Recensione: Better Off Dead
Tacciato di incapacità e deriso agli esordi, il trio tedesco capitanato da Tom Angelripper – una delle figure chiave della scena thrash europea – stringendo i denti riesce a ritagliarsi uno spazio nei favori del pubblico con Persecution Mania (1987), per poi raggiungere il meritato successo con quello che è considerato il massimo capolavoro dei Sodom: Agent Orange.
Nemmeno un anno dopo, nel 1990 lo Zio Tom torna in pista con la sua band per Better Off Dead, probabilmente l’album più venduto del trio, nel tentativo di bissare il capolavoro; tentativo, a parere di chi scrive, andato davvero a buon fine.
Pur riprendendo il marchio di fabbrica del gruppo, dalla sporchissima voce di Tom alle liriche ancora una volta incentrate sulla guerra, i Sodom riescono a proporre qualcosa di nuovo, con alcune composizioni che, pur abbandonando la tipica, schizofrenica velocità delle origini, non perdono un briciolo di potenza: esempio portante è The Saw Is The Law, mid tempo che lentamente incalza l’ascoltatore con riff che strizzano l’occhio all’heavy metal più classico, una vera sorpresa dopo i veloci brani iniziali, che tutto lasciavano presagire fuorché un rallentamento. E se col pezzo successivo si riacquista una certa velocità, ancora si parla di heavy metal (NWOBHM a esser pignoli) con Turn Your Head Around, altra cover dei Tank, uno dei gruppi preferiti dello Zio.
Con Capture The Flag torna a farsi sentire il vecchio thrash di casa Sodom: dopo un inizio cadenzato ci si ritrova immersi nella battaglia, mentre si arranca nella giungla vietnamita per catturare Hamburger Hill, tra sfuriate e strofe più cadenzate, velocizzate all’inverosimile dopo lo stacco strumentale. Altra cover, Cold Sweat (Thin Lizzy), ed ecco Bloodtrails, dove la velocità la fa ancora una volta da padrone. Se Never Healing Wound, insieme a Tarred and Feathered, risulta tra i brani meno convincenti del lotto, ci pensa la title track a risollevare le sorti dell’album prima della sorpresa Resurrection. Dedicata da Tom Angelripper al padre scomparso, Resurrection – proprio come The Saw Is The Law – ha davvero poco a che spartire con i canoni del thrash, dal ritmo cadenzato al sorprendente chorus, per finire con le ultime strofe, che abbozzano quasi un falsetto. Ma il capolavoro deve ancora venire… Stalinorgel: un pezzo che sulla linea di Bombenhagel e Ausgebombt propone un thrash / punk piuttosto semplice quanto devastante, malsano nel suo descrivere gli orrori del fronte orientale, dove l’urlo di terrore Stalinorgel!, che spesso eccheggiava nelle linee tedesche all’arrivo dei razzi sovietici – soprannominati dai tedeschi Organi di Stalin per via della forma delle rampe di lancio – si trasforma in un ritornello devastante, di fronte al quale sfido chiunque a rimanere impassibile.
In conclusione, nonostante l’addio di Frank Blackfire e l’entrata di un meno valido Michael Hoffman alla chitarra, e nonostante una produzione non eccellente come quella del precedente Agent Orange, Better Off Dead si rivela sicuramente uno dei migliori album prodotti dallo Zio Tom Angelripper, che riesce a proporre qualcosa di nuovo senza dover rinunciare al passato.
Federico ‘fritz’ Vicari
Tracklist:
01 An Eye For An Eye
02 Shellfire Defense
03 The Saw Is The Law
04 Turn Your Head Around
05 Capture The Flag
06 Cold Sweat
07 Bloodtrails
08 Never Healing Wound
09 Better Off Dead
10 Resurrection
11 Tarred And Feathered
12 Stalinorgel