Recensione: Black Bile

Di Antonio Miele - 6 Ottobre 2023 - 8:30
Black Bile
Band: Sinnery
Genere: Thrash 
Anno: 2022
Nazione:
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70

I Sinnery sono un gruppo israeliano presente sulla scena sin dal 2012 ma con all’attivo solo due album più l’EP ‘Below the Summit’ uscito quest’anno.

Black Bile’ è il secondo Full-Length, uscito nel 2022: dieci pezzi che non inventano niente di nuovo ma che sono tremendamente ispirati.

Il genere proposto è un Thrash Metal intriso di parecchie influenze e contaminazioni: Machine Head, Megadeth, Trivium (soprattutto nella voce di Alon Karnieli, che ricorda il primo Matt Heafy) ed anche i Gojira compaiono qua e là.

Anche la copertina del disco sembra richiamare un altro colosso del genere: non fa pensare anche a voi a ‘Christ Illusion’ degli Slayer?

I testi non sono propri allegri, parlano principalmente di morte, dolore, oppressione, con riferimenti che azzarderei anche definire “biblici” e in un Paese come Israele il tutto può risultare estremamente coraggioso.

L’album è ben prodotto, si “sentono” bene e distintamente tutti gli strumenti, basso compreso e per me è sempre un’ottima cosa se si sente il basso (sono ben 35 anni che questa storia del basso che non si sente ci perseguita … ehh!! – ndr).

Musicalmente i pezzi alternano passaggi veloci e tirati a parti pesantemente lente e scure (si ascolti l’iniziale ‘The Burning’, ad esempio), oppure sono costituiti da aggressivi mid-tempo che poi sfociano in furiose accelerate Hardcore (come in ‘Hanged From The Sun’).

La palma di brano migliore del disco va sicuramente a ‘Mouthful Of Nails’, dove le chitarre disegnano riff massicci e pure un gran bell’assolo.

Holes’ chiude i 49 minuti di ‘Black Bile’: un pezzo lento che inizia inaspettatamente con un malinconico arpeggio di chitarra acustica, per poi indurirsi improvvisamente e proseguire come se fosse il pezzo finale di un album dei Behemoth.

In definitiva il quartetto medio-orientale, come accennavo all’inizio di questa recensione, non inventa nulla ma quello che fa lo fa bene. Il Thrash proposto è suonato con buona tecnica, ha un calo in un paio di pezzi (quelli che ai noi recensori piace chiamare filler) ma nel complesso scorre bene e l’alternanza di momenti tirati e più lenti convince pienamente.

Visto il potenziale dei Sinnery c’è solo da augurarsi che aumentino la loro produzione discografica, perché due soli album in 11 anni di vita sono un po’ pochi.

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