Recensione: Between The Light

Di Daniele D'Adamo - 21 Febbraio 2014 - 18:11
Between The Light
Band: Anomalie
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2014
Nazione:
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76

 

Quando si scrive e si discute di one-man band che bazzicano l’underground black metal, è facile che si assumano posizioni tanto distanti quanto estreme. Da un lato c’è chi considera le opere partorite da tali artisti come meri esempi di minimale caos musicale, dall’altro c’è la massa sotterranea di misantropi che trovano negli artisti stessi un rifugio ideale in cui liberare la propria mente.

In questo ragionamento, Marrok e il suo progetto Anomalie trovano collocazione in una sostanziale via di mezzo. “Between The Light” (non a caso…), suo debut-album nonché unico lavoro dal 2011 – anno di nascita – , conserva una sorta di equidistanza dagli abissali crepacci del depressive e dalle tempeste emozionali del post-black. Come dire, una trasvolata sull’immaginario confine fra gli orrori strazianti di Xasthur e le eteree armonie degli Alcest. In questo modo, Marrok riesce a inserirsi fra le vette delle Montagne della Follia con una discreta originalità, derivante – per l’appunto – dall’aver saputo costruire un sound certamente non innovativo ma sicuramente personale.   

Accanto a istanti di rabbuiamento in cui la deflagrante potenza dei blast-beats fa precipitare Marrok e il suo disperato scream nei burroni della demoralizzazione, si passa quindi attraverso momenti di aulica melodiosità, magari sottolineata da abbondanti ma mai invasivi tappeti di tastiere. Qui, davvero, la mente evapora per raggiungere l’etere e cavalcare l’onda solitaria che porta al Mondo dei Sogni, come in “Tales Of A Dead City”, che, appunto, precipita rapidamente dal Paradiso all’Inferno e viceversa nell’altalenare fra delicate voci femminili e rabbiose accelerazioni a base di blast-beats. Con la roca voce di Marrok a far da collante al tutto, poiché il suo perenne urlo porta per mano la musica anche quando essa, nei suoi segmenti più tranquilli, viene tradizionalmente accostata alle clean vocals.     

In questa perenne biunivocità, pare tuttavia che il nocchiere austriaco trovi maggiore profondità di sentimenti quando s’imbarca in direzione del Mare della Disperazione. “Oxymora” ne è un esempio. L’incattivirsi dei riff di chitarra, ‘zanzarosi’ come da ortodossia black ma non troppo, e i loro giri melodico-decadenti, trovano terreno fertile per affossare la mente nella semi-oscurità del crepuscolo. In quel limbo, cioè, ove non è mai giorno e non è mai notte; limbo che avvolge con i suoi colori morenti la mente delle anime solitarie, struggendole di malinconia.       

Marrok si è mantenuto sobrio anche nello sviluppo delle cinque song del platter (la sesta è una cover di “Hurt” dei Nine Inch Nails, personalizzata a dovere ma troppo avulsa dal contesto per rivelarsi un esperimento interessante), evitando di dilatarle oltremodo sì da renderle noiose. Del resto, questo genere mal si presta, per via della necessità di dover entrare sino in fondo nel cuore, a essere disegnato con brani della lunghezza di tre, quattro minuti. Il compromesso raggiunto dal Nostro si può dire allora azzeccato, segnatamente a questa sfumatura del songwriting. Songwriting che, comunque, raggiunge in generale dei buoni livelli d’intensità melodica; se non addirittura ottimi in certi momenti come per esempio si può ascoltare in “Blinded” e nel suo tormentoso solo di chitarra cesellato dalle abili mani di M.S. (Harakiri Fir The Sky, Bifröst).       

Prova incoraggiante, quindi, per Marrok e i suoi Anomalie. Cioè… per se stesso. “Between The Light” è un punto di partenza ideale per portare avanti lo sviluppo di un’idea forse non rivoluzionaria ma ricca di spessore emotivo e di visionarietà. Un’idea che, se indirizzata ancor di più in direzione dell’intimità dell’Uomo Solo, potrà regalare ulteriori soddisfazioni.

E non solo a lui.

Daniele “dani66” D’Adamo
 

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