Recensione: Beyond Obscurity
Giovanissimi e con le idee chiare su come impostare la propria carriera musicale, i Dark Reflexions sono una band nata solo nel 2009 che, giusto un anno dopo, ha dato alla luce un disco curato nei minimi particolari come Beyond Obscurity.
Fin qui le note di assoluto merito, non perchè questa loro pubblicazione sia da totalmente da buttare via a livello qualitativo, ma perchè la stessa, per come è stata ideata e realizzata, compie da sola il gesto estremo del suicidio nel mare magnum del mercato discografico odierno, e vado a spiegare perchè.
I Dark Reflexions, come spesso accade, millantano di fare death metal melodico, in realtà questo Beyond Obscurity altro non è che una ritardataria esibizione di metalcore di stampo americano, che conserva solo nelle tematiche un po’ dark, oltre che in quel retrogusto di Svezia presente in maniera latente qua e là tra le note, quella inconfondibile vena che te lo potrebbe (e dico potrebbe…) fare accomunare a gente come At The Gates o anche solo ai primi Dark Tranquillity.
Il disco, come dicevo, è stato studiato per essere un buon prodotto e lo dimostrano l’ottima produzione, che segue tutti i canoni del genere rendendo cristallini tutti i picchi più aggressivi (salvo qualche disparità di volume tra alcune tracce), ed il discreto artwork, ma è il contenuto a non riuscire proprio a rimanere stampato nella mente.
Tanto per cominciare, gli intermezzi acustici (titletrack pianistica di apertura e Voice of Silence) appaiono completamente scollati dal contesto generale, presi e messi lì senza preoccuparsi di amalgamarli col resto; il mood arrabbiato ed abrasivo che si voleva dare al lavoro, pare reggersi a fatica solo sullo screaming “porchettato” di Joachim Bitsche, che si danna l’anima ma non riesce a trascinare più di tanto in brani che vivono di continui e fastidiosi rallentamenti, forse ideati per rendere i brani più anthemici e adatti alla dimensione live. Mentre in alcune occasioni, vedi alcuni sprazzi di The Path Of The Weak, la soluzione pare funzionare, se non altro perchè richiama gli sfoghi corali dell’hardcore americano old school, nella maggiorparte dei casi è il tiro dell’album a risentirne, non riuscendo quasi mai a sfogare un minimo di violenza che qualsiasi ascoltatore si aspetterebbe da un gruppo del genere. Salvo rari casi come quello di Faceless, i pezzi di Beyond Obscurity ci mostrano dei Dark Reflexions troppo schiavi della melodia, presente a secchiate grazie all’indole compositiva delle due asce di Pascal Egartner e Benjamin Gruber; melodia che spesso rende eccessivamente prolissi ed autocompiaciuti brani che meriterebbero un taglio più netto ed immediato come Eternal Fear e la conclusiva Darkness, Quiet.
Un disco nella sostanza molto acerbo, insomma, che mostra per ora solo un gruppo di giovani musicisti dai buoni mezzi ma dalle qualità inespresse, col freno a mano tirato e, soprattutto, con tantissima strada ancora da percorrere. Assolutamente niente di imprescindibile dalla terra del valzer, per ora. Attendiamo tempi migliori.
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
Tracklist
01. Beyond Obscurity 01:35
02. The Path Of The Weak 05:20
03. Eternal Fear 06:22
04. Euthenasia 04:27
05. Darkend Skies 04:23
06. Voice Of Silence 01:42
07. Faceless 04:10
08. Visions Of Paradise 03:49
09. Almost Dead 04:39
10. Darkness, Quiet 07:12
Durata totale 43:39
Line-up
Joachim “Joki” Bitsche – voce
Pascal “Päsci” Egartner – chitarra
Benjamin “Benni” Gruber – chitarra
Michael “Mickl” Lapitz – basso
Aaron “Fonz” Schinnerl – batteria
Discutine sul topic relativo al death metal!