Recensione: Beyond Raging Thunder
Debutto discografico per i Mustang di Calcutta: ‘Beyond Raging Thunder’ è il suo nome ed è disponibile dal 7 settembre 2023 via Fighter Records.
La band suona un Heavy Metal molto classico che mescola, fondamentalmente, l’aggressività dei Judas Priest con la melodia dei Crimson Glory.
L’impressione è che questa band voglia dire tutto al primo colpo: 56 minuti e fischia di durata del Full-Length ed un’ampia varietà di scrittura, con andature che vanno dallo spedito al malinconico.
Il problema è come lo dicono! Prima di tutto la produzione, che smorza il sound con una tonnellata di tastiere invasive e troppo evidenti e con delle chitarre che, al contrario, sono tenute sotto tono. Questo riduce la percezione della grinta emanata dalla band; in altre parole … si sente poco il “Metal” che vuole sprigionare.
Poi la voce: Arijit “Piercer” Dutta mette in larga evidenza tutte le sue influenze: Rob Halford ed il compianto Midnight principalmente e, qua e là, King Diamond, Geoff Tate e quell’alieno di John Cyriis. È che sembrano quasi delle imitazioni, con pochi slanci personali (tra i quali dei continui ooohhh, eeehhh, aaahhh e uuuhhh che non sono proprio il massimo) e più di una forzatura (tanti toni acuti diventano fastidiosamente striduli). Non essendo all’altezza di questi campioni (perlomeno non ancora) lo svolgersi del pezzo, alla fine, perde teatralità.
Anche le due asce, non è che non siano bravi, anzi … ma quando vanno a caccia del virtuosismo, espresso tra l’altro utilizzando principalmente le stesse scale, lasciano un po’ il tempo che trovano. A dirla tutta pare che cerchino un confronto che ancora non ci può essere.
Detto questo, ci sono anche un bel po’ di cose positive da dire.
La band sa scrivere, ogni pezzo è una storia completa, con dei bei passaggi, a volte forse un po’ lunghi ma con delle variazioni che sanno essere trascinanti.
Sa diversificare: effettivamente in ‘Beyond Raging Thunder’ c’è tanto e non mancano le buone idee, come l’assalto classico che mette assieme Judas Priest, Malice e doppia cassa di ‘Children of Thunder’, lo Speed “raffinato” di ‘Cosmic Rage’, l’atmosfera malinconica che crea ‘Voyager’ e quella più spettrale che apre ‘Terror Strike’, il pezzo più granitico e coinvolgente del lotto, True Metal sul serio e c’è anche del romanticismo in ‘Sapphire’.
Purtroppo non premia la scelta della cover. Non ci sono le basi, soprattutto canore, per confrontarsi con la Title-Track dell’album simbolo con il quale i Judas Priest sono tornati a fare i Judas Priest; le variazioni apportate per adattare ‘Ram it Down’ ai toni di “Piercer” sono … lascio finire a Voi!
Concludendo: questa band ha un buon potenziale, le basi ci sono, ma se vuole trovare il proprio “posto dove corrono i decibel” deve mettere da parte le troppe citazioni e dare più spazio alla sua personalità ed alla sua forza (ed anche dare meno peso alle tastiere … oops, mi è scappata!).
I numeri per andare avanti ci sono, da quel che leggo l’esperienza live nel circuito asiatico non sta mancando, aspettiamo con fiducia.
‘Beyond Raging Thunder’ è stato co-prodotto da Jan Loncik (Traveler e Riot City) e Arijit Dutta presso i Rich Hobo Studios di Calgary, Canada ed è stato masterizzato da Dennis Koehne (Sodom, Exumer, Lacuna Coil).