Recensione: Bionic Swarm
Negli ultimi anni, accanto al revival delle forme più tradizionali di thrash metal, alcune band hanno intrapreso percorsi per far evolvere il genere. Uno degli act più convincenti in questo processo di progressione sono senza dubbio i Vektor, le cui uscite discografiche hanno segnato una direzione, aprendo la strada a gruppi più giovani come Black Fast, Paranorm, Hexen, Vexovoid e altri.
Questa visione di rinnovamento delle basi thrash d’altronde era già presente a fine anni Ottanta in formazioni come Coroner, Anacrusis, Toxik, per non parlare di maestri del calibro di Voivod, Mekong Delta e Watchtower, il cui percorso è presto sfociato in visioni prog ad alto tasso di personalità, oppure in realtà misconosciute di grande fascino (Target, Realm, Wolf Spider).
Proprio i Vektor sono tornati recentemente sul mercato con Transmissions of Chaos, split EP assieme agli “esordienti” Cryptosis, terzetto olandese che aveva già pubblicato due album (Revolutionary Cells e Summoning the Malicious) sotto il nome Distillator, all’insegna di un thrash metal debitore della scena old school.
Oltre che nel cambio di moniker, la scelta di rompere con un passato più ortodosso si manifesta infondendo nuovi orizzonti al proprio sound, facendolo evolvere ed espandere a livello di songwriting. Forti di un contratto con Century Media, la trasformazione creativa dei Cryptosis si inserisce in un concept fantascientifico che esplora i temi di un avvenire distopico dominato dalla tecnologia, ben rappresentato nello spendido artwork di Eliran Kantor, perfetto nell’evocare suggestioni tra Alien e Matrix.
Il techno–thrash si fonde con influenze “progressive” e sinfoniche, attraverso una produzione priva di orpelli vintage e proiettata al futuro. L’atmosfera creata dall’intro Overture 2149 viene rotta dall’attacco serrato di Decypher, brano dal grande impatto e vicino ai Kreator della seconda parte di carriera, perfetto per scatenare scompiglio nel moshpit, grazie a fraseggi ben congegnati e riff taglienti che sposano la glacialità di certo black metal.
In Death Technology, dall’approccio più ragionato, esce fuori un’anima complessa, dove solismi sfrenati poggiano su ritmiche in continua evoluzione, presentando dinamiche dissonanti e tempi non sempre lineari. Prospect of Immortality ha un andamento cadenzato e marziale, quasi da colonna sonora, e si basa su un tappeto sonoro con molte trame, ipnotico, blackened, rinforzato da inserti synth e scelte vocali di grande aggressività.
Transcendence possiede un’impronta speed di scuola Destruction e trova forza nella compattezza della sezione ritmica. Melodie sinistre e fraseggi multiformi caratterizzano Conjuring the Egoist e Game of Souls, evidenziando l’essenziale contributo di Frank te Riet (basso) e Marco Prij (batteria) nel dare sostegno all’infaticabile lavoro alla chitarra di Laurens Houvast (anche cantante).
Si rallenta nuovamente con Mindscape, in cui l’oscurità di certo metallo “nero” torna preponderante, assieme a sprazzi sinfonici, effetti e inserti di mellotron. La conclusione è affidata all’assalto di Flux Divergence, dove emerge qualcosa degli Slayer nella foga interpretativa e nel riffing portante su cui i Cryptosis innestano le loro variazioni.
Bionic Swarm è caratterizzato da brani ben costruiti, indice di una band nel pieno controllo di propri mezzi, con un apporto vocale sempre funzionale e una matrice thrash che rimane presente, soprattutto nei pezzi più veloci. Col procedere dell’ascolto alcune soluzioni tendono a ripetersi e l’effetto “sorpresa” rischia di scemare, senza comunque intaccare la compattezza della proposta, anche se per alcuni un approccio così tecnologico, alla lunga, potrebbe suscitare una certa freddezza.
In attesa del nuovo disco dei Vektor, finora i primi della classe nell’evoluzione di certe sonorità, accogliamo con favore il “debutto” dei Cryptosis, i cui prossimi passi ci permetteranno di capirne meglio ambizione e visione d’insieme del progetto.