Recensione: Black Serpent Rising
Questa notte, al chiaro di luna, sellate il vostro cavallo nero, guardatelo negli occhi e ditegli che sarà una battaglia avvincente dalla quale ne uscirete vivi e temprati.
Inizia dunque una cavalcata lungo i sentieri stretti e polverosi di “Black Serpent Rising” che costeggiano gli infiniti strapiombi black metal sui quali aleggia una foschia densa e melodica.
Il terzo full-length degli ucraini Balfor si presenta come un conflitto epico fra barbari guerrieri sulle lande ghiacciate, dove eruttano geyser bollenti. Il quartetto incide un’avventura affascinante, a tratti apocalittica, nonostante le immagini più violente restino confinate all’orizzonte. I momenti più feroci vengono infatti smorzati da atmosfere morbide e malinconiche che creano contrasti sonori decisamente godibili ed orecchiabili. I tempi sostenuti rievocano alla mente un vero e proprio campo di guerra dove morte e disperazione fronteggiano la speranza di un condottiero smarrito che, poco a poco, ritrova il coraggio di reagire.
Ad aprire l’album è uno dei brani più riusciti e coinvolgenti: ‘Serpents Of The Black Sun’. Dalle gelide acque scandinave sembrano emergere le anime degli Amon Amarth, ma i Balfor correggono il tiro e virano verso un percorso più soggettivo e ben delineato.
I ritmi veloci e taglienti si moltiplicano e si sovrappongono come fossero rovi fitti e spinosi dai quali emerge un lamento graffiante e violento. In alcune circostanze, una seconda voce vira verso tonalità più pulite adeguandosi alle timide brezze melodiche espresse in ‘Heralds Of The Fall’, ‘Among The Fallen Ones’ ed ‘A Vulture’s Spell’. Gli assoli di chitarra, pungenti come ortiche, si aggrovigliano alle ritmiche vigorose che non perdono mai la solidità seminata dal gruppo ucraino.
Per tutta la durata del disco si respira la polvere incandescente di uno scontro tra titani che stenta a trovare un vincitore. I colpi violenti e brutali non lasciano scampo all’entusiasmo ed al trasporto che ogni brano è capace di trasmettere. Il sangue che sgorga dalle ferite non desta spavento e non affievolisce il tasso adrenalinico che sfocia nelle sezioni corali della potentissima ‘Wolfbreed’ e della conclusiva ‘Crimson Stronghold’.
Non c’è che dire, i Balfor hanno progettato a tavolino un piano infallibile mettendolo finemente in pratica, senza commettere errori. Un’invasione congegnata per distruggere e ricostruire un mondo dove la flebile luce del sole sia solo un vettore per plasmare nuove ombre black metal.
Quando il morso del “serpente nero” vi strapperà dalle braccia di Morfeo avvertirete la consapevolezza che il sogno appena intrapreso sia stato soltanto un’epica proiezione sonora, tanto reale quanto travolgente.