Recensione: Biolume part 3 – a fullmoon madness
Tra i progetti più affascinanti in materia di metal estremo, un posto speciale è occupato dalle one man band dietro le quali, spesso, si cela il talento di uno straordinario quanto visionario musicista, che non può contare altro che sulla sua “lungimiranza musicale”, una visione d’insieme, che non si può costruire in sala prove, ma nella testa, un po’ come Zeus, che partorì la dea Atena dal suo cranio. Nonostante creare musica in queste condizioni sia decisamente più complicato di quanto richiederebbe un processo più ortodosso, con una band al completo e jam session ripetute, la storia ci ha consegnato degli autentici geni musicali come Varg Vikenes, Quorthon.
Dietro al progetto di Midnight Odyssey, c’è la mente del polistrumentista australiano Dis Pater – pseudonimo che trae origine dalla tradizione dell’antica Roma, in quanto con questo nome veniva chiamato il Dio delle ricchezze del sottosuolo, successivamente identificato con Plutone – che già abbiamo avuto modo di conoscere in altri due progetti, Death Comes Crawling e Dissvart.
L’artwork è opera di Elijah Tamu, un artista che ha saputo cogliere nel segno del significato che Dis Pater ha voluto omaggiarci: puro orrore cosmico. Una desolazione avvolgente, con un essere androgino nella sua forma più anonima che si dispera in uno sfondo che è una patch di immagini che richiamano vari aspetti della dell’universo e del suo desolante infinito, in cui emerge una luce: una figura femminile che ricorda una divinità selenica. E proprio l’illustrazione di Elijah Tamu rappresenta al meglio il cuore del lavoro di Dis Pater, ovvero un cosmic black metal, che attinge dall’oscurità dell’universo per raccontarci storie o epopee di mondi diversi e lontani da noi, lavorando di fantasia e creando veri e propri mondi, che hanno una propria vita – quest’anno abbiamo già sperimentato il gargantuesco ĄSŦRÅÅL ƇOƝSŦELLĄŦIOƝS OF ŦHE ṂAJÏϹKĄĿ ȤOĐIĄϹ di Esoctrilihum (clicca QUI per la recensione) – attingendo allo stile di Lovecraft e plasmandolo al mondo del black metal. Blaise Pascal scriveva: “Il silenzio eterno di quegli spazi infiniti mi atterisce”, ed è un po’ la sensazione che si prova nell’ascoltare questo Biolume part 3 – A fullmoon madness, un disco selenico di ben 13 pezzi per una durata complessiva di poco più di due ore di musica – un’eternità, se paragonati agli “standard” del genere. Ma Dis Pater trascende i convenevoli del genere, e segna un lungo percorso fatto di innovazione e gran coraggio, oltre che di una certa personalità. Innanzitutto, c’è una forte liaison tra testi e musica prodotti, segno di una continuità artistica che non deve mai esser data per scontata. Musicalmente poi, ad un primo ascolto salta subito all’orecchio l’ottimo lavoro fatto in fase di produzione, eccezionale nell’amalgamare gli elementi black metal e il sintetizzatore. Quest’ultimo strumento è la chiave di tutto il disco: Dis Pater lo conosce molto bene, avendolo già suonato nei suoi altri progetti, e riesce ad amalgamarlo in modo eccezionale alla struttura black del disco, riuscendo a dare una grande profondità allo stesso, enfatizzando queste due anime, e soprattutto regalandoci quella sensazione di incommensurabile che appartiene all’Universo, in cui ci proietta, lasciandoci in balia dello stesso; ma non lasciatevi ingannare, perché il black metal è più presente che mai, con blast beat e tremolo, ma in modo diverso, più maturo e avantgardistico. Un’altra scelta vincente, a livello armonico, è rappresentato uso di massicce linee vocali pulite, talvolta anche in antitesi al growl, che danno un tocco di oscura ed epica magnificenza al suo eccezionale lavoro – uno delle altre determinanti di questa nuova creazione – enfatizzandone allo stesso tempo il lato oscuro di questa cosmica poesia.
Anche a livello di scrittura e composizione siamo di fronte ad un lavoro decisamente maturo, infatti sono tangibili le variazioni emozionali del disco, tra la disperazione e la speranza della fioca luce della Luna.
I detrattori potrebbero trovare terreno fertile nell’estrema lunghezza del disco, ma proprio Einstein ci insegna che il tempo non è assoluto, bensì relativo, poiché ognuno di noi ha una propria e personale misura del tempo, che dipende dal luogo in cui ci troviamo, o da come ci stiamo muovendo: ecco, il disco è fluido e scorre davvero molto bene, e sarà davvero piacevole, muovervi tra un capolavoro e l’altro. Cari lettori, siete davvero certi di non voler dedicare due ore del vostro tempo e perdervi tutto ciò?
Un disco, quindi, che deve le sue principali fortune ai suoi ossimori e alla capacità del suo autore di amalgamarli in modo sapiente, una meravigliosa ode alla Luna, alla sua poesia densa di decadente romanticismo e di fioca speranza, come la sua luce che illumina la notte. Il progetto Midnight Odyssey , con questo disco, raggiunte il suo apice: Dis Pater sarà in grado di ripetere un capolavoro simile? Restiamo in attesa, e intanto, godiamoci questo Biolume part 3 – A fullmoon madness.