Recensione: Billion Dollar Babies
Per qualche strana ragione, quando si scrive o si parla dei numi tutelari dell’hard rock degli anni settanta, il nome di Alice Cooper viene talvolta omesso.
Dei Led Zeppelin, dei Black Sabbath, dei Deep Purple e dei Kiss non ci si dimentica mai, ma del buon vecchio Vincent Damon Furnier (nato il 4 Febbraio 1948, figlio di un pastore protestante) ogni tanto si perdono le tracce. Oppure se ne ricorda solo la “resurrezione” degli anni ’80 con l’album ‘Trash’ ma soprattutto con il singolo ‘Poison’. Eppure la sua importanza, sia dal punto di vista artistico che commerciale, è accostabile a quella degli intoccabili gruppi citati poco fa: basta pensare allo spettacolo indetto ogni volta da quest’uomo (o donna, a detta sua, che si profetizza reincarnazione di una strega del 1600 di nome per l’appunto Alice Cooper) nei grandissimi concerti svolti in ogni parte del globo, concerti che fanno ancora scalpore per l’atmosfera sanguinaria e grandguignolesca che li pervade (con buona pace di Marylin Manson).
La carriera artistica di Alice Cooper comincia nel 1970, e negli anni successivi porta alla formazione di capolavori del calibro di Love It To Death (1971, contenente l’inno immortale ‘I’m Eighteen’), Killer (1971) e School’s Out (1972) un trittico che ha inaugurato il decisivo sodalizio con il produttore Bob Ezrin.
Nel 1973 lo stato di grazia del quintetto (del quale vanno citati i due bravissimi chitarristi Glen Buxton, scomparso nell’ottobre ’97, e Michael Bruce) è tale che dieci brani di lunghezza medio-bassa sono sufficienti a lanciare subito ‘Billion Dollar Babies’ al primo posto della classifica di vendite USA.
L’album si apre con la mitica ‘Hello Hooray’ con il cantato a squarciagola di mister/miss Alice a farla da padrone in una canzone elegante e solenne allo stesso tempo. La successiva ‘Raped And Freezin’ è un po’ più sguaiata e possiede un ritmo tale da entrare subito in testa e da rendere impossibile lo stare fermi, ma è con ‘Elected” che il tasso di pesantezza aumenta a livello esponenziale, presentando un brano trascinante e ripetitivo che si piazza tra gli highlight dell’album, dimostrandosi ancora oggi protagonista della setlist degli shows di zio Alice. La traccia numero 4, titletrack del disco, è forse l’episodio più strano, in virtù di un riff spezzato e un giro di basso molto incisivi; il cantato è una sovrapposizione di varie voci, – alcune delle quali quasi sembrano fuoriuscite da un cartone animato – che contribuiscono a fornire un risultato tutto sommato piacevole, impreziosito da un grande assolo finale. Ancora splendida alchimia rock con ‘Unfinished Sweet’ che precede il classicone ‘No More Mister Nice Guy’ un altro dei tantissimi inni generazionali di Alice Cooper e indubbiamente la migliore song dell’album per immediatezza e qualità; il riff è stupendo e risulterà poi uno dei più copiati ed imitati da innumerevoli gruppi in tutto il mondo. Senza alcuna remora è possibile paragonare questa canzone ad altre song memorabili e leggendarie come ‘Paranoid’, ‘Rock And Roll’ e ‘Detroit Rock City’.
La seguente ‘Generation Landslide’ non diverrà parimenti famosa, ma il suo potenziale si rivelerà appena inferiore mentre ‘Sick Things’ si dimostra essere una sinistra e morbosa apologia della perversione, orchestrata in un crescendo di tensione veramente memorabile. La meravigliosa ballad pianistica ‘Mary Ann’ è poi il preludio alla delirante e necrofila ‘I Love The Dead’ degno epitaffio in nero di un disco epocale che risulta ancora oggi attuale.
Prima di rimanere vittima del suo stesso personaggio e di imboccare il tunnel dell’auto distruzione, lasciando comunque ancora un capolavoro assoluto con ‘Welcome To My Nightmare’ (1975), Alice Cooper è stato uno dei più eccelsi e visionari menestrelli rock degli anni settanta, un maestro della provocazione esasperata e intelligente, con concerti shock che rimarranno una vetta irraggiungibile per chiunque.
Tracklist:
- Hello Hooray
- Raped And Freezin’
- Elected
- Billion Dollar Babies
- Unfinished Sweet
- No More Mr. Nice Guy
- Generation Landslide
- Sick Things
- Mary Ann
- I Love The Dead