Recensione: Beyond the End of the World

Di Riccardo Angelini - 13 Giugno 2005 - 0:00
Beyond the End of the World
Band: Sacred
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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45

Esordio dal titolo altisonante per i castigliani Sacred, band di recenti natali che con questo Beyond the End of the World tenta la fortuna lungo la via dell’hard rock. Un hard rock, va detto, piuttosto convenzionale, e non tragga in inganno il debito dichiarato dalla giovane combo nei confronti dei vari Queensryche e Dream Theater. Se pur è vero che tra una traccia e l’altra può capitare di imbattersi in qualche spunto fuori dalle righe, l’elemento progressivo rimane costantemente in secondo se non in terzo piano, remotissimo parente dell’approccio caratteristico delle band succitate. Non che ciò sia di per sé un male, affatto: alla fine dei giochi quel che conta è sempre la qualità. Il problema è che qui di qualità se ne trova ben poca.

Già penalizzato da una produzione non all’altezza, soprattutto per quanto riguarda il suono opaco e spesso confuso delle chitarre, il quartetto (ora quintetto) di Palencia non riesce infatti a sviluppare una proposta sufficientemente matura e incisiva, né a distinguersi per qualche idea vagamente originale o brillante. Sia chiaro: non sono le doti tecniche a far difetto a questi quattro ragazzi, almeno per quanto riguarda la componente strumentale. Ciò che manca è piuttosto la capacità di dire qualcosa non tanto di nuovo ma quantomeno di interessante. Troppe delle nove tracce dell’album mancano di feeling e di mordente, e quelle che dovrebbero emergere come potenziali hit (Shame on You, Nocturnal Dike, Midnight) si perdono in costruzioni scialbe e non di rado inutilmente ampollose, che gli inoffensivi refrain non riescono certo a riscattare. Scarso l’aiuto apportato dalla prestazione dietro i microfoni dall’acerbo Uri Canalis: sgraziato il timbro, tutt’altro che perfetta la tecnica, insoddisfacente l’interpretazione, quando giunge il momento di ruggire ciò che esce dalle casse è solo un miagolio poco convinto. Se non altro il giovane singer ha l’età sta dalla sua parte, cosicché il futuro gli garantisce potenzialmente ampi margini di miglioramento.
Quanto al presente, tuttavia, non c’è granché da salvare. Le emozioni languiscono perfino nella ballad di turno, She, a conti fatti uno dei pezzi peggiori del disco. Nonostante il tentativo di crescendo nel finale il brano si risolve in un lento stereotipato o del tutto incapace di decollare, un potenziale jolly giocato nel momento e soprattutto nel modo sbagliato. Le ultime flebili speranze si infrangono infine contro la magniloquente title track, divisa per l’occasione in due parti. Disinvolta e precisa ma senza particolari pregi la strumentale Behind the Mask, deludente il seguito Believe, in cui l’uso infelice di filtri vocali imparentati con la pop music più ruffiana guasta quel poco di buono che la prima metà del brano era riuscita a creare.

Dispiace dover bocciare così un gruppo esordiente, ma troppi sono i limiti di questo disco. Si può chiudere un occhio per la registrazione sotto gli standard, si può chiudere un occhio anche per il cantato insufficiente, tuttavia alla lunga gli occhi da chiudere finiscono, mentre i difetti continuano. Si scusi pure la forma: quel che manca qui è la sostanza. Non un riff memorabile, non un ritornello che si imprima nella mente, non una traccia capace di emergere dall’anonimato. A voler salvare il salvabile, si può riservare una menzione di pregio per la sezione ritmica, robusta e varia al punto giusto, e forse ricordare un paio di assoli – non di più – che di tanto in tanto riescono a ravvivare l’attenzione. Un po’ poco per la verità.
L’augurio a questo punto è che la band nel futuro sappia colmare le proprie lacune e sfruttare meglio il proprio potenziale, magari aiutata da una produzione più pulita e da una maggiore ispirazione in fase di songwriting. Il consiglio per chi legge è invece quello di lasciare questo Beyond the End of the World sullo scaffale del negozio di fiducia, a meno che le vostre crisi di astinenza da hard rock non abbiano abbondantemente superato i livelli di guardia.

Tracklist:
1. Shame on You
2. Nocturnal Dike
3. Midnight
4. She
5. Static Gaze
6. Boat of the Deluded
7. Where the Wind Blows
8. Beyond the End of the World Part I – Behind the Mask
9. Beyond the End of the World Part II – Believe

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