Recensione: Beyond The Pale
La Germania si sta ultimamente proponendo sempre più come una fucina d’importanza internazionale riguardo alla scena death metal. Oltre al deathcore, particolarmente radicato nelle sue terre, altri sottogeneri vivono momenti di feconda produttività. Come il cosiddetto ‘progressive death metal’, così come definito dai Damnation Defaced. Certo non sono i primi a mischiare death e prog; tuttavia si tratta di un azzardo tale da far sì che, poi, siano ben poche le band a cimentarsi in tale sinergico esercizio stilistico.
Nati nel 2006 come Defaced, il gruppo del Nord della Germania muta nome e assesta il tiro producendo, nel 2009, un EP (“Resurrection Stillborn – The Blackest Halo”) che li porta agli onori della cronaca in virtù della sua bontà qualitativa; un lavoro autoprodotto ma dal taglio assolutamente professionale. Da lì, il passo per il primo full-length è breve e così, nel novembre del 2010, viene dato alle stampe “Beyond The Pale”.
“Beyond The Pale” che, occorre scriverlo subito, non è un capolavoro (come pareva che fosse…); bensì, solo un album più che sufficiente. L’impresa – più difficile fra tutte le altre – di creare un sound dalla carta d’identità facilmente leggibile è, infatti, riuscita: nonostante la complessità delle scale musicali e la struttura non convenzionale delle composizioni, i Damnation Defaced sono stati capaci di marchiare a fuoco il CD con il loro stile. Merito, soprattutto, dell’interpretazione di Philipp Bischoff; un cantante dal timbro che può anche non piacere ma che regala ai Nostri una buona dose di personalità. Personalità che non si manifesta tanto nei passaggi in growling, quanto in quelli semi-scream, simili a certe linee vocali dei migliori ensemble di techno thrash. Questa peculiarità, però, non trova rispondenza sia nel suono del CD medesimo, sia nel songwriting.
Il suono, difatti, è fiacco e poco potente. Cioè, quello che non avrebbe dovuto essere. Sia il prog, sia il death sono generi i quali sfruttano al massimo l’energia sonora che potenzialmente anima i vari strumenti. Per “Beyond The Pale”, invece, è stato scelto un approccio sin troppo morbido e ricercato; quasi jazzistico. Il che, per un album di metal, anzi di metal estremo, non è il massimo della coerenza. Naturalmente sono scelte discrezionali e quindi legittime per una valutazione sicuramente effettuata a priori, però il death è fondato su dei capisaldi inamovibili fra i quali uno è, appunto, l’alto contenuto energetico del suono. Così facendo, da una parte si mantiene la perfetta leggibilità delle partiture musicali, dall’altra le canzoni si sfilacciano, si perdono nell’etere come particelle nel vuoro cosmico.
Per quanto riguarda il songwriting, rimane sospeso l’eterno dilemma: «facciamo death metal oppure prog, o semmai li mischiamo?». Nonostante un indubbio sforzo compositivo, non pare che l’act di Celle abbia azzeccato nemmeno una delle tre coordinate stilistiche accennate. S’è scritto che lo stile è stato risolto nella sua personalità, tuttavia la sospensione fra i due generi è, a parere di chi vi scrive, troppo… mobile. Sembra quasi sia sempre presente una certa indecisione su quale strada imbroccare anche se, sostanzialmente, le canzoni riescono comunque a esprimere le principali caratteristiche sia del death, sia del prog. Senza, però, quella determinazione che, forse, ci si sarebbe aspettati da un combo tecnicamente così dotato. Quindi, spunta immediatamente un po’ di noia, poiché mentre alcuni episodi sono ben centrati come struttura e melodia (“Saintanist”, “Dead Emotion”, “Beyond The Pale”), altri sono più confusi e scontati (“The Beast Must Die” – ottimo il solo finale di chitarra, però – , “They Sow The Wind And Reap The Storm”).
“Beyond The Pale” è un lavoro complesso, forse troppo studiato e pertanto poco spontaneo. Manca il quid in più a livello compositivo;soffocato, probabilmente, dalla voglia di sfruttare al massimo la tecnica strumentale. I Damnation Defaced appaiono come una magnifica creatura indefinita, priva di segni così particolari da farli ricordare a lungo. Si poteva fare meglio, si poteva fare peggio, insomma; e questa constatazione conferma definitivamente il giudizio di mera sufficienza – e poco altro – più su accennato.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. The Beast Must Die 5:57
2. Despised Angel 5:15
3. Saintanist 5:21
4. Dawn (Interlude) 1:31
5. Dead Emotion 6:37
6. Serpent’s Seal (Interlude) 1:34
7. Beyond The Pale 4:22
8. Disgraced 5:30
9. King Of Greed 4:19
10. Dream Shifter 5:12
11. They Sow The Wind And Reap The Storm 10:59
All tracks 56 min. ca.
Line-up:
Philipp Bischoff – Vocals
Lutz Gudehus – Guitars
Ulf Lübbert – Guitars
Mathias Opitz – Bass
Lucas Katzmann – Drums