Recensione: Bizarre Tales from the Past and the Future
Il confine che separa il Metal da tutte le declinazioni culturali del Fantastico è sottilissimo. Tralasciamo in questa sede la Fantascienza e la narrativa Fantasy, che tra buchi neri, viaggi nel tempo e Signori degli Anelli hanno ispirato intere legioni di musicisti, per concentrarci sull’immaginario dell’orrore. Le tematiche e l’iconografia di migliaia di gruppi Hard‘n’Heavy vanno di pari passo con lo sterminato universo Horror: mi limiterò a fare due tra gli infiniti esempi possibili. Avete presente Eddie the Head, l’arcinota mascotte degli Iron Maiden? Nel suo esordio sulla copertina del singolo “Running Free”, pubblicato nel 1980, lo vediamo nell’ombra, alto e segaligno, armato con una bottiglia di vetro rotta mentre insegue un giovane capellone. Sembra una scena estratta dallo storyboard di uno slasher movie. Il volto di Eddie verrà mostrato pochi mesi dopo, quando farà la sua comparsa sulla copertina del primo, omonimo album degli Iron Maiden: uno zombi fatto e finito. Che dire poi della copertina del primo album dei Black Sabbath, approdato nei negozi di mezzo mondo nel 1970? Una fotografia un po’ sgranata ritrae una giovane donna immortalata in mezzo alle sterpaglie, poco distante da una casa di campagna apparentemente diroccata: l’immagine potrebbe trasformarsi senza difficoltà nella locandina di un film che narra di streghe. Non ho scelto a caso il primo di questi due giurassici e seminali esempi: non passano infatti molti anni tra la diffusione del primo disco degli Iron Maiden e la nascita del Death Metal, genere con cui viene sancito definitivamente il fecondo matrimonio tra Horror e musica estrema. I cinesi Anathematise, protagonisti di questa recensione, si accodano alla lunghissima serie di gruppi che hanno infarcito la loro musica e le loro illustrazioni di tematiche orrifiche. C’è però una precisazione da fare: tutti i brani di “Bizarre Tales from the Past and the Future”, primo full-length ‘ufficiale’ della giovane band cinese, sono dedicati agli omonimi film della grande casa di produzione cinematografica di Hong Kong Shaw Brothers.
Oggi conosciuta con il nome di Shaw Studios, questa storica azienda è stata la più grande impresa di produzione cinematografica di Hong Kong durante il periodo di maggior successo, salendo alla ribalta a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso con la produzione di film di arti marziali in costume. Si tratta dei cosiddetti wuxiapian, che tanto ispireranno Quentin Tarantino durante la creazione della serie cinematografica Kill Bill. Negli anni ’70 e negli anni ’80 gli Shaw Brothers allargano il loro campo d’azione, investendo parecchie risorse nella produzione di pellicole in cui fantasmi, morti viventi e cimiteri arricchiscono in qualche modo le classiche storie di cappa, spada e kung fu situate in un passato più o meno remoto. Nel giro di poco tempo gli Shaw Brothers ammoderneranno anche le ambientazioni, adattando alcune delle loro storie alla contemporaneità. Gli Anathematise, per farla breve, attingono a piene mani dai migliori film horror realizzati dagli Studi Shaw nel periodo 1974/1983, selezionando sia opere di ambientazione moderna che film in costume. Questa scelta sembra spiegare parzialmente la presenza del ‘passato’ e del ‘futuro’ nel titolo dell’album: in questo modo la band fa riferimento ai vari periodi storici in cui si svolgono le vicende narrate nelle pellicole citate. Ringrazio gli Anathematise per avermi fatto scoprire una parte di mondo che non conoscevo e di cui finora non pensavo di avere bisogno: da qui in avanti le parole ‘film Horror di serie B’ assumeranno per me un significato ancora più profondo e affascinante. Tanto per fare un esempio: come non rimanere estasiati di fronte ad un antieroe come Oily Maniac, protagonista dell’omonimo film del 1976? Gli Anathematise celebrano a dovere un personaggio di così grande caratura nella quarta traccia del disco, intitolata per l’appunto “Oily Maniac”. Il brano, un tiratissimo assalto Death/Thrash old school, sembra fatto apposta per rendere giustizia al ‘maniaco petroleoso’ degli Shaw Brothers. I signori della mitica casa di produzione newyorkese Troma Entertainment, infatti, dovrebbero come minimo offrire un caffè a tutti i dipendenti degli Studi Shaw, dal momento che qualche anno dopo l’uscita di Oily Maniac diventeranno famosi grazie ad un supereroe molto probabilmente ispirato a questo singolare personaggio: l’iconico Toxic Avenger. Vedere per credere!
Torniamo a bomba: prima di dedicare qualche frase agli Shaw Brothers ho scritto ‘primo full-length ufficiale della giovane band cinese’. In rete infatti è possibile rintracciare un lavoro precedente a “Bizarre Tales from the Past and the Future”. Si tratta della raccolta “Nausea Skeleton Abyss”, corposa opera pubblicata quando il gruppo si chiamava Dugu e annoverava al microfono l’urlatore Gut, al secolo Zhao Tianqi. Per amor di cronaca: anche il nome Dugu ha un’origine cinematografica, trattandosi della traslitterazione in caratteri latini del titolo originale di Brutal Sorcery (毒蠱/Du Gu), misconosciuta pellicola cinese del 1983 che, stranamente, non sembra essere farina del sacco degli Shaw Brothers. “Nausea Skeleton Abyss”, disco a dir poco estremo e viscerale, raggruppa i primi due demo della band e la compilation “Devil’s Mirror”.
Nella lunga tracklist di “Nausea Skeleton Abyss” troviamo, oltre ad alcune cover di brani selezionati dalla discografia di gruppi come i Morbid Saint o i canadesi Slaughter, alcune canzoni riproposte nell’album degli Anathematise. Ecco quindi spiegato completamente il titolo di “Bizarre Tales from the Past and the Future”, la cui prima metà, battezzata nella retrocopertina del CD ‘from the past’ (dal passato), raccoglie quattro ‘vecchi’ brani già presenti in “Nausea Skeleton Abyss” dei Dugu: “Web of Death”, “Crippled Avengers”, “Oily Maniac” e “Haunted Tales”. L’introduzione strumentale alla prima traccia del disco, “Revenge of the Corpse”, sembra inoltre l’adattamento di un assolo di chitarra ascoltabile in “Hex”, settimo brano di “Nausea Skeleton Abyss”, in un gioco di rimandi che potrebbe indicare la presenza di questa sinistra melodia in uno dei molti film degli Shaw Brothers. La seconda metà di “Bizarre Tales from the Past and the Future” è invece composta da canzoni recenti (‘…and the future’), composte con ogni probabilità dagli Anathematise veri e propri, costituitisi dalle ceneri dei Dugu dopo il cambio di 2/5 della formazione originaria. Nei Dugu infatti militavano il bassista Spike, sostituito dal ‘collega’ Darren, e il succitato Gut, degnamente rimpiazzato dall’attuale cantante accreditata semplicemente con il numero ‘89’.
Parlando della canzone “Oily Maniac” ho velocemente accennato allo stile musicale degli Anathematise: Death/Thrash old school. Parliamo della cara, immarcescibile vecchia scuola, quella che vede pietre miliari come “Seven Churches” dei Possessed estremizzare ulteriormente il Thrash Metal per dar vita al Death Metal vero e proprio, quello suonato da Death, Obituary e compagnia bella. Gli Anathematise seguono questa onorevole tradizione, piazzandosi in un ipotetico ‘giusto mezzo’ situato da qualche parte tra i Possessed e i Morbid Angel, personalizzando il loro stile quel tanto che basta per non essere percepiti esclusivamente come l’ennesima band schiava delle sonorità estreme anni ’80. Gli Anathematise tentano di affrancarsi dai grandi classici del passato approfittando della rabbiosa voce della cantante, artefice di un insolito growl graffiante e parzialmente comprensibile. In qualche misura la vocalità di 89 mi ha ricordato lo stile canoro adottato da Kam Lee, storico cantante dei Massacre, nel suo recente progetto musicale The Skeletal. Non che i due cantanti ‘producano’ la stessa voce, sia chiaro: intendo dire che il growl di 89, esattamente come quello di Lee nei The Skeletal, risulta essere meno ferino e disumano rispetto a quanto ci potremmo aspettare considerando il genere proposto. Per trovare altri paragoni potremmo scomodare per l’appunto il buon Jeff Becerra dei succitati Possessed, anch’egli dotato di un ruggito tagliente, furioso e non totalmente gutturale. Scomodiamoli pure, i Possessed: la sesta traccia di “Bizarre Tales from the Past and the Future”, posta in chiusura della porzione di disco ‘from the past’, è infatti una cover di “Death Metal”, celeberrima ultima canzone di “Seven Churches”.
In conclusione è giusto segnalare un altro dei punti di forza del disco degli Anathematise: la produzione. I suoni, tutt’altro che cristallini, appaiono particolarmente idonei per accompagnare le atmosfere spettrali di brani come “Corpse Mania”, “Revenge of the Corpse” o “Ghost Eyes”. Le tracce di “Bizarre Tales from the Past and the Future”, con la complicità di queste sonorità gradevolmente low-fi, si trasformano in ideali colonne sonore per i film da cui sono ispirate. E’ come se gli ascoltatori si trovassero tra le mani una raccolta di colonne sonore perdute negli archivi degli Shaw Studios, ritrovate a distanza di quarant’anni e rimasterizzate per l’occasione! In buona sostanza, pur non essendoci nulla di particolarmente innovativo nello stile degli Anathematise, “Bizarre Tales from the Past and the Future” si lascia ascoltare piuttosto volentieri, anche grazie all’inattesa istituzione di un clima da b-movie che vi spingerà senza dubbio a tentare il recupero dei ‘capolavori’ degli Shaw Brothers. Buon ascolto a tutti…e buona visione a tutti i temerari amanti dell’Horror!
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