Recensione: Beyond The Sea
Nel 2002 dopo la pubblicazione di Gates Of Oblivion i Dark Moor sembravano aver trovato il giusto equilibrio con il power metal sinfonico “alla Rhapsody” caratterizzato dalla bellissima voce femminile di Elisa Martin. La band dopo lo split con la singer pubblicò Between Light And Darkness e Dark Moor. Quest’ultimo disco in particolare iniziò la nuova carriera degli iberici con una maggiore propensione alle chitarre.
La formazione spagnola mantiene l’elemento orchestrale ma questo non è più l’elemento preponderante e “sine qua non”. Ad inizio cd gli iberici si prodigano in un’opener tradizionale che ruota attorno al giro di basso: niente di nuovo ma Romero dimostra le sue capacità canore e nel break entra in scena la chitarra per scuotere un brano altrimenti vuoto. Miracles impiega un minuto per prendere forza sui tempi di una debole sezione ritmica ma offre un’inaspettata sorpresa all’ascoltatore con l’introduzione della voce sporca mentre la chitarra graffia con piacere per poi sopirsi. L’Heavy Metal diretto torna prepotentemente con Houdini’s Great Escape e l’alternanza riuscita tra voce in simil growl / pulita. I Dark Moor colpiscono e lasciano il segno. Dopo un intro anonima giunge The Silver Key; una song simile all’opener (con il basso in primissimo piano) che, dal terzo minuto, con l’innesto della voce gutturale prende forza e cambia il suo iter altrimenti scontato trasformandosi in una cavalcata con solos scala finali. Il lento Green Eyes mostra un buon Romero capace di emozionare con la usa ugola delicata e passionale. Going On è invece una track più convenzionale con sezione ritmica galoppante che offre il suo meglio nelle strofe più rudi e nel bridge. La Title track credo che possa essere definita come un brano pomposo e ipnotico nel suo lento e continuo procedere alternato da 2 assoli. Acta Facta gioca invece con diversi cambi di tempi mentre linee melodiche ricordano i primi Dark Moor al pari del cantato di Romero simile (nelle note più alte) a quello di Elisa. Chiude il lavoro Vivaldi’s Winter in chiave metal: preferisco Dies Irae di Mozart.
I Dark Moor a mio parere sono a un bivio e devono decidere che strada percorrere. Gli ibridi non mi piacciono troppo. Da una parte possono proseguire secondo sentieri già battuti nella prima parte della loro carriera e dall’altra possono provare ad abbracciare un Power più d’impatto come quello della prima parte del disco che, secondo me, è una buona base per costruire qualcosa di solido. In definitiva Beyond The Sea, sebbene sia suonato bene, prodotto con professionalità e abbia spunti interessanti, rischia di stufare dopo diversi ascolti. E’ un cd quasi discreto ed estremamente piacevole per ascolti di breve periodo. Ha tuttavia il difetto di avere poche tracce originali e di ripercorrere un sound conosciuto con poche idee rispetto al passato. Consiglio il cd ai fans della band e a chi non conosce gli iberici ed il power metal sinfonico; agli altri invece dico di investire altrove i loro soldi aspettando che i Dark Moor scelgano definitivamente il loro iter musicale.
TRACKLIST:
1. Before The Duel
2. Miracles
3. Houdini’s Great Escape
4. Through The Gates Of Silver Key
5. Silver Key
6. Green Eyes
7. Going On
8. Beyond The Sea
9. Julius Caesar
10. Acta Facta
11. Vivaldi’s Winter (Bonus Track).