Recensione: Black Utopia
Li avevamo conosciuti tre anni fa, ai tempi del demo ‘Silent Tear’, li ritroviamo oggi alle prese con il primo full-length autoprodotto. Ed è un piacere poter dire che li ritroviamo a livelli strepitosi. In un lasso di tempo relativamente breve i Night Silence, giovane prog band dell’interland capitolino, hanno messo a frutto il proprio talento, evolvendo rapidamente il proprio sound fino a realizzare quello che per il sottoscritto può considerarsi, salvo sorprese, il disco-rivelazione dell’anno.
‘Black Utopia’ è uno dei pochi album hanno che danno prova di aver capito che cosa vuol dire suonare progressive. Prese le distanze dalla marmaglia di tirapiedi dei soliti noti, pasticcioni dell’eclettismo e feticisti dell’ultratecnica, i Night Silence realizzano un’opera che si distingue per concretezza e personalità. Otto brani, complessi ma non contorti, piacevoli ma non ruffiani, elaborati ma non dispersivi, composti con intelligenza e suonati con maestria. Tastiere pallide e sinuose disegnano paesaggi cupi, a tratti quasi opprimenti, sfregiati da un riffing serrato, duro, persino meccanico. Il basso incalza, la batteria detta legge ora stringendo ora dilatando gli spazi, verso aperture melodiche in cui di nuovo le tastiere diventano protagoniste, mentre un cantato caldo e drammatico si impone sulle lunghe sezioni strumentali. Le regole del gioco sono chiare fin dall’opener ‘Souls In Exile’: tecnica, contaminazioni e melodia – nemmeno una nota va sprecata, nessun calo di tono è concesso, neppure quando la title track spezza la barriera degli otto primi, innalzandosi anzi fra i massimi punti di luce dell’album. Menzione a parte per il brano conclusivo, ‘Winning My War’, breve saggio di poetica romantica dominato dalla malinconica voce del pianoforte.
Un sound moderno e personale, idee brillanti e grandi doti individuali valorizzate da una produzione affatto professionale sono le caratteristiche di cui possono fare sfoggio i Night Silence versione 2008. Inutile cercare paragoni illustri: ‘Black Utopia’ basta a se stesso, e se proprio un nome deve essere fatto, sia quello di una band altrettanto giovane che per altre vie ha cercato di ricreare atmosfere simili – i fiamminghi Novact, esordienti nel 2005 con un album passato purtroppo quasi inosservato.
Non si commetta lo stesso errore con i Night Silence, meritevoli da subito di essere scoperti. Se c’è un’etichetta in ascolto, si metta all’opera: se non valgono un contratto questi ragazzi, non so chi lo possa meritare.
Riccardo Angelini
Tracklist:
01 – Souls in exile
02 – Inside
03 – Dogma
04 – Dead hearts
05 – The place with no darkness
06 – Black utopia
07 – Room 101
08 – Winning my war