Recensione: Beyond Magnetic [EP]

Di Stefano Burini - 2 Giugno 2012 - 0:00
Beyond Magnetic [EP]
Band: Metallica
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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65

Storia lunga e ben nota quella dei Metallica, uno dei due/tre gruppi metal più famosi del mondo, probabilmente davanti anche a gente come Iron Maiden e Black Sabbath. Dagli esordi in compagnia di Dave Mustaine, in seguito sostituito da Kirk Hammett, passando per la tragica fine di Cliff Burton e l’avvicendarsi di altri tre bassisti, senza contare le scelte stilistiche e di “marketing” che li hanno portati a diventare un gruppo di massa prima e uno dei più sbeffeggiati poi, giù giù fino ai giorni nostri, è una storia che dura da trent’anni e che chiunque nel frattempo non abbia vissuto su Marte non può non conoscere.

A dirla tutta già dai tempi di “Load” (e per alcuni puristi addirittura dal “Black Album”) erano in molti ad aver perso la speranza di rivedere i Metallica se non ai livelli dei tempi d’oro, quantomeno suonare del thrash metal. Se “Saint Anger” aveva rappresentato per (quasi) tutti la lapide che poneva la fine sulla storia discografica dei Quattro Cavalieri di San Francisco, per altri “Death Magnetic” incarnava un inatteso ritorno ad un heavy/thrash metal a metà strada tra quello tecnico di “…And Justice For All” e quello più soft/rockeggiante del “Serpent Album”, seppur zavorrato in più d’un occasione da quella sindrome da gigantismo che pare affliggere da qualche tempo a questa parte molte delle nuove creazioni di tanti mostri sacri dell’Heavy Metal.

Cos’era, dunque, lecito attendersi da un EP contenente quattro out-takes delle sessioni di registrazione di “Death Magnetic”, scarti, di fatto, esclusi da un lavoro più che dignitoso ma, a parte alcuni casi (l’opener “That Was Just Your Life”, le ottime “Broken Beat & Scarred”, “Cyanide” e “My Apocalypse”), privo di reali lampi di genio? Nulla di buono probabilmente.

Grande, viceversa, lo stupore nell’ascoltare la carica heavy della spettacolare “Hate Train”, con i suoi riff arrembanti e mai troppo reiterati, il bel refrain melodico, e i ben tre, TRE, assoli ad opera di un Hammett decisamente ispirato. Lunga ma non ripetitiva, elaborata ma non ridondante, con notevoli prestazioni rispettivamente canora e strumentale, da parte di James Hetfield e Kirk Hammett, “Hate Train” si rivela una canzone decisamente meglio riuscita di alcuni dei capitoli più fiacchi della “Morte Magnetica”.

Le centrali “Just A Bullet Away” e in particolare “Hell And Back”, pur essendo due pezzi più che discreti evidenziano, in particolare la seconda, un certo appesantimento dovuto al minutaggio sempre molto, troppo elevato, ma rimangono comunque due degni esempi di cosa oggi i ‘tallica sono in grado di fare. Non hanno di certo la furia giovanile di “Kill ‘em All” o di “Ride The Lighting”, né vi si ritrova quell’atmosfera di ordine in grado di imbrigliare il caos che era tipica di “Master Of Puppets”, “..And Justice” e “Metallica” e che ha regalato al mondo canzoni splendide e immortali, eppure solo cinque/sei anni fa i metaller di tutto il mondo avrebbero gridato al miracolo per due tracce del genere.

Ritorna sui livelli di “Hate Train” l’ottima “Rebel Of Babylon”, già dall’apertura, con una sorta di intro in odore di “Black Album”/”Load” a sfumare in un bel riffone thrashy, più promettente delle due che l’hanno preceduta. Brillano la voce di Hetfield, addirittura prepotente come non la sentivamo da anni, e un lungo assolo di chitarra tra hard rock, heavy e thrash metal ben pensato e coinvolgente, mentre nelle retrovie si ha finalmente modo di sentire anche Rob Trujillo, grande bassista di lungo corso, troppo spesso relegato al ruolo di semplice comprimario da un missaggio che tende il più delle volte a mortificarlo.

Valutare un uscita di questo tipo non è certo affare semplice: da un punto di vista “storico/cronologico” dopo essere parzialmente (e contro ogni pronostico) risorti dalle proprie ceneri con il discreto “Death Magnetic”, i Four Horsemen si sono gettati in maniera incredibilmente autolesionistica in quell’annunciato disastro in compagnia di Lou Reed che è stato per i più “Lulù”, salvo poi uscirsene con questo “Beyond Magnetic”. Difficile individuare un percorso coerente tra tappe così lontane l’una dall’altra; i Metallica hanno dato e avuto tutto dal music business e dal mondo del metal ma non accettano di darsi per finiti e continuano a provare e riprovare strade nuove ed inusuali, anche a fronte di risultati molte volte controversi e nonostante i fan da loro non vogliano sentire altro che del puro e semplice thrash/speed metal come quello di una volta: facile a dirsi, ma evidentemente non a farsi.

“Beyond Magnetic”, a suo modo, è un segnale: i Cavalieri non hanno smarrito la via e stanno cercando (di nuovo) di tornare a casa; nel frattempo non resta che ascoltare la musica contenuta in questo EP, sulla carta, un dischetto composto da scarti, nella realtà un piacevole e, a tratti, sorprendente aperitivo da gustare in attesa di un più sostanzioso menu a base (speriamo) di thrash/speed metal, sul quale i “Nostri” sono già al lavoro.

Stefano Burini

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Tracklist

01. Hate Train    06:59

02. Just A Bullet Away    07:11

03. Hell And Back    06:57

04. Rebel Of Babylon    08:02

 

Line Up

James Hetfield:    Voce e chitarra

Kirk Hammett:    Chitarra

Rob Trujillo:    Basso

Lars Ulrich:    Batteria

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