Recensione: Beneath the Mask (Reissue)
Questa recensione nasce dalla mia curiosità e da un errore: appreso che gli Ancesthor “sono uno dei segreti meglio custoditi del Messico”, dove la scena Metal è gigantesca e piena di sorprese, e che suonano un Thrash tecnico sulla scia dei Demolition Hammer, Vio-lence e dei tedeschi Exumer, non ho resistito e ho deciso immediatamente di approfondire la questione.
Per combinazione in redazione è arrivata la richiesta di recensire ‘Beneath the Mask’, che ho dato per scontato fosse il loro ultimo album.
Mi sono, dunque, messo all’ascolto, sicuro di riuscire nel duplice scopo di conoscere una band e di cercare di farla conoscere ai nostri lettori attraverso un prodotto fresco ed attuale.
Invece no … dai Metal Archivi, la “Treccani del Metallaro”, risulta che il nuovo album si chiama ‘White Terror’ ed è uscito il 7 gennaio 2022 nel solo formato digitale, mentre ‘Beneath the Mask’ è il secondo album della band, pubblicato originariamente nel 2013 da Metal Ways Records, poi ri-registrato completamente nel 2018 da una formazione nuova per tre quarti ed ora ristampato, conforme alla seconda edizione, nel formato CD con tiratura limitata dalla Ripride Records.
Che casino … ho impiegato un tempo infinito per scrivere questa frase e neanche mi è venuta bene. Comunque, visto che ormai c’ero, ho deciso di procedere lo stesso e di scrivere qualche riga.
Insomma … se parliamo di Thrash tecnico c’è ancora del lavoro da fare … non è che bastino 2159 cambi di tempo al minuto per emergere da questo particolare settore del ‘battere e percuotere’.
Se invece mettiamo da parte le catalogazioni, bisogna dire che gli Ancesthor, con ‘Beneath the Mask’, azzannano alla giugulare senza la minima pietà: veloce e feroce sono gli aggettivi che meglio identificano il loro sound, colmo di riff aggressivi, ritmiche rocambolesche d’assalto che variano di continuo ed un cantato velenoso, che mette in luce una rabbia infinita seguendo la migliore tradizione Old School.
Ira che, per troppa agitazione, ogni tanto diventa cieca (come all’inizio di ‘Fortress Paehlk’, ad esempio) e fa partire il combo per la tangente, con una consequenziale confusione sonora che, disfacendo la costruzione di alcuni pezzi, crea un po’ di fastidio.
Di rimando, sono molto apprezzabili i tentativi di placare l’istinto selvaggio inserendo qua e là delle partiture dove la melodia prevale sulla furia … un po’ di calma in mezzo alla tempesta diciamo … uno stemperamento degli animi.
Tra l’altro, sono proprio queste sezioni melodiche, come le parti acustiche che interrompono la frenesia della già citata ‘Fortress Paehlk’ e della successiva ‘Heirs of the Nitrogen Age’ o le Twin Guitars in ‘The Everlasting Quest’, che evidenziano la buona preparazione della lineup dell’epoca, ora completamente rimaneggiata con il rientro di alcuni musicisti degli esordi.
‘Beneath the Mask’ mostra una band con qualche messa a punto ancora da fare, ma quasi pronta a partire, soprattutto con buone idee e con in testa il chiaro concetto di Thrash Metal.
Peccato che la band sia cambiata, sarebbe stato interessante vederne l’evoluzione.
Comunque la curiosità è rimasta, anche se non posso concludere con la frase “aspettiamo il prossimo lavoro” … belin … è appena uscito! Non ci resta che ascoltarlo e trarre le nostre conclusioni.