Recensione: Before You Can Build

Di Federico Mahmoud - 29 Marzo 2007 - 0:00
Before You Can Build
Band: Hellriders
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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65

Gli Hellriders sono quattro giovani musicisti da Cesena, attivi dalla seconda metà del 2005 e approdati con Before You Can Build alla seconda release di una promettente carriera. L’EP, autoprodotto come il precedente demo Takin’ Possession, riparte dalle prove generali dell’esordio per cimentarsi in una mistura di stili e influenze che, pur necessitando di alcuni ritocchi, offre già diversi spunti meritevoli d’attenzione. La matrice è un thrash moderno e contaminato, riconducibile per comodità a due band di riferimento quali Pantera e Machine Head, ma in mezzora scarsa c’è spazio per numerose divagazioni: dal groove dei Black Label Society (signori dei volumi chitarristici esagerati) a echi nu-metal-core, tra stacchi acustici, intermezzi strumentali e timide escursioni su tempi dispari.

Hellrider è un’opener monolitica, in cui prevalgono tempi medi e atmosfere industriali; di fronte a un comparto strumentale ineccepibile, l’unico punto interrogativo è sollevato dalla prestazione di Carlo, il cui vocione impetuoso (pur efficacissimo nel valorizzare il rigore delle chitarre) risulta monocorde alla lunga distanza. Meglio allora Blood on the Snow e, soprattutto, Human to Human, in cui il vocalist dà prova di una certa poliedricità: da growl a efficaci melodie, ecco come aggiungere dinamicità a un pezzo già di per sé ottimamente strutturato. Sin dalle prime battute è chiara l’intenzione del gruppo di puntare su groove e passaggi facilmente memorizzabili: nascono così l’irruenza panteriana di D.I.F. (con un ritornello semplice ma azzeccato) o la conclusiva, prolungata The Result, senza dubbio la composizione più tipicamente thrash del lotto. Il desiderio di uscire dagli schemi emerge nelle già citate Human to Human e Blood on the Snow, merito di una sezione ritmica ispirata e capace di partiture non banali.

Nonostante una certa immaturità latente (peraltro giustificata dall’età media dei protagonisti), Hellriders è un nome da registrare per tutti gli amanti delle sonorità più moderne. Forti di suoni più curati, prioritari alla luce del genere proposto, e di una maggiore coesione in sede di songwriting il quartetto potrà ambire a importanti traguardi; vitale, nel frattempo, la ricerca di un indirizzo stilistico più chiaro e definito. Del resto, before you can build… you have to destroy!

Federico ‘Immanitas’ Mahmoud

Tracklist:
01 Hellrider
02 Blood on the Snow
03 Instincts Dominion
04 Human to Human
05 Understand This…
06 D.I.F.
07 The Result

Line-up:
Carlo – voce
Wole – chitarra
Michele – basso
Taio – batteria

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