Recensione: Better Yet…

Di Fabio Vellata - 10 Ottobre 2009 - 0:00
Better Yet…
Band: Bert Heerink
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
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70

Bert Heerink, un nome che alla stragrande maggioranza degli amanti di musica hard rock ed AOR dirà effettivamente poco, soprattutto se recenti appassionati al genere.
Il buon Bert tuttavia, qualche credenziale di tutto rispetto la può senz’altro esibire, mostrando un curriculum che, seppur non di primissimo piano, potrà di certo suscitare qualche memoria nei “vecchi” navigatori della scena, dando il là a ricordi nostalgici legati ai gloriosi anni ottanta.
Olandese di nascita e singer molto conosciuto in patria a livelli, per così dire, “commerciali”, Heerink è stato, infatti, il frontman dei Vandenberg, band culto dei dorati eighties, nota principalmente per aver in seguito fornito ai leggendari Whitesnake del periodo  “1987” / “Slip Of The Tongue” una delle due asce in formazione – Adrian Vandenberg per l’appunto – ma parimenti responsabile della pubblicazione di un trio di ellepì dall’indubitabile valore storico, con menzione doverosa per il significativo “Heading For A Storm” del 1983.

Disperso tra i flutti di una carriera addentro agli affari hard n’heavy solo per i primi tempi e poi proseguita su territori maggiormente rock-pop – tali da renderlo nome rinomato nella terra dei tulipani ma per lo più ignoto altrove – l’esperto frontman è stato recentemente riscoperto nella veste d’interprete hard dalla coppia di autori tedeschi Chris Lessman e Michael Voss che, dopo averlo inserito nella lista dei “convocati” per la compilation “Voices Of Rock” da poco tempo in circolazione, hanno di fatto procurato a mr. Heerink la possibilità di incidere un album nuovo di zecca “alla vecchia maniera”, improntato cioè, sui classici toni AOR-melodici.

Penne eccellenti ed ospiti illustri (Harry Hess, Russ Ballard, Paul Young, Tony Martin e Bob Daisley tra gli altri) per un disco che riconsegna intatte le buonissime doti vocali del singer, offrendo a completamento di un’encomiabile opera di “recupero”, anche qualche piacevole brano ottimamente prodotto.
Ambientazioni di certo lontane dalle esuberanze heavy degli esordi ma, ad ogni buon conto, foriere di momenti gradevoli e di qualche spunto brillante, come evidenziato nella frizzante opener “Panic Attack” – traccia non a caso scelta come singolo – che si esalta in un ritornello alquanto brioso e radiofonico. Il profilo stilistico del disco si alimenta di situazioni notevolmente “leggere” e molto di rado dai toni accesi, prediligendo un taglio easy listening di stampo pop-aor che non dispiace e che, pur scadendo di tanto in tanto in linee melodiche un po’ troppo ordinarie, accompagna piacevolmente senza grossi disappunti.
“April”, “Falling Down”, “All Fired Up” e “Restless Heart” sono, in effetti, canzoni scorrevoli e dotate d’interessanti dosi di classe e buon gusto, aiutate da suoni ben curati (opera di Michael Voss, garanzia di qualità) e ritornelli di pronta presa.
A limitare la valutazione complessiva di “Better Yet…”, intervengono tuttavia episodi piuttosto banali e scontati come “Love Is Like Heaven” e la doppietta conclusiva “Precious” / “Significance”, pezzi di rock melodico del tutto trascurabili, da considerarsi semplici riempitivi di una tracklist non del tutto omogenea.

Il valore globale è insomma discreto, i suoni ben bilanciati e la voce senza dubbio ottima.
In definitiva un dischetto grazioso, come tante altre uscite di questo periodo non proprio indispensabile, ma per nulla antipatico con, oltretutto, il considerevole merito di riconsegnare alla scena rock internazionale un artista di talento.
Non basterà a definirlo un highlight dell’annata, ma di sicuro sarà sufficiente per farne un ascolto senza complicazioni, adattissimo a momenti di disimpegnata tranquillità e piacevole relax.

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Tracklist:

01.    Panic Attack
02.    April
03.    Whose Side Are You On
04.    Falling Down
05.    Love Is Like Heaven
06.    All Fired Up
07.    Can’t Make Me
08.    Restless Heart
09.    Preciosu
10.    Significance

 

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