Recensione: Between Elation And Despair

Di Giuseppe Abazia - 3 Aprile 2009 - 0:00
Between Elation And Despair
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Anno: 2009
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90

Direi che ormai è ufficiale: i Longing For Dawn sono uno dei migliori act della storia del doom estremo. Se i precedenti album (One Lonely Path e A Treacherous Ascension) ci avevano consegnato una band già matura, già capace di imporre la propria spiccata identità, è con Between Elation And Despair che i Longing For Dawn smettono di essere “semplicemente” una delle più grandi promesse del moderno panorama doom, e divengono una delle nuove colonne portanti del genere. Laddove One Lonely Path si era contraddistinto per la sua inedita quanto affascinante mescolanza fra funeral doom e dark ambient, e laddove A Treacherous Ascension aveva capitalizzato le qualità messe in luce col precedente album, Between Elation And Despair è la definitiva consacrazione di una band il cui monicker rientra, di diritto, fra i nomi più prestigiosi che abbiano mai calcato la scena doom.

Nessun particolare stravolgimento è stato operato ad una formula già rivelatasi vincente e, nel suo campo, innovativa: Between Elation And Despair rappresenta, almeno per il momento, il gradino più alto di un processo di raffinazione e di crescita iniziato circa cinque anni fa. Ciononostante, pur nell’immobilismo tipico del funeral doom, qualcosa è cambiato nel modo di comporre musica dei Longing For Dawn: chi ha seguito da vicino la loro evoluzione non potrà non accorgersi del feeling di rinnovamento che pervade l’album, della più compatta sinergia che unisce la componente funeral doom con quella ambient, e del fluire differente – eppur familiare – delle canzoni. C’è qualcosa di diverso in Between Elation And Despair; forse sarà l’incisività più penetrante dei soundscapes d’atmosfera, o l’uso leggermente più esteso della voce pulita, o la presenza più consistente di passaggi acustici, o ancora la maggiore potenza e limpidezza della produzione. Sta di fatto che il platter, pur conformandosi pienamente al tipico stile dei Longing For Dawn, è chiaramente animato da una rinata passione e da un’ispirazione compositiva elegante, spontanea, viscerale.

Se nelle precedenti creazioni della band si respirava aria di apocalisse, in Between Elation And Despair la devastazione, silente eppure inarrestabile, ha già avuto luogo; se prima la tempesta era incipiente, ora non restano che la desolazione e l’introspezione a riempire il vuoto lasciato dallo scorrere inesorabile degli eventi. Come un vento gelido, l’atmosfera plumbea dell’album si fa strada lentamente nell’ascoltatore, senza colpirlo in modo diretto, ma insinuandosi senza pietà fra le pieghe delle sue emozioni; i Longing For Dawn compongono musica riflessiva, che non si concede mai di allentare la presa della propria freddezza, ma prosegue diritta per la propria strada, destinata ad essere apprezzata a pieno solo da chi è in grado di abbandonarsi alla potenza catartica delle sue soffocanti, funeree melodie, ed alla grigia oppressività delle sue atmosfere.
A questo punto è superfluo specificarlo, ma è chiaro che la proposta musicale dei Longing For Dawn è decisamente complessa, di difficile fruizione, senza alcun compromesso nel suo estremismo e senza alcuna indulgenza di più facile ascolto; i tempi sono sempre molto lenti, e sebbene gli intermezzi ambient stemperino parzialmente la pura pesantezza del sound (andando, però, a far pendere la bilancia sul versante dell’angoscia e dell’inquietudine), l’album si presenta generalmente come un monolite senza aperture. D’altra parte, benchè qualche rigo più in alto si sia accennato ad una presenza maggiore di voce pulita, lo stile vocale largamente prevalente resta il growl, che ancora una volta stupisce per la sua espressività, per la sua potenza, e per la sua vena disperata, andando a confermare il cantante dei Longing For Dawn come uno dei migliori del suo genere.
Quattro sono le canzoni che costituiscono Between Elation And Despair, tutte di lunga durata (da un minimo di nove minuti e mezzo, ad un massimo di sedici); il fluire di una traccia dopo l’altra evidenzia una visione d’insieme che spinge l’ascoltatore a non approcciarle singolarmente, ma ad intraprendere il viaggio per intero, tutto d’un fiato. Un’esperienza che alcuni potranno trovare ostica, ma che appagherà immensamente coloro i quali sono dotati della giusta sensibilità per apprezzarne la forza emotiva e l’affascinante decadenza.

Insomma, siamo nuovamente di fronte ad un’opera monumentale, ma stavolta l’impresa è di portata maggiore: stavolta i Longing For Dawn tornano sulla scena doom imponendosi come uno dei suoi nuovi leader, forti di una discografia impeccabile e di un sound originale in un campo dove proporre qualcosa di innovativo è tutt’altro che facile. Between Elation And Despair è un album da ascoltare quando si ha voglia di fermare il tempo, e ci si vuole ritagliare uno spazio solo per sè stessi e per le proprie emozioni; ma soprattutto, è un capolavoro che suggella una carriera priva di passi falsi, e che proietta definitivamente i Longing For Dawn nell’olimpo del doom.

Giuseppe Abazia

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Tracklist:

01 – Our Symbolic Burial (15:21) (sample)
02 – A Sunrise At Your Feet (11:03)
03 – Reflective (9:37)
04 – The Piscean Dawn (16:18) (sample)

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