Recensione: Beyond The Fragile Horizon

Di Orso Comellini - 13 Gennaio 2012 - 0:00
Beyond The Fragile Horizon
Band: The Ritual
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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63

A ulteriore conferma del fatto che la scena underground tricolore sia tuttora vivace e vitale, troviamo dalla città di Alessandria i giovani The Ritual. Attivi dal 2002 come cover band i Nostri si sono fatti le ossa dandosi da fare on stage, anche se inizialmente con un repertorio altrui. Dopo vari cambi di line-up, il più significativo dei quali è l’ingresso in formazione di Marco Pastorino (Secret Sphere, tra gli altri) e grazie a un paio di demo (a onor del vero non proprio esaltanti per via di una personalità che stentava a emergere e alcune ingenuità in fase compositiva) che godevano di suoni notevoli per delle autoproduzioni e lasciavano intravedere delle buone potenzialità e una certa preparazione tecnica, i piemontesi giungono alla corte della crescente Bakerteam Records (specializzata al momento in giovani band emergenti) per realizzare il disco di debutto: “Beyond The Fragile Horizon”.

Il genere proposto dai The Ritual non è facilmente inquadrabile negli schemi ormai consolidati, la loro musica è per così dire ibrida (ma sarebbe errato parlare di crossover). Una sorta di metalcore (Trivium e Bullet For My Valentine) o di death scandinavo dei più melodici caratterizzato da frequenti e marcati riferimenti al thrash moderno, che quasi si contrappongono ad aperture melodiche, specie nei refrain, decisamente ariose e easy tipiche del power o del prog metal (a parte questo genere di melodie comunque, è bene precisare che tra i solchi del disco non c’è traccia di passaggi progressivi). Rimanendo in ambito nazionale, i gruppi di riferimento, per fare chiarezza sulla natura della proposta (da loro stessi definita heavy melodic core), sono Death Riders e Eldritch. Alla non facile etichettabilità di “Beyond The Fragile Horizon”, purtroppo, non corrisponde una altrettanto originalità del songwriting, penalizzando così il risultato finale. Non per questo però si deve frettolosamente gettare l’album alle ortiche, soprattutto considerata la crescita artistica costante del quartetto fino a oggi.

La partenza dell’album non fa che confermare le perplessità iniziali, con un intro (“Beyond The Fragile Horizon”) di tastiere di musica simil elettronica e l’inizio di “Show Me What You Can Do”, compreso anche il ritornello, che sembrano quasi uscire da un disco degli HIM (presente “Join Me In Death” o “The Funeral Of Hearts”?), tanto che la cavalcata thrash della strofa passa in secondo piano e il buon solo di chitarra si perde nell’eccessiva melodiosità di fondo. Intendiamoci, la musica ad ogni modo è ben suonata e ben architettata ma forse quello che prevale è la forte sensazione di deja-vù. Discorso simile anche per la successiva “Jason On The River” e “Shoot Me” in cui armonie piuttosto scontate riecheggiano tra le note, anche se i due brani sono evidentemente più curati e orchestrati con più perizia e se non altro un po’ più grintosi. Di tutt’altra pasta invece “Hysteria & Madness”, un brano decisamente più avvincente e tutto sommato ficcante. Buona la prova della band, dall’incalzante tempo di batteria, alla valida prova vocale di Marco Obice e così anche i fraseggi delle due asce: precisi e con un bel suono pulito e pieno. La seconda metà dell’album poi si rivela sicuramente più convincente con la semi-ballad “Without” che perde qualcosa in freschezza nel refrain ma colpisce per la prova del vocalist specie nei richiami al grande Jeff Scott Soto del pre-chorus. Il finale poi è in crescendo con la ben strutturata “Together”, la dinamica “The Liar” (forse l’episodio migliore della release) dal riff portante che in sede live può sicuramente mietere vittime e un solo decisamente ispirato e ammaliante e la conclusiva “Nothing Is The Same (Sacrifice)”, ancora una volta azzeccata e una volta tanto, abbastanza imprevedibile.

Luci e ombre quindi su “Beyond The Fragile Horizon”, nette quanto il divario tra le composizioni che apparivano già sul precedente promo e quelle nuove di zecca. Di conseguenza se alcune tracce possono lasciare l’amaro in bocca, le altre fanno ben sperare per il futuro, con l’auspicio che la maturazione dei The Ritual continui come già avvenuto e che per la prossima uscita abbia preso forma e consistenza anche la loro personalità (che non significa originalità a tutti i costi) di pari passo con le doti tecnico/compositive già riscontrabili.

Orso “Orso80” Comellini

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Tracce:
1. Beyond The Fragile Horizon 0:56
2. Show Me What You Can Do 5:10
3. Jason On The River 4:27
4. Hysteria & Madness 5:02
5. Shoot me 3:40
6. Without 5:06
7. Together 7:15
8. The Liar 5:02
9. Nothing Is The Same (Sacrifice) 4:44

Durata: 41 minuti ca.

Formazione:
Marco Obice – Vocals, Guitar
Marco Pastorino – Guitar, Backing Vocals
Liuk Abbott – Bass
Luca De Vito – Drums

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