Recensione: Black Era
Black Era è proprio quello che si dice un esordio con il botto!
Dopo tre demo, è finalmente arrivato per i Golem il momento del primo
full-length, un disco in grado di competere (e stravincere) con la maggior parte
delle uscite melodic death nord europee.
Diciamo subito che se i Golem fossero stati della nazionalità
“giusta”, ora il loro nome e la loro musica sarebbero sulla bocca e nelle orecchie
di moltissimi sostenitori (e con un bel contratto con qualche buona label),
invece i Golem sono italiani, precisamente di Bari, e per una serie di
concause che li accomuna a parecchie giovani band nostrane, devono ricorrere
all’autoproduzione. Dico questo perchè Black Era è un buonissimo
disco di death melodico suonato bene, potente, trascinante, con un piglio
thrashy a mio avviso irresistibile, in cui i cliché del genere vengono piegati
in favore della stesura dei brani, e non viceversa. Il quartetto barese dimostra
una professionalità degna di nota sia nella composizione delle canzoni di
Black Era, fluide e compatte, sia nell’esecuzione tecnica, sia nella
scelta dei suoni. Un album che non contempla cali di tono e che avanza in modo
veloce, attraverso le chitarre dinamiche di Matteo DeBellis (impegnato
anche dietro al microfono) e Ottavio Marzo, sempre affilate, precise e
fantasiose, dando prova di grande affiatamento anche con il resto della band.
Death melodico dicevamo, ma proposto con una vena thrash e modernista che lo
rende molto più interessante e meno vicino agli stilemi classici del genere. Un
sound più evoluto, che si discosta maggiormente, rispetto al passato, dalle
varie fonti di ispirazione, per dare sfogo al proprio istinto, ben equilibrato
nelle parti più violente e melodiche, con un uso davvero molto buono dei mezzi a
disposizione; un sound lanciato in parti strumentali di primissima fattura e in
schemi più vicini alla forma canzone, il tutto in modo molto naturale, rendendo
l’ascolto immediato e piacevole. Grazie a questi elementi sono nate canzoni come
l’opener Ever Been To Hell, The Dark Passenger, splendida, con una
parte solistica ottima, la “cibernetica” World Of Lies (particolarmente
da applausi i primi trenta secondi), o Murder God, semplicemente
trascinante. Un disco comunque in cui non si hanno tracce deboli, tutte
meritevoli di particolare attenzione, grazie a un particolare passaggio, per una
linea vocale azzeccata, per soluzioni chitarristiche di buon gusto, come ad
esempio nella decima Indifference, in cui se vi avessero detto che invece
dei Golem, ci fosse stato lo zampino di Jeff Loomis (magari ancora
un po’ acerbo) sicuramente non vi sareste accorti di nulla nel lodare il famoso
chitarrista americano.
Questo per dire che Black Era non è uno di quei dischi
plastificati e privi di contenuto che il death melodico continua a proporre a
vagonate, qui ci sono idee, capacità, e passione. A mio avviso un ascolto (o
meglio un acquisto) molto consigliato per gli estimatori di queste sonorità. E
se ve lo dice uno che solitamente mal sopporta la vicinanza delle parole death e
melodia, potete anche credermi… Con Black Era c’è solo da
guadagnare.
Stefano Risso
Tracklist:
- Ever Been To Hell
- Ezechiel 25:17
- Black Era
- The Dark Passenger
- Metal Holocaust
- Like A Cage
- World Of Lies
- Murder God
- Enemyself
- Indifference
- Spirits