Recensione: Black Inside
I Jackal sono un gruppo attivo nell’underground musicale napoletano che avevano già trattato circa un anno fa. Ritornano ora sulla scena musicale con un nuovo demo. Dopo le ottime prime impressioni suscitate con il precedente disco, la band torna a riproporci un incendiario Heavy Metal dai forti connotati britannici.
Empire Strike Back mette subito in mostra l’andamento musicale del platter: fast heavy metal dai micidiali refrain eseguito da musicisti che fanno valere tutta la loro esperienza e la loro caratura tecnica. I ritmi più cadenzati di Area 51 si ergono sul granitito guitar riffing di Marotta cui si accompagna la carismatica voce dell’ottimo Martino dove gli Iron Maiden dei primi 2 album sembrano essere sapientemente omaggiati.
Nella scoppiettante carica “alla Armored Saint” di Black Inside, la costruzione strumentale diventa più pungente ed il riffing più calibrato su quelle mitiche coordinate che resero grandi tantissimi heavy-rock di stampo addirittura epicheggiante che popolarono gli anni 80. Con She’s so bad la band si cimenta in un pachidermico heavy metal dal leggendario quanto malinconico finale.
Il gruppo torna a spingere il piede sull’acceleratore con la carica rocciosa di Ardent Sighs And Blazin Tears, roboante componimento introdotto dal forsennato drumming di Del Monaco devoto ad uno Speed Metal dalle antiche reminescenze Exciter. Ma i Jackal hanno ancora cartucce di rovente Heavy Metal da sparare nel loro caricatore e lo dimostrano con la closer I Raise My Hand possente heavy metal anthem all’insegna di travolgenti refrain e granitiche melodie.
I Jackal hanno dato alla luce un altro prodotto di genuino, semplice ed incontrastato heavy metal. Certo, la produzione è ancora deficitaria, ma per un demo questo è un difetto quasi trascurabile. Il gruppo è maturato molto rispetto a qualche anno fa ed il pensiero di un ipotetico full-lenght potrebbe di diritto diventare qualcosa di ben più concreto nella mente di Martino e compagni. Spero che i Partenopei non perdano mai di vista la giusta strada sulla quale si sono incamminati: la strada dell’Heavy Metal.