Recensione: Between Two Worlds
Francamente non partiva con le migliori premesse, il progetto solista di Abbath degli
Immortal: una direzione improntata all’heavy/hard rock, alla Motörhead, per intenderci, sembrava essere quella scelta dalla band, impressione confermata al primo ascolto
dall’opener The Storm I Ride, decisamente vicina a quel genere, e in modo abbastanza scadente.
La sorpresa arriva col riff introduttivo di Warriors, il brano successivo: lì la musica cambia, letteralmente, lasciando spazio ad atmosfere tipiche degli Immortal, era
At The Heart Of Winter. Un epico, lento e dissonante riff, che da solo, con due note, riesce a mettere in riga tutta una serie di epigoni nati e morti nel lasso di un paio di album, e che si ricollega direttamente alla
tradizione cara a Quorthon ed ai suoi Bathory; un brano che, se non fosse per la mutata voce di
Abbath (che riconoscerete come meno black e più ‘autentica’), sarebbe da inserire tra i capolavori degli Immortal stessi.
La batteria di Armagedda (chi se lo ricorda sul primordiale Diabolical Fullmoon
Mysticism?) non batte più tempi veloci, ma quasi sempre mid-tempos adeguati alle atmosfere create con grande spessore; il chitarrista
Ice Dale si adatta alla perfezione alle direttive del capo, che con un moniker tanto semplice ha voluto identificare immediatamente la band con se stesso, e il tutto ruota alla perfezione intorno ad arpeggi scarni e perfetti, a riff taglienti ed epici, sino alla fine della tracklist.
Il resto del lavoro è fatto dai testi, scritti dal celeberrimo sparring
partner di Abbath, quel Demonaz che dovette ritirarsi dalla musica
suonata a causa di una grave forma di tendinite al braccio destro: e che qui
torna, dietro le quinte, per prendersi cura di un nuovo progetto del suo
‘fratello in musica’. Testi che ovviamente mantengono l’elemento epico come
primario, con veri e propri manifesti d’orgoglio ad impreziosire l’opera degli I.
Non si capisce veramente il perché di una canzone tanto ‘Motörheadiana’ in apertura, una volta giunti alla fine: i
Bathory, nella versione evoluta dagli Immortal, ma un passo ancora oltre, sembrano essere gli unici numi tutelari di questo splendido disco, che vi avvincerà molto più di quanto possiate aspettarvi. Promesso.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. The Storm I Ride 03:27
2. Warriors 05:53
3. Between Two Worlds 05:52
4. Battalions 04:46
5. Mountains 06:05
6. Days of North Winds 04:04
7. Far Beyond the Quiet 07:13
8. Cursed We Are 05:16