Recensione: Between Wisdom and Lunacy
A due anni di distanza dall’esordio discografico con “Astral Mirrors”, i Midwinter tornano a farsi sentire con questa loro seconda fatica intitolata “Between Wisdom and Lunacy”.
L’attitudine non è cambiata e la band continua a proporre un black sinfonico con un uso mai smodato delle tastiere, ma soprattutto con un orecchio sempre rivolto alla melodia e un uso degli strumenti che ricorda molto più l’heavy classico del black vero e proprio.
Ma passiamo subito a parlare di questo lungo disco che conta la bellezza di 13 tracce. L’intro è affidata a un brano strumentale che non solo nel titolo, ma anche nella sostanza, è destinato a riallacciarsi a quello di chiusura. Mi sfugge però il significato dei 33 secondi iniziali e dei 49 finali che riproducono il rumore di qualcosa che viene fatto girare in aria.
Per fortuna la musica cambia in maniera sostanziale con “No Gods Have Built My Skies”, brano epico e melodico in cui ben si esplicitano le caratteristiche della band. Il tappeto sonoro dato dalle tastiere e dalle partiture sinfoniche è quasi sempre presente, ma son ben pochi i momenti in cui esso diviene preponderante. Per la stragrande maggioranza della canzone (e poi nelle successive tracce) sono i riff di chitarra, in compagnia di basso e batteria, a reggere la melodia e il songwriting.
Come si diceva all’inizio le soluzioni compositive, così come la struttura stessa delle canzoni, si discostano in maniera piuttosto netta da quanto proposto dalla media delle produzioni black tradizionali. Lo stile dei Midwinter è molto più legato all’heavy classico e all’epic di qualche anno fa. Nella maggior parte dei casi infatti ci troviamo di fronte a canzoni che, cantate con voce pulita e ripulite dalle tastiere, potrebbero figurare tranquillamente su un album di qualche vecchia glory dell’heavy.
In questa ottica vanno visti anche i frequenti cori che si rincorrono in quasi tutte le tracce del disco, in genere con alterne fortune. Si segnalano in particolare, forse anche per il sapore quasi folk, quelli presenti in “Of Troll and Thurs”, forse tra i più ispirati del cd.
Con “Monument of Pain”la band sembra volersi concedere un brano maggiormente cupo e d’atmosfera. La canzone inizia infatti con una buona intro sinfonica, ma ben presto fan di nuovo capolino i cori e una base ritmica dal sapore epico. Al contrario, uno dei pochi casi in cui sembra di essere maggiormente in presenza di un disco black è la settima “Thorns of Fire”, traccia che punta maggiormente sulla velocità e su una voce decisamente più sgraziata che nei casi precedenti, così come su chitarre più taglienti.
Dopo l’ascolto di questi primi otto titoli, si può notare abbastanza facilmente una certa “immobilità stilistica” che porta tutte le canzoni ad assomigliarsi in maniera più o meno netta, così come a ritrovare passaggi simili in più di una occasione. Per fortuna, quasi rendendosi conto di tutto ciò, i Midwinter cercano di movimentare un po’ la situazione con la nona “Where Steel Is Born”, canzone dal songwriting decisamente più vario rispetto alle precedenti con vari cambi di tempo e di stile.
Subito dopo troviamo “Blessed with Wings of Madness” che potrebbe facilmente essere etichettata come la “suite” dell’album essendo il brano più lungo con i suoi 7,48 minuti. La band sembra aver concentrato tutte le proprie capacità in questa coppia di canzoni, con il fortunato risultato di risollevare decisamente le sorti di un cd altrimenti piuttosto mediocre.
Il disco viene idealmente concluso, al di là della bonus-track (a mio avviso erroneamente piazzata in quel punto, avrebbe fatto meglio a essere messa a metà o proprio come ultimo brano esterno all’economia del percorso musicale di questo cd) e dell’outro, da “Alone with My Sorrow”, brano lento e demandato quasi esclusivamente alle tastiere con solo l’inserimento della voce recitata.
La produzione purtroppo non risulta sempre all’altezza, sia per quello che riguarda alcuni strumenti (chitarre abbastanza confuse in alcuni punti) che per il mixaggio e i volumi degli stessi (tastiere così basse da risultare spesso inudibili). Non all’altezza a risulta a volte anche la sezione ritmica che, aldilà dell’onnipresente doppia cassa, non risulta granchè ispirata.
In conclusione si tratta di un disco discreto, piuttosto ben suonato, senza però segnalarsi come una delle sorprese di questo 2006. Rimane comunque apprezzabile la scelta dei Midwinter di variare il loro sound rispetto alla media dei gruppi black con abbondanti inserti heavy.
Tracklist:
01 Between Wisdom…
02 No Gods Have Built My Skies
03 Of Troll and Thurs
04 Song Inside
05 Monument of Pain
06 Bleeding Black Fire
07 Thorns of Fire
08 Dragonrock
09 Where Steel Is Born
10 Blessed with Wings of Madness
11 Alone with My Sorrow
12 Pet Sematary (bonus track)
13 … and Lunacy
Alex “Engash-Krul” Calvi