Recensione: Blacksmith – Fire From Within
I Blacksmith rappresentano veramente una delle migliori band che negli anni ottanta affollarono la scena statunitense. I nostri avevano un sound aggressivo e oscuro che ancora oggi farà la gioia degli amanti del metal classico che grazie a questa ristampa della Cathedral Sounds possono riscoprire la discografia completa di questi ragazzi.
I Blacksmith esordirono nel 1986 autoproducendo il loro primo ep omonimo, il sound della band americana si pone in piena sintonia con gli stilemi integerrimi del metal classico statunitense degli anni migliori. Tra i possibili paragoni con altre band posso nominare i Mercyful Fate degli esordi uniti ad un’anima epica innegabile che affonda nelle radici sonore dei connazionali Dark Age e Dragonne. I Blacksmith si affidarono prima alle doti vocali della brava Heidi Black per poi reclutare Malcom Mania durante le registrazioni del secondo platter “Fire From Within”. La produzione di entrambi i dischi non si discosta dal sound classico che gli amanti del metal americano hanno venerato per anni. Una menzione particolare deve essere spesa nei confronti delle chitarre che emergono oscure e taglienti in ogni frangente della musica del gruppo americano. I Blacksmith erano raffinati compositori, questa è senza dubbio la qualità maggiore dei nostri, ogni loro composizione si dimostra ambiziosa ed elegante elevandosi al di sopra delle media dei loro colleghi attivi in quegli anni lontani. La band si sciolse con l’arrivo degli anni novanta e di loro si persero le tracce alemeno fino a questa pubblicazione che di fatto riporta in luce un bel lotto di canzoni potenti finite troppo facilmente nell’oblio degli anni.
L’ep “Blacksmith” è introdotto dalla potenza dinamica di “Tower of London” un pezzo fluido e aggressivo che concretizza ottimi spunti vocali e strutture ritmiche vincenti ed eleganti. Il metal anthem “Rock hard” possiede un appeal irresistibile fin dal primo passaggio e dimostra un’attitudine live innegabile da parte della band. Si continua su canoni altissimi con “Lauder than hell” e “The blacksmith” due perle di US metal da annali, qui si riespira l’atmosfera epica e oscura degli Omen più trascinanti. Con “The beast” i nostri si avvicinano ai dettami della NWOBHM dei Judas Priest del periodo “British steel”. L’avvicendamento al microfono di Malcom Mania è la sostanziale novità del successivo platter “The fire from within” che incomincia alla grande con “The house” uno splendido esempio di metal a la Mercyful Fate dei tempi che furono. Potentissima “A taste of darkness” è un ibrido sonoro che possiede le ritmiche quadrate dei primi invincibili Metal Church unite a un vocalismo tagliente ed efficace. Con “Theatres des Vampires” i Blacksmith si cimentano in una composizione elaborata e matura che non deluderà gli ascoltatori più esigenti. Il metal frontale di “Hell to pay” riporta il gruppo si territori ritmici maggiormente sostenuti che ricordando i pezzi del disco precedente. Quasi power oriented “Fug it” è un brano basato su ritmiche di chitarra molto efficaci e sulle solite ottime linee vocali che sanno coinvolgere senza scadere in refrain banali. Il metal quadrato di “Black attack” completa l’opera in maniera maiuscola concludendo questo lungo viaggio nella storia dei Blacksmith.
Sono critico, quanto ritengo opportuno, nei confronti delle band del passato sperando di potervi far riflettere sul valore effettivo di certe uscite discografiche oggi considerate di culto mentre all’epoca non rappresentarono un fico secco. I Blacksmith meritano invece di essere conosciuti e ascoltati perchè erano veramente una buona band degli anni ottanta.
Blacksimth:
1. The Bone March
2. Tower Of London
3. Rock Hard
4. Louder Than Hell
5. Blacksmith
Fire From Within
1. The Beast
2. House
3. Louder Than Hell
4. A Taste Of Darkness
5. The Bonemarch / Tower Of London
6. Theatres Des Vampires
7. Hell To Pay
8. Fug It
9. Black Attack