Recensione: Beyond The Gates
Sia ben chiaro, il signor Joacim Cans oggi come oggi è un cantante di valida fattura e sinceramente non riesco a capire tutte le accuse e critiche che ancora oggigiorno gli piombano addosso, certo la sua voce, specialmente nei primi dischi degli Hammerfall, era ostinatamente pulita e peccante di aggressività, e ciò la rendeva quasi antipatica, tuttavia, nel corso degli anni ha saputo pian piano colmare queste lacune aggiungendo proprio una certa corposità alle sue doti canore, corposità e feeling maturato sicuramente grazie al contatto di personaggi del calibro di Tsamis ed alla sua esperienza nei Warlord quindi. La sua prova sull’ultimo disco degli Hammerfall, “Crimson Thunder”, è stata più che buona e Cans ha ritenuto maturi i tempi per intraprendere anche questa carriera solista circondandosi di musicisti di un certo livello e spessore. Troviamo infatti alle chitarre Mike Chlasciak e Stefan Elmgren rispettivamente dagli Halford e dagli Hammerfall, addirittura troviamo l’incredibile Mat Sinner al basso e incredibile ma vero, Cans riesce a portare nella sua ciurma anche Mark Zonder (batteria), ex Warlord e Fates Warning, insomma, scelta davvero ineccepibile.
Ma torniamo al disco vero e proprio, “Beyond the gates” è un album di puro e genuino Heavy Metal senza troppe pretese e senza mai scadere nella banalità. C’è poco da fare, la caratura dei musicisti si sente, e quando c’è classe ed esperienza, un lavoro difficilmente non si attesta su livelli più che buoni. E sicuramente più che buona è la canzone che apre il platter, Field of Yesterday, un roccioso brano composto da riff spacca sassi e da un trascinante e potente refrain. La voce di Cans appare matura e carica di emotività, i passi in avanti si notano, senza ombra di dubbio. Nulla da eccepire anche all’ottima Soul Collector dai ritmi più veloci ed aggressivi si attesta su ottimi livelli grazie anche un muro sonoro composto dalla coppia dei due axeman davvero ispirati ed in grande feeling. Sicuramente è una hit del disco la successiva e cadenzata Red Light (che vede al songwriting Milianowicz dai Dionysius). Il pezzo è scandito dall’eroico ed imponente incedere della batteria di Zonder, che carica di feeling la melodia della song fino all’entrata della voce di Cans che con grandissimo pathos accompagna la sanguigna costruzione strumentale fatta di riff granitici e da un certo flavour epicheggiante che rende il tutto di grandissima presa ed assoluto impatto.
Dopo questa indiscussa hits il disco procede su canonici binari di Heavy Metal ruvido e dai possenti refrain come in Back To hell e nella title track Beyond The Gates, o su binari più pacati e ragionati come nelle seguenti (entrambe con al songwriting Milianowicz) The Key e Garden Of Evil, quest’ultima fiera e possente nel suo magico ed eroico chorus che accompagna un refrain solenne e trascinante. Abbandonata l’impronta riflessiva e fiera dei brani scritti in collaborazione con Milianowicz, il disco torna su binari più veloci e diretti con la bella Merciless e Silent Cries, in entrambe si sente la mano del mitico Mathias Sinner al songwriting, al contrario di quanto avviene nella seguente Dreams brano scontato e di sicuro riempimento, non certo all’altezza di quanto sentito fin’ora. Si risolleva la vena metallica del disco, dopo la caduta di tono di Dreams, grazie alla veloce ed energica Signs che ridona subito vigore e potenza al platter dove èottima come sempre la prova di Sinner al basso. Platter chiuso per’altro da una ballad, Forever Ends tutt’altro che banale e scontata, ma fresca, originale e dannatamente commovente.
La perizia e l’elevatissimo spessore tecnico dei musicisti di cui il singer si è circondato si sente, e ciò ha sicuramente contruito all’ottima riuscita di questo esordio.
Certo è che Cans dovrà ancora apportare miglioramenti alla sua voce in futuro, ma per ora un plauso a questo singer che riesce a tenersi lontano da scontate banalità piazzando sulla scena un disco di classico Heavy Metal tutt’altro che scontato ma fresco nella composizione, accattivante ed ottimamente suonato.
Vincenzo Ferrara