Recensione: Better Undead Than Alive 2
In un mondo della musica in ormai irreparabile crisi, sono ancora più poche del solito le etichette di culto. Una di queste, senza mai perdere una tacca del proprio status, e’ indubbiamente la Code666.
Nata ormai diversi anni addietro come uno sfogo – nelle parole del suo fondatore, uno sfogo anche di carattere personale – la piccola label ha saputo subito conquistare gli ascoltatori del metal estremo più evoluto, personale e sperimentale. Gruppi come Aborym, Manes, Diabolicum, Negura Bunget e molti altri hanno lasciato un segno indelebile nell’immaginario musicale proprio grazie al supporto della casa discografica romagnola.
Oggi, dopo una prima edizione di questa compilation/manifesto uscita anni addietro, Better Undead Than Alive torna a testimoniare la volontà di rivalsa della Code666 dopo anni difficili e di basso profilo.
Come in precedenza, grande cura viene destinata alla creazione della raccolta: non solo i gruppi sono ordinati con senso logico, ma il disco viene reso opera unitaria con degli intermezzi strumentali ad opera di Davide Tiso degli Ephel Duath: semplici soundscapes con lo scopo di dare collante sonoro alle variegate atmosfere dei vari brani.
Brani che permettono di addentrarsi nelle tenebre in diversi modi, appunto: dal black/doom stranamente epico dei Minethorn, alla ferocia industrial black dei noti The Axis Of Perdition, sino alla tragica quiete dei nostrani Void Of Silence, con uno strumentale da pelle d’oca.
Notevoli anche scoperte assolute, come gli avantgarde DSD, con un pezzo che ricorda gli antichi Diablerie e che rappresenta una delle vette assolute della raccolta.
Altre grosse scoperte sono ad esempio gli Herrschaft, autori di un’EBM metallizzata decisamente interessante; o i più gotici The Oath, di nuovo sul versante black metal come genere di riferimento.
Riferimento, appunto, perché ognuno in questo roster plasma la musica secondo la propria volontà. Dai gruppi di grido come Diabolicum e soprattutto Negura Bunget aspettiamo solo conferme, che ovviamente riceviamo; mentre l’unica falla della corazzata Code666 sembrano sempre essere i prolissi inglesi Fen, anche qui autori di una prova interminabile (quindici minuti) e purtroppo noiosa, posta giusto in chiusura.
Pollice alzato dunque per l’ennesima volta alla Code666 e un augurio di lunga vita: di manifesti come questo, ma soprattutto di simili volontà e determinazione artistica, oggi abbiamo ancor più bisogno.
Alberto Fittarelli
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Tracklist:
1. Well – Davide Tiso
2. Icons ( Of The Cursed Earth ) – Minethorn audio
3. Done! – Davide Tiso
4. Chained In The Damnation Asylum – The Axis Of Perdition
5. We Have – Davide Tiso
6. Abandoned Emptiness – Damned Spirits’ Dance
7. Been Good – Davide Tiso
8. Salvation Through Vengeance – Diabolicum
9. Instrumental Void – Void Of Silence
10. At – Davide Tiso
11. Abyssal Wounds – Herrschaft
12. Holding On – Davide Tiso
13. Abstract Emotion – The Oath
14. It Was – Davide Tiso
15. Adrift – The Prophecy
16. Worth – Davide Tiso
17. Cumpana – Negura Bunget
18. It – Davide Tiso
19. Twilight Descends ( Eulogy ) – Fen
NB: la nazione e’ stata scelta in riferimento all’etichetta, cosi’ come il genere musicale e’ quello comune alla maggior parte dei gruppi coinvolti.