Recensione: Birth And The Burial

Di Marco Donè - 29 Agosto 2015 - 14:30
Birth And The Burial
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2015
Nazione:
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65

Nel 2014, uno scossone interno ai Megadeth, porta Chris Broderick (chitarra) e Shawn Drover (batteria) alla difficile decisione di lasciare la band. L’immediata reazione dei fan fu un susseguirsi di ipotesi riguardanti la nuova e futura lineup della formazione capitanata da Mustaine, ma allo stesso tempo una certa curiosità sulle future mosse dei fuggitivi Broderick e Drover prendeva piede. Da tempo il chitarrista stava pensando ad un solo album ed il momento sembrava propizio. Ma fu proprio a seguito della sua uscita dai Megadeth, in particolare dopo una chiacchierata con Drover in cui i due si trovarono d’accordo su molti aspetti, in particolare sulla direzione musicale da intraprendere, che l’axeman americano decise di accantonare momentaneamente il suo solo project e formare una nuova band con il vecchio compagno di scuderia. La formazione fu presto ultimata con l’ingresso di Matt Bachand (Shadows Fall e Times Of Grace) al basso e, dopo una selezione tra ben trenta candidati, Henry Derek Bonner (ex Scar The Martyr) alla voce. Questa la genesi degli  Act Of Defiance, la nuova band di  Broderick e Drover.

Ma qual’è la proposta degli  Act Of Defiance? Se dovessimo usare la definizione data dallo stesso Broderick, dovremmo citare il thrash – di inevitabile derivazione bay area verrebbe da aggiungere -, il metal scandinavo ed il metal moderno di chiaro stampo americano. Definizione ambiziosa ma è esattamente quello che trapela dall’ascolto del debutto della band americana, debutto che risponde al nome di Birth And The Burial. Com’era prevedibile, il disco ruota attorno al lavoro di Broderick e alla sua chitarra. In ogni singola traccia è lui a fare la voce grossa, partendo dal riffing estremamente curato, in grado di risultare sia melodico che moderno ed in your face, per arrivare ai suoi virtuosissimi assoli, caratterizzati da una pulizia d’esecuzione sbalorditiva e da un accattivante melodia. Il tutto è coadiuvato da dei compagni d’avventura di prima fascia, in grado di metter in bella mostra le proprie doti. Immagino già l’impazienza, la voglia di capire/scoprire se Birth And The Burial possa essere uno tra dischi thrash più importanti di questo 2015. Beh, la risposta potrebbe forse deludere… Ma, come sempre, andiamo per gradi.

Birth And The Burial è un disco suonato con una perizia tecnica ben sopra la media – inutile ripetere che Broderick spicchi sui compagni -, la cui produzione risulta curatissima. Una produzione moderna e cristallina in grado di valorizzare ogni strumento. Va però detto che Birth And The Burial non mette in mostra una propria personalità, risultando tutt’altro che originale. Certo, si potrebbe facilmente controbattere che nel 2015 risulti sempre più difficile esser originali, ma questa affermazione avrebbe senso per un gruppo che si affaccia per la prima volta sul mercato discografico, non per una formazione col bagaglio d’esperienza e tecnico degli Act Of Defiance. Sia chiaro, il disco è piacevole, si lascia ascoltare, spesso porta all’ headbanging o ad abbracciare la personale air guitar, ma da una formazione del genere era lecito aspettarsi un qualcosa in più, molto di più. Basta ascoltare l’iniziale Throwback per rendersene conto. La traccia è la più brutale del disco e impressiona già a partire dal virtuoso intro chitarristico. Dopo qualche ascolto però, la canzone inizia a risultare un po’ ripetitiva e si ha come la sensazione che non riesca ad esplodere in tutta la sua ferocia. Probabilmente un passaggio in blast beat, rendendola più varia ed aggressiva, le avrebbe permesso di diventare un vero e proprio pugno in faccia. Con le successive Legion Of Lies e Thy Lord Belial, il disco, pur mantenendo una certa aggressività di fondo, diventa più elegante e meno in your face. E’ questo il territorio dove gli  Act Of Defiance danno il meglio di sé, riuscendo a combinare aggressività, melodia ed eleganza. Ma se Legion Of Lies risulta canzone in grado di tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore, non si può dire lo stesso della scontata Thy Lord Belial. Canzone non molto ispirata in cui emerge un punto negativo che ritroveremo anche in altre tracce:  la prestazione vocale di Henry Derek Bonner. Il cantante americano, pur avendo una voce molto versatile ed in grado di passare da vocalizzi al limite del growl a vocalizzi più melodici, non sempre è in grado di tracciare ed interpretare linee vocali vive e coinvolgenti. Forse, per quanto fin qui detto, potremmo risultare eccessivamente puntigliosi, ma come già sottolineato, da una formazione del genere è lecito pretendere il massimo.

Ovviamente in Birth And The Burial non tutto è da buttare e alcuni ottimi spunti, come era lecito attendersi, li possiamo incontrare durante l’ascolto. Così, canzoni come la moderna Refrain And Re-Fracture o Dead Stare e Crimson Psalm – in cui fanno capolino le inevitabili influenze Megadeth – centrano l’obiettivo. Da segnalare anche Obey The Fallen – in cui quel american modern metal citato da Broderick è più vivo che mai – e la conclusiva title track, forse la traccia migliore del disco, resa tale da quella che nell’economia del platter può esser definita la miglior prestazione vocale di Bonner.

Quindi, che risposta dare alla domanda uscita nella prima parte di queste righe? Birth And The Burial può essere uno dei dischi thrash più importanti di questo 2015? La risposta, purtroppo, è no.  Birth And The Burial si rivela scontato in più di qualche frangente. Pur presentando qualche buona canzone, mancano delle vere e proprie killer song. Un disco ben suonato e prodotto, che si lascia ascoltare ma che difficilmente lascerà un segno del suo passaggio. Un songwriting non troppo ispirato è la prima causa di quanto appena detto, la seconda è invece imputabile alla prestazione di qualche componente della band. Se dal lato tecnico il risultato è sicuramente ineccepibile, non si può dire lo stesso per quanto riguarda personalità e trasporto emotivo. Vedremo se in futuro, potendo contare su un miglior amalgama della lineup, gli Act Of Defiance sapranno colpire lasciando un segno indelebile del loro passaggio.

Un ultima considerazione, e proviamo ad affrontarla utilizzando un linguaggio calcistico. La nuova e attesa formazione dei due ex Megadeth stecca la prima e non va oltre il pareggio, vedremo quale sarà la risposta di Mustaine, nel posticipo serale, dopo l’inevitabile intervento sul mercato.

 

Marco Donè

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