Recensione: Blackened Heartbeat

Di Luca Montini - 19 Novembre 2023 - 9:00
Blackened Heartbeat
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2023
Nazione:
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80

Secret Sphere goes black(ened). Superati i venticinque anni di attività e giunti al decimo full-length in carriera, il quintetto di Alessandria torna sulle scene con il successore dell’ottimo “Lifeblood” (2021), con un disco che già dalla cover e dalle immagini promozionali evoca oscurità in un contesto maestoso e barocco: “Blackened Heartbeat”. Nessun cambio di lineup per la sfera segreta, con la formazione che già dallo scorso lavoro vede il ritorno della voce storica Roberto Messina (dopo una parentesi di due album con Michele Luppi), affiancato dal mastermind della band Aldo Lonobile alle chitarre, Andrea Buratto al basso, Gabriele Ciaccia alle tastiere e Marco Lazzarini alla batteria.

Blackened Hearbeat” è un disco dal cuore di tenebra, oscuro e tagliente, che preserva inalterati gli stilemi tipici della band alessandrina e del power metal tricolore, fatto di voci altissime e cristalline, dell’immancabile tastiera e delle orchestrazioni per creare tridimensionalità nel tessuto musicale. In quest’album la band spinge sull’acceleratore, confezionando un disco potente, forte del drumming incessante e sopra le righe di Marco Lazzarini, che in certi passaggi mi ha ricordato la furia di Mike Terrana, sul quale si sospinge il riffing ribassato ed oscuro di Aldo Lonobile, mai così aggressivo alla sei corde. Una spinta su chitarre e batteria confermata dallo stesso Lonobile, nella sua recente intervista rilasciata a Truemetal.it.

Il concept del disco è legato ai racconti dell’orrore tra sette e ottocento, con il personaggio centrale del Dr. Julius, uno psicologo in preda ad una crisi depressiva che cerca di attingere la linfa vitale, il “Blackened Heartbeat”, dai suoi ignari pazienti. L’album si dimostra estremamente compatto: dieci pezzi da 4-5 minuti più un’intro di chitarra che trasporta l’ascoltatore nel clima dark del platter. Si alternano così brani come il primo singolo “J.’s Serenade”, pezzo tipicamente power con un chorus molto efficace su doppia cassa e tastiere che potrebbe ricordare un oscuro alter-ego dei Rhapsody, l’incisiva sympho-black “Bloody Wednesday” che si avvale anche di una sezione growl, l’ossessiva “Dr. Julius” e l’ottimo singolo “Confession” che si basa su un incessante riff di Lonobile, indubbiamente altra highlight del disco. Ottima la performance di tutti i membri della band, a partire da Messina al microfono, intenso e coinvolgente sia nei pezzi più tirati e aggressivi che nei momenti più drammatici, come nella ballad “Anna”, che ci permette di passare un momento di distensione prima dei fuochi d’artificio finali.
Il disco si chiude con due perle: “Psycho Kid”, con degli intermezzi vellutati alla chitarra e un bridge che potrebbe ricordare gli Helloween, e la titletrack finale, contraddistinta da una sezione a più voci armonizzate decisamente priestiana ed una struttura più progressive alla Kamelot ma sempre molto misurata nei solos, con un ottimo lavoro di Lonobile alla barra del vibrato. Titoli di coda per un album che speriamo la band possa portare il più possibile in sede live, a differenza del predecessore, penalizzato dalla pandemia.

Blackened Hearbeat” è il mondo delle tenebre evocato dai Secret Sphere: un disco dal cuore oscuro e potente, che fa propria la vitalità e l’energia del riffing e del drumming più intensi per elevare il power metal tricolore in maniera efficace, ben orchestrata e ragionata. Un viaggio nelle atre profondità dell’animo umano, tra caos e poesia.

Call it a curse, call it a spell, all you long for,
It is yours now and always to live again,
Paved way out from this daily hell.
These lines my epilogue,
Feel free one day to let them burn.

 

Luca “Montsteen” Montini

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