, infatti, paragonabili ad un dilaniare di proiettili dopo un falso armistizio: partendo dalla title-track, l’opera stordisce fin da subito con il suo mix strumentale carico di groove scapoccione e la sua voglia di far urlare a squarciagola parolacce in serie all’ascoltatore. I brani viaggiano tutti su un livello qualitativo costante senza mai fortunatamente calare, fornendo anzi dei picchi di disgustosa eccellenza quali ‘Slapper’ (dai rallentamenti sadicamente esplosivi) e la conclusiva ‘Slam Drunk’ (con le sue influenze punk marcatissime ed un rallentamento finale per cui rompersi il collo).
La produzione del tutto, dal piglio estremamente moderno e con i suoi dovuti trigger sulla batteria, è di eccellente fattura e stupisce bene per l’ottimo amalgamarsi tra di loro dei singoli strumenti, raggiungendo un livello ben sopra la media dell’autoproduzione tipica. Ottimo in tal senso lo screaming lacerante del singer K (ora fuori dalla band e sostituito dal nuovo elemento Ultragore) all’ìnterno del mix complessivo, caratteristica che pone il groove complessivo sfoderato dalla band ad un livello di coinvolgimento molto, molto alto. Non ci sono difetti di sorta anche se, aldilà di una certa personalità extra-musicale, mi premerebbe sottolineare nell’immediato futuro delle maggiori dosi di spunto per una più spiccata orginalità del riffing complessivo, ma nonsostante tutto come prima prova direi che siamo su livelli eccellenti.
Dal primo secondo fino all’ultimo respiro, in questa opera prima i Beerzerker non fanno altro che esporre e confermare una voglia di suonare metal e fare casino, scomodando nomi sacri quali Entombed e Pantera, unendo al tutto un andamento scanzonato ed offensivo, rigorosamente ritmato al suono di stormi di bottiglie di birra vuote lanciate, con la massima foga, contro il pavimento: questo EP è come se ti dicesse…
” Fan***o, noi siamo i Beerzerker e vogliamo fare casino.
Tu non sei nessuno per intralciare il nostro cammino! “
Non male vero?
Uno dei dischi ideali da pompare a massimo volume in auto dopo una giornata di lavoro stressante, al ritorno verso casa, per percare di dimenticare l’ennesima, inutile ed ingiustificata, lavata di testa del tuo capo.
Godurioso. E gran bella sorpresa, l’ennesima, da parte di un metallo tricolore ormai propenso a riscattare la sua ambita rivendicazione in chiave globale. O almeno si spera.