Recensione: Beyond The Threshold
Arrivano da Modena questi Desire Before Death, e dal 2005, anno della loro formazione hanno rilasciato due demo e, finalmente, dopo sette anni dalla formazione, il qui presente “Beyond The Threshold”, primo full-length che esce per Murdered Music/Coroner Records. A dire la verità quando si ascoltano dischi come questo viene difficile trovare anche le parole adatte per esprimere il proprio parere senza sembrare irriverenti e troppo diretti. Ma andiamo con ordine. La band nella biografia definisce il proprio genere come Hardcore/Metal, e già i conti non tornano. Al limite avrebbero potuto definirsi come una Metalcore band, ma di ultima generazione, perché quando penso all’Hardcore/Metal mi viene in mente tutt’altro stile, vedi Sick Of It All, Hatebreed, o ancora, andando a ritroso nel tempo, band del calibro di DRI o SOD. Quindi nulla a che vedere con quel genere, ben più consistente e sensato. Invece ecco che ci troviamo dinnanzi ad una band con la pochezza di idee e le lacune di chi ha calcato l’onda di band come Caliban, As I Lay Dying, ultimi In Flames ecc., senza infamia e senza lode, non consci del fatto che già quello stile, oltre che essere ormai fortunatamente sorpassato per quanto sia spesso ben interpretato, non è altro che un ibrido tra l’emo di nuova concezione e alcune partiture di chitarra rubate dal metal classico (vedi l’uso di chitarre “gemelle” e fraseggi melodici).
Nessuno vuole condannare le band di gregari, ma nel caso dei Desire Before Death, c’è poco o nulla da salvare. In primo luogo la voce di Massimiliano Vecchi, anonima e urlata per tutta la durata del disco, anche quando le urla sono fuori luogo, mai capace di trasmettere alcun tipo di sensazione né, tantomeno, capace di infondere la rabbia che una band che si autodefinisce Hardcore/Metal dovrebbe dimostrare in maniera convincente e schietta. Passiamo al reparto delle chitarre. I due chitarristi se la cavano a livello tecnico, ma sono ripetitivi nei riff e troppo orientati a costruire partiture “groove” di dubbia utilità. Il batterista Alessandro Pellegrini supporta questo gioco delle sei corde, alternando momenti più veloci ad altri più pesanti, con molti inserti in doppia cassa. In questo senso credo che, a conti fatti, il punto migliore di questo album sia proprio la prestazione della batteria, che pur nella sua poca inventiva accarezza spunti interessanti, e si difende sia per buona padronanza dello strumento e sia per una produzione compatta (ma finta) che esalta ogni colpo dato sui tamburi. Il missaggio, inoltre, è ben curato, tutto suona potentissimo, ma anche molto artefatto e freddo, e omologato in tutto e per tutto a una concezione di musica che tende ad enfatizzare prima la “potenza” del suono piuttosto che la personalità dello stesso.
In conclusione: nessuna canzone colpisce nel segno. Non c’è una hit, non ci sono momenti che siano memorabili. Solo tanto mestiere imparato seguendo pedissequamente la lezione data da modelli di metal estremo moderno di seconda linea. Quello che ne viene fuori è il solito disco senz’anima che potrebbe far presa su qualche teenager privo di un passato Metal degno di questo nome, ma il tutto si spegne dopo pochissimi ascolti. Da lavorare c’è molto, moltissimo. Basterebbe semplicemente ricostruire tutta da zero, perché questo “Beyond the Threshold” è un prodotto che serve semplicemente ad inflazionare un mercato già stracolmo di musica inutile. “Non ti curar di loro ma guarda e passa”, frase antica ma attualissima in questo caso.
Sergio Vinci
Discutine sul forum nel topic relativo!
Tracce:
1. Fracture 01:40
2. Down the Surface 03:33
3. Raised Walls 03:09
4. Every Motion 02:53
5. No Holds Barred 03:07
6. Silent Heart 04:08
7. The Deceit 01:26
8. Burn in Me 03:54
9. Straight Reaction 04:48
10. Fade Forever 03:11
Formazione:
Massi “Palma” – Voce
Ventu – Chitarra
Ronco – Chitarra
Gio – Basso
Pelle – Batteria